martedì 19 maggio 2015

I MIGRANTI NON LI VUOLE NESSUNO, ALTRO CHE QUOTE OBBLIGATORIE

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Leggo che il nostro Presidente della Repubblica, il generalmente silente (ma vedrete che col tempo si scioglierà...in molti hanno fatto così dopo un inizio in sordina al Quirinale...) Mattarella, avrebbe espresso il suo parere negativo su opzioni militari per cercare di risolvere il problema della immigrazione clandestina. Insomma niente maniere forti contro gli scafisti (ad esempio a me piaceva l'idea di eliminare i barconi sulle spiagge, prima che si riempissero di persone ovviamente).
Da un cattocomunista qual è, per storia e di fatto,  il nostro capo dello stato, non c'è da meravigliarsi. Naturalmente non preoccupa più di tanto questa esternazione, contando in questa materia il suo parere ZERO.
Il problema è però che in Europa  le anime belle tipo Mattarella hanno il vantaggio dell'ignavia e del non sapere cosa esattamente fare che regna tra istituzioni continentali e cancellerie dei vari Stati.
Questo stallo permanente, nuoce soprattutto a noi, i più vicini alle coste africane. Oddio anche la Spagna non è lontana, ma Madrid, anche ai tempi di Zapatero, era più "decisa" sul da farsi (le guardie costiere sparavano...) e poi il Marocco, la sponda più prossima all'Iberia, non è certo la Libia del post Gheddafi.
In questi giorni, la cacofonia europea si ripropone sovrana, con la questione delle cd. quote obbligatorie, che vengono bocciate da più parti...E non sono solo i "cattivoni" del Nord e dell'Est Europa ad opporsi ma anche la solita Spagna e la Francia socialista di Valls...
E gli sbarchi continuano.






Quote dei migranti :Francia e Spagna
 chiedono modifiche
Cresce il fronte dei contrari. Gentiloni: no a retromarce 
 

BRUXELLES Al Consiglio dei ministri degli Esteri e della Difesa il responsabile della Farnesina, Paolo Gentiloni, ha ammesso le difficoltà e ha definito «coraggiosa» la proposta della Commissione europea di condivisione obbligatoria tra i Paesi membri delle masse crescenti di profughi provenienti soprattutto dall’Africa e dal Medio Oriente.
Salendo al livello decisionale dei governi, perfino due Stati mediterranei, Francia e Spagna, hanno frenato sull’ipotesi di quote di ripartizione dei profughi predefinite a Bruxelles. Si è così rafforzato lo schieramento di opposizione netta, costituito dai Paesi dell’Est con in testa Ungheria e Polonia. Il Regno Unito si sente ancora più convinto di utilizzare la clausola dei Trattati Ue pretesa per restare fuori dall’Unione europea quando si decide su immigrazione e asilo, che può essere invocata anche da Irlanda e Danimarca.
L’Alto Rappresentante per la politica estera dell’Ue, Federica Mogherini, che da vicepresidente della Commissione europea è stata tra i promotori della proposta di quote obbligatorie di ricollocazione tra i Paesi membri, si è limitata a segnalare diplomaticamente la non competenza del Consiglio Esteri perché «l’accordo va trovato nella riunione dei ministri degli Interni» a metà giugno.
Gentiloni è stato più franco, constatando che l’immigrazione è «un tema molto delicato per gli equilibri politici interni» in molti Paesi.
Ha sottolineato l’accelerazione positiva dell’Europa, dopo l’ultima ecatombe di centinaia di migranti nel Mediterraneo, con il via libera politico alla missione navale anti-trafficanti di esseri umani. Vede ancora una «volontà di ridiscutere» l’estensione ai migranti delle quote di condivisione obbligatoria pur già contestate limitatamente ai richiedenti asilo. E, davanti a domande come «l’Italia si sente abbandonata o più sola?», ha condiviso l’analisi di tanti addetti ai lavori a Bruxelles affermando: «Mi aspetto una discussione non facile» nelle decisive riunioni in giugno dei ministri degli Interni e poi dei 28 capi di governo.
Molti Paesi membri hanno fatto capire di non voler nemmeno sentire parlare degli immigrati clandestini, che costituiscono il principale problema per Italia, Grecia, Malta e Spagna.
La Germania teme quest’anno l’arrivo di 400 mila profughi (dai 100 mila del 2013) e la conseguente irritazione dell’elettorato soprattutto di centrodestra. Pertanto la cancelliera Angela Merkel intende accettare le quote obbligatorie solo per i richiedenti asilo e se alleggeriscono il carico tedesco. In più, in cambio degli esborsi per potenziare i pattugliamenti nel Mediterraneo, pretende di controllare che Italia e Grecia non si liberino di migranti camuffandoli da profughi con diritto di asilo.
Francia, Svezia, Olanda e Austria, che accolgono tanti rifugiati, appoggiano Berlino. La Spagna concorda sui principi, ma vuole trasferire un numero maggiore di rifugiati ai Paesi più ricchi (e non viceversa) a causa dei suoi troppi senza lavoro. «Il tasso di disoccupazione è fondamentale per conoscere la capacità di integrazione — ha protestato il ministro degli Esteri spagnolo José García-Margallo —. Nessun Paese può accettare dei migranti a cui non può provvedere in condizioni di dignità».
Gli Stati dell’Est si mostrano ancora più rigidi. «Siamo contrari alle quote obbligatorie — ha dichiarato il ministro ungherese per i rapporti con l’Europa Szabolcz Takacs —. E credo lo siano anche Repubblica Ceca, Slovacchia, Paesi Baltici, Polonia e Regno Unito». Takacs ha confermato che l’Ungheria sta impegnandosi per consolidare l’opposizione e per «trovare nuovi alleati».
L’obiettivo non appare difficile, se si considera che — sulla proposta di condivisione obbligatoria dei migranti — il governo socialista del francese Manuel Valls non è troppo lontano da quello di destra dell’ungherese Viktor Orban. E che molti premier appaiono preoccupati dal «rischio di perdere le elezioni, se sbagliano il posizionamento sull’immigrazione» .

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