Dovevo andare all' Expo', ma poi ho ceduto il mio posto... Vabbè, era una buona causa.
Come tutti, ho diversi amici e conoscenti che sono andati e i commenti sono stati i più vari, spesso contrastanti. A chi è piaciuto moltissimo, ad altri per nulla, nel mezzo i più, con giudizi positivi su alcuni aspetti e critici su altri. TUTTI hanno parlato di file a volte proibitive, e di una visita impegnativa, specie se, come per i più, concentrata in una giornata, massimo due.
Comunque, a dispetto di tutto il pessimismo della vigilia, e in effetti i problemi grandi di organizzazione ancora presenti nell'imminenza dell'apertura (anche dopo...), l'EXPO' è stato un successo di pubblico.
Sul resto non mi esprimo, aspettando con curiosità analisi più complete che sicuramente a novembre, con la chiusura, arriveranno.
Però il traguardo dei venti milioni di biglietti mi sembra assolutamente ottimo, e ci sono ancora 15 giorni per migliorarlo.
Noi siamo fatti così : non siamo mai pronti, e se dovessimo fare le cose solo quando lo fossimo, non inizieremmo mai nulla.
Poi però, quando siamo costretti a bere per non affogare, non le facciamo così male, anzi mostriamo anche belle qualità.
Insomma, non c'è da esaltarsi, ma nemmeno da flagellarsi sempre.
Expo vince la sfida: 20 milioni di biglietti
Raggiunto l’obiettivo che era stato fissato al via.
Venti milioni di biglietti venduti. A quindici giorni dalla chiusura, Expo ha raggiunto l’obiettivo, la quota fissata in partenza come «traguardo minimo obbligatorio» dell’evento. Oggi inoltre centotredici sindaci arrivati da tutto il mondo sottoscriveranno un nuovo Patto contro la fame e verrà consegnata al Segretario dell’Onu Ban Ki-moon la Carta di Milano, ossia l’eredità di questi sei mesi di Expo.
MILANO E sono venti: obiettivo raggiunto. Così, con la faccia di chi adesso non ha neanche bisogno di far la faccia da te l’avevo detto poiché in realtà lo andavano dicendo con la stessa faccia da mesi, il commissario Beppe Sala e il ministro Maurizio Martina hanno annunciato ieri che i milioni di biglietti venduti per l’Expo hanno toccato finalmente la quota fissata come «traguardo minimo obbligatorio» dell’evento. E quindi non i ventiquattro milioni che qualcuno aveva forse avventurosamente sperato un anno fa, d’accordo. Ma i venti definiti alla partenza come «obiettivo realistico», quelli sì. Peccato solo che in questa giornata di grandi numeri, che ha visto arrivare a Milano anche centotredici sindaci da tutto il mondo per sottoscrivere un nuovo Patto contro la fame a nome di 400 milioni di persone, e a poche ore dalla consegna al segretario dell’Onu Ban Ki-moon di quella Carta di Milano pensata come l’eredità vera dell’Expo, proprio su questo documento sia calata la bocciatura della Caritas Internazionale: «Manca la voce dei poveri, non si affrontano i veri problemi del pianeta».
«Non che i numeri siano il fattore principale ma sono molto soddisfatto», ha detto comunque un commissario Sala «stanco certo, ma va bene così». «#OrgoglioItalia» , ha twittato il ministro Martina. Venti milioni di «biglietti venduti», va precisato, e non ancora di ingressi effettivi: c’è anche chi ha comprato il biglietto ma non l’ha ancora usato. Il prossimo obiettivo non dichiarato, a due settimane dalla fine, è di arrivare a quota ventuno in entrambe le classifiche: si vedrà.
Nel frattempo ieri Milano ha appunto ricevuto la visita di tutti quei sindaci, invitati dal padrone di casa Giuliano Pisapia, per firmare un «Urban Food Policy Pact» con cui «garantire il diritto al cibo e una crescita sostenibile». Un «impegno solenne», lo ha definito Pisapia. «Vi auguro ogni successo», ha detto loro Carlo d’Inghilterra in un video inviato apposta.
Il vero documento importante Made in Expo però, almeno come simbolo, è la famosa Carta di Milano che per mesi è stata firmata da tutti i capi di Stato, ministri, politici, funzionari, delegati (nonché milioni di cittadini «normali») venuti in visita all’esposizione. Oggi a riceverla verrà il segretario dell’Onu e a consegnargliela sarà il Presidente italiano Sergio Mattarella. «Non è un successo del nostro Paese — ha scritto il premier Matteo Renzi a Ban Ki-moon — ma un’occasione» per tentare di costruire «un mondo più giusto».
Occasione persa, è purtroppo il duro commento della Caritas Internationalis. Il cui segretario Michel Roy scrive che anche se «la Carta ha avuto il merito di sollevare il problema» ha però dei limiti grossi: «Manca di mordente, non parla di speculazione finanziaria, accaparramento delle terre, Ogm, perdita di biodiversità». Chiusura: «Siamo stati chiamati a partecipare alla sua stesura, ma constatiamo che il risultato non ha tenuto conto dei nostri suggerimenti. Forse per salvaguardare altri equilibri».
Paolo Foschini
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