lunedì 15 dicembre 2014

ASSEMBLEA PD : IL TEATRINO DEL DIALOGO TRA SORDI



Dell'assemblea nazionale piddina di ieri ho letto alcuni resoconti, che non mi hanno emozionato, ché lo spartito ormai è diventato un attimino trito. Renzi maltratta gli oppositori, ricordando ai capi che quando hanno avuto il loro momento lo hanno sprecato, alle seconde file di essere appunto tali.
Quelli contro sono tanto arrabbiati ma consapevoli della loro attuale impotenza. Per cui abbaiono, ma non possono mordere. 
Un dialogo tra sordi, ha titolato il suo commento Paolo Franchi, e non mi sembra abbia torto.

Pd, il solito dialogo tra sordi 
dove vince sempre Renzi



Forse non è stata del tutto inutile, l’assemblea del Pd. Almeno un paio di cose, già abbastanza chiare, adesso sono lampanti. Matteo Renzi, che pure ha rinviato ai mittenti minacce e diktat, si è guardato bene dal comunicare alla minoranza interna, nel caso (probabile) di mancato ravvedimento, l’intenzione di metterla alla porta. E la minoranza interna ha sì protestato, soprattutto con Stefano Fassina, per la rappresentazione «caricaturale» che il segretario-presidente (accusato di puntare alle elezioni anticipate) darebbe delle sue posizioni; ma, con la parziale eccezione di Pippo Civati, ha confermato, e c’è da crederle, che ad andarsene non ci pensa nemmeno. Non è la pace, e nemmeno una tregua. È, piuttosto, un dialogo tra sordi. Una situazione paradossale, nella quale un segretario per antonomasia fortissimo nega ogni disponibilità al compromesso, ma di qualche compromesso avrebbe bisogno per stringere sulle riforme e, ancor più, sull’elezione del nuovo capo dello Stato. E gli oppositori protestano perché vengono trattati alla stregua di gufi, ma sono condannati a una guerra di trincea priva di prospettive. Nemmeno il calo di consensi per Renzi e il suo governo, parallelo, a sinistra, al crescere di una protesta sociale di cui è stato espressione lo sciopero generale, sembra rafforzarli più di tanto, perché non sono portatori neanche dell’abbozzo di un progetto e di un’idea di sinistra in grado di intercettarla.  
Contro Renzi gioca lo scarto vistoso tra la magniloquenza delle promesse e la realtà delle cose. Contro i suoi avversari, gioca il fatto che sono percepiti, a sinistra, come i protagonisti e le comparse di una lunga stagione di sconfitte: il loro tempo lo hanno già avuto, e ben pochi lo rimpiangono. Le cose stanno così. Quanto a lungo potranno restarci, naturalmente, è un altro discorso, che i convenuti all’assemblea del Pd non hanno nemmeno iniziato.

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