giovedì 6 agosto 2015

NORDIO REPLICA AL MINISTRO ORLANDO RILANCIANDO : TORNI LA VECCHIA IMMUNITA' PARLAMENTARE

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Un carissimo amico, nel mandarmi via mail un simpatico e affettuoso augurio di buone vacanze, ha aggiunto che si era adombrato nel leggere quanto da me scritto sul Blog a proposito  della querelle Azzolini.
Mi scrive che non è un problema di garantismo, che su quello lui si dice d'accordo, quanto di irritazione per i privilegi. 
E fin qui...a parte la demagogia populista che accomuna ortotteri e leghisti nel giudicare un parlamentare alla stregua di un cittadino comune. Non è esattamente così, nel senso che essere il rappresentante eletto degli altri cittadini qualche prerogativa in più la conferisce, e tutte le costituzioni democratiche liberali prevedono varie guarentigie a chi riveste questo ruolo.
A tale proposito, Carlo Nordio, uno dei pochi procuratori della repubblica che personalmente  stimo, ha scritto oggi un bell'editoriale su Il Messaggero di cui riporto di seguito l'incipit :

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Il ministro della Giustizia ha detto che i tempi sono maturi per una modifica della legge sull’immunità parlamentare. Lo ha fatto prospettando la devoluzione a un organo terzo - la Corte costituzionale – della competenza a decidere sull’eventuale arresto di un membro delle Camere.

Giustamente si è replicato che tale soluzione non solo conferirebbe alla Consulta un’attribuzione impropria, ma rappresenterebbe una sorta di vereconda e timida ritirata della politica davanti ai suoi compiti supremi. A parte ciò, il ministro ha fatto bene a porre il problema. Ancor meglio ha fatto Renzi a dire chiaro e tondo che il Senato non può fare il passacarte delle Procure. Credo che, per comprendere la serietà del problema, sia utile qualche considerazione retrospettiva. Noi non sappiamo se siano i tempi a forgiare gli uomini, o viceversa gli uomini a determinare i destini dei tempi. Tuttavia la storia ci insegna che gli intelletti più robusti e le energie più vigorose si manifestano nei momenti difficili: guerre, carestie, rovine.

La pace e il benessere hanno un costo salato: deprimono le intelligenze e placano le volontà. Ciononostante è meglio tenerci la pace, il benessere e i politici che abbiamo, piuttosto che auguraci la guerra, la povertà e i politici di una volta. Anche se quelli di una volta erano cervelli fini. Si chiamavano De Gasperi e Togliatti, Nenni e Saragat, Terracini e Calamandrei. Sono i padri della Repubblica. Sono i padri della Costituzione.
 L'articolo prosegue ricordando come queste persone, dotate di uno spessore intellettuale, culturale e qualcuno anche etico, che sarebbe vano cercare nei politici di oggi (ma non è che noialtri cittadini siamo poi così tanto meglio...) , stabilirono le tutele dei rappresentanti del popolo durante l'esercizio del loro mandato formulando l'art. 68 della Costituzione.  Sappiamo bene sotto quale ondata di giacobinismo maramaldo questo articolo venne modificato e praticamente svuotato di senso. Il risultato è stato di rendere le procure e gli uffici GIP, dei soggetti attivi della vita politica legislativa italiana, in barba a quella divisione dei poteri (senza contare che la magistratura dovrebbe essere un "organo", non un potere costituzionale in senso stretto, ma questo è il mio parere) cui tutti dicono di tenere tanto.
Il Ministro Orlando ha partorito dal suo scarno cilindro la proposta di marginalizzare ancora di più il Parlamento in questa materia, affidando alla Corte Costituzionale il compito di sindacare le richieste dell'Autorità Giudiziaria che riguardino la libertà pèrsonale dei parlamentari. Orlando viene definito da qualcuno il miglior ministro della Giustizia della seconda Repubblica, e questo magari potrebbe anche essere, ma solo perché i guardasigilli di questi 4 lustri non sono stati un granché. Questa idea non mi pare affatto brillante, anzi la vedo come una ulteriore ritirata da una ridotta peraltro già fin troppo arretrata.
Come ricordava bene Nordio, i principi sono validi a prescindere dall'uso che ne viene fatto da persone mediocri di tempi ancora più mesti. Ed il principio dell'immunità parlamentare, per cui un eletto, durante il suo mandato, non deve essere soggetto alle iniziative spregiudicate, quando non faziose, del magistrato carrierista e politicamente attivo di turno, è sacrosanto.
Alla fine del mandato, l'ex deputato sarà giudicato regolarmente, come accaduto in Francia per vari presidenti della Repubblica, senza che i cugini di oltr'alpe si siano stracciati le vesti.
Ah, solo per concludere. Io non credo che il mio amico sia veramente garantista, lo vedo sempre troppo frettoloso nei giudizi di colpevolezza, espressi da una distanza siderale dai fatti e dagli atti concreti, il che lo colloca molto meglio tra i giustizialisti, come del resto sono i grillini di cui è simpatizzante.  
Tra l'altro, non si tratta di essere innocentisti ad ogni costo, ma solo pretendere che fino a quando un processo, celebrato secondo la legge, non abbia dichiarato (accertato è termine troppo ambizioso, non riferibile alle aule di giustizia, che sono gestite da uomini, non da Dio) la colpevolezza di un essere umano, costui non venga privato di un bene supremo : la libertà.
Questa DEVE essere la regola assoluta. Per reati molto gravi, e dove ci sia il pericolo che il soggetto possa commetterne di ulteriori, si può derogare ad essa.
Poteva questo essere mai il caso del senatore Azzolini ?
Siamo seri.

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