domenica 26 luglio 2015

COME UNA CANZONE DI BATTISTI, MA A NAPOLI FINISCE IN TRAGEDIA

 Risultati immagini per a fari spenti nella notte

Purtroppo non è né una canzone ( "guidare a fari spenti nella notte per vedere se poi è così difficile morire"...Lucio Battisti ) né una barzelletta ( "c'è un folle che viaggia in autostrada contromano", e il folle in questione :  " Uno solo ??!!" ) . A Napoli veramente un criminale ha deciso di imboccare la tangenziale contro senso, fino allo scontro frontale, nel quale sono rimasti uccisi  la sua ragazza, probabilmene la vittima predestinata, e un incolpevole autista che viaggiava sulla corsia corretta, che, a differenza di altri più fortunati, non è riuscito ad evitare l'impatto contro la vettura che gli veniva addosso. 
Siccome la vita è fatta così, si è salvato invece il responsabile della tragedia, tale Aniello Mormile .
Chissà se il tempo che gli è stato dato sarà utile per farlo pentire amaramente di quello che ha fatto.
Di seguito il resoconto di cronaca sul Corsera.


Il Corriere della Sera - Digital Edition

  Nello scontro una seconda vittima, lui si è salvato 
Quel folle contromano che ha ucciso Livia


 
 L a corsa verso lo schianto non ha sbandamenti: Aniello Mormile ha il pieno controllo della Clio che guida contromano sulla tangenziale di Napoli. Centra una Panda: Livia, la sua ragazza, che gli siede a fianco, muore. E così l’autista della Panda.



NAPOLI La Clio nera entra nel campo visivo della telecamera numero 8 della tangenziale alle 4 e 30 del mattino. Procede in direzione di Pozzuoli e ha quasi raggiunto il casello di Agnano. Ha i fari accesi e starà sui settanta all’ora. La webcam la inquadra mentre rallenta, accosta sulla destra ma non si ferma completamente. L’autista lascia passare l’auto che sta sopraggiungendo, poi fa inversione a U e si posiziona nella corsia di sinistra. Parte contromano, mentre l’inquadratura diventa nera perché la Clio si allontana veloce e perché non si vedono più nemmeno i puntini chiari dei fari posteriori: l’autista li ha spenti.
Altre telecamere la incrociano per quasi cinque chilometri. Viaggia spedita a cavallo tra la seconda e la terza corsia, e a niente servono gli abbaglianti che le puntano tutti quelli che se la trovano davanti e devono evitarla. Poi finisce che uno non la evita, non ce la fa in tempo. Il frontale è sempre lo scontro peggiore. La Clio nera e la Panda grigia si accartocciano una nell’altra. Fine della corsa. Muore l’uomo alla guida della Panda. Muore la ragazza, unica passeggera della Clio. Non muore l’autista della Clio, l’unico responsabile del macello e pure l’unico ad avere fortuna.
Si chiama Aniello Mormile, ha 29 anni, fa il dj. Musica tekno, rave, e l’abitudine di «bombardarsi», come dicono quelli che lo fanno. Sicuramente di alcol, perché in ospedale risulterà che ne è pieno. Se anche di altro non si può dire finché non arriveranno i risultati dei test, ma non ci vorrà molto. La ragazza che gli era accanto, e che quando lui si è lanciato contromano, ha cercato inutilmente riparo sul sedile di dietro, era la sua ragazza, Livia. Livia Barbato, 22 anni, occhi grandi, piercing e tatuaggi. Bella. Troppo per uno geloso e fuori di testa come Aniello. Non si fidava, aveva paura che lo lasciasse, alla festa nel locale dove erano stati fino a poco prima qualcuno li ha visti discutere.
E allora ecco che si fa strada, in chi sta indagando su questa storia, il sospetto che Mormile non si sia messo a correre contromano e a fari spenti sulla tangenziale perché ubriaco, ma per spaventare Livia, per punirla. O addirittura per ammazzarla e ammazzarsi. Troppi elementi fanno vacillare l’ipotesi dell’azione incosciente di uno fuori controllo. La manovra di inversione non è d’impeto: è tranquilla, ragionata. E la corsa verso lo schianto è senza sbandamenti: chi conduceva la Clio ne aveva il pieno controllo. E poi c’è la testimonianza del primo soccorritore, un automobilista che si è fermato quando ancora non erano arrivati né la Polizia stradale né le ambulanze. Si chiama Salvatore Raglione, e al Corriere del Mezzogiorno racconta che Mormile era «lucidissimo, cosciente e in discrete condizioni. Ha detto: io sto bene, pensa alla mia ragazza». In quei momenti Livia era ancora viva. «Gemeva e si vedeva che era molto grave», aggiunge il testimone. È rimasta viva ancora per parecchi minuti. Quando è arrivata al pronto soccorso del Cardarelli respirava. È morta lì. L’uomo della Panda, invece, lo hanno tirato fuori già morto dalle lamiere. Aveva 48 anni, si chiamava Aniello Miranda e a quell’ora stava andando a lavorare.
Ha incrociato uno che si chiama come lui e che invece abitualmente alle 4 del mattino finisce di lavorare. E che agli amici di Facebook aveva promesso che alla festa da cui veniva l’altra notte li avrebbe «mitragliati a botte di tekno». Si definiva musicista, pure se i musicisti la musica la fanno, non la mitragliano. Aveva studiato all’Accademia di belle arti e lì aveva conosciuto Livia, che faceva la fotografa e stava raccogliendo pure soddisfazioni con qualche pubblicazione importante. Ora lei non c’è più e lui è in ospedale, ferito ma non troppo grave e assolutamente cosciente di quello che ha fatto. Davanti alla porta della sua stanza due poliziotti lo piantonano. È in stato di fermo per duplice omicidio colposo, ma dopo i primi accertamenti, già oggi l’accusa potrebbe cambiare e diventare di omicidio volontario. E per lui dopo l’ospedale ci sarebbe il carcere.

Fulvio Bufi

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