martedì 26 aprile 2016

LA JUVE PIU' FORTE DELLA GENTE, COMPRESA LA PROPRIA

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Sono cinque, di seguito. E sono quattro anni che  la Juventus vince per distacco, con largo anticipo sulla fine del campionato. Solo il primo scudetto di Conte, inaspettato, con una Juve imbattuta per l'intero campionato, fu combattuto fino alla fine contro i campioni uscenti del Milan di Allegri. Alla fine i punti furono 4, e, a mio avviso, fu anche l'anno in cui la Juve giocò meglio, ancorché senza grandi attaccanti, il che costò qualche pareggio di troppo.
Negli anni, e scudetti, successivi, i punti finali dalle seconde furono nove (Napoli secondo), diciassette (due volte, seconda la Roma di Garcia), e per il momento dodici.
Un dominio, anche in questa stagione che pure era iniziata in maniera disastrosa.
Allegri sostiene di averci sempre creduto di poter recuperare, anche se ammette che mai in questo modo. Era convinto che la Juve si sarebbe ripresa, che alla fine la quadra tra vecchi (Buffon, Bonucci, Barzagli, Chiellini, Marchisio, Pogba, Liechsteiner...) e nuovi ( Dybala, Kedira, Rugani, Alex Sandro, Zaza...) si sarebbe trovata, e che alla fine della stagione nella volata scudetto ci sarebbero stati anche i bianconeri.
La realtà è andata anche oltre i suoi già coraggiosi pronoostici : la volata non c'è stata, a cinque giornate dalla fine, con nove punti e senza scontri diretti, era tutto molto chiaro, e oggi, a tre match dal traguardo, è arrivato il suggello aritmetico.
Obiettivamente, non era pensabile, e va dato riconoscimento al Mister di averlo invece sostenuto.
Personalmente, ritenevo che una stagione di transizione, dopo 4 scudetti filati e la partenza di campioni (Vidal) e campionissimi (Pirlo e Tevez) ci poteva assolutamente stare.
Il problema era la prospettiva di non arrivare almeno terzi, con la possibilità di entrare in Champions, con tutto quello che questo comporta sul delicato equilibrio finanziario di una squadra che vuole stare al vertice e non ha principi arabi o magnati di altro tipo a sostenerla.
Invece è iniziata quella che sicuramente resterà negli annali come la più incredibile delle rimonte. Dopo 10 giornate, la Juventus era 14^ a 11 punti dalla Roma, in testa. Da allora, i bianconeri hanno sempre vinto (quasi : un pareggio col Bologna) , dando 25 punti (!!) ai giallorossi, oggi terzi ma a soli due punti dal Napoli, i quali, da campioni d'inverno (con assoluto merito) oggi sono secondi, staccati di 12 punti, un'enormità.
Un trionfo dunque.
Naturalmente sono contento, ma per tutto l'anno ho manifestato forti perplessità sul gioco dei bianconeri e la vittoria, meritata (alla fine i numeri sono evidenti), non mi fa cambiare idea : a me non piace come gioca la Juventus di Allegri e mi trovo sostanzialmente d'accordo con l'analisi tecnica di Mario Sconcerti, sul Corsera, che potete leggere più sotto.
Tra le considerazioni del bravo giornalista, mi ha colpito e incuriosito l'ultima : la Juventus è più forte della propria gente.
Vivendo a Roma, ed avendo passato dei we bellissimi a Napoli, sotto la protezione preziosa ed affettuosa di un autoctono verace dei quartieri Spagnoli, in effetti mi rendo conto come tanta passione possa essere anche nociva.
Certo, uno scudetto a sud ( Roma E' SUD) distribuisce altra gioia, e le immagini che da cinque anni a questa parte provengono da piazza San Carlo a Torino mi sembra lo dimostrino ampiamente. Forse la Champions verrebbe festeggiata diversamente, ma mai ai livelli delle due capitali meridionali.
Tornando al gioco, chissà se l'anno prossimo qualcosa cambierà.
Io me lo auguro, veramente.
Vincere sicuramente dà sempre soddisfazione, ma farlo giocando bene, dando anche spettacolo, molta di più.
Tutti ricordiamo il Milan di Sacchi, che pure di scudetto ne vinse uno solo (ma vinse due Champions ed un Mondiale per club), ma lustrò gli occhi di tutto il mondo del calcio.







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Juve, semplice e pratica ma moderna per le qualità di gente come
Pogba e Dybala, Bonucci e Buffon


Sono stati Agnelli, Marotta, Nedved e Paratici a costruire pezzo per pezzo una squadra fin troppo diversa, molto più giovane, praticamente inedita

Mario Sconcerti
 
Andrea Agnelli (Getty)

Ci sono due domande da farsi davanti a questo tipo scudetto: come abbia fatto la Juve a vincerlo in modo tanto grasso e perché alla fine da più di novant’anni vinca sempre la Juve. La prima risposta coinvolge soprattutto la società. Sono stati Agnelli, Marotta, Nedved e Paratici a costruire pezzo per pezzo una squadra fin troppo diversa, molto più giovane, praticamente inedita. Hanno avuto i dirigenti tra ottobre e metà novembre una vera crisi esistenziale, non esagero, perché tutto sembrava capovolgersi, poi è subentrata la squadra e soprattutto il disincanto di Allegri.

Ha scelto di essere pratico, ha lasciato i giocatori a un gioco semplice, ha permesso alle qualità fisiche e tecniche di venir fuori e lasciare indietro tutti gli avversari. La Juve ha lunghe pause durante la partita, per niente casuali. Fa venire avanti gli avversari, dà loro l’illusione di essere in partita, poi colpisce. Sa di poter cambiare velocità quando vuole, con Pogba, Dybala, Cuadrado, gli stessi Khedira, Mandzukic e Morata. E sa di poter resistere a qualunque partita.
Raramente è stata bellissima, quasi mai è stata insufficiente.
Segnare almeno il necessario è diventato inevitabile per questa squadra molto pratica che ha preso in giro qualunque moda ed è rimasta ferma su un gioco pratico, quasi vecchio, ma portato alla modernità dalle differenze degli individui, soprattutto Pogba, Dybala, Bonucci e Buffon, ormai il miglior portiere di sempre.

La seconda domanda, perché alla fine vince sempre la Juve, ha una risposta più articolata. Vince la Juve perché da novant’anni ha la stessa proprietà, la stessa famiglia alla guida, quindi una grande esperienza e un portafoglio in grado di sopportare i tempi. La continuità migliora tutti e non lascia alibi ai giocatori. Sei in mezzo al meglio e te lo devi meritare. Questo spiega perché quasi qualunque giocatore, anche il più eccentrico, diventi alla Juve qualcosa di diverso, improvvisamente placato e saggio. Perché oltre la Juve non c’è niente, se non te ne accorgi non sei da Juve. La crisi di Milano conferma. Milan e Inter sono stati i migliori con una sola guida, i Moratti e Berlusconi. Le difficoltà di adesso, sono le difficoltà della fine di un regno familiare.

La Juve infine non ha una città alle spalle, una piazza che chieda continuamente spiegazioni. Ha il sentimento algido di una grande azienda, si può far solo quello che serve, senza dare spiegazioni al popolo. Questo le ha permesso di potersi tenere Allegri quando nessun tifoso lo voleva più, di scegliere addii non meno importanti di quello di Totti (Del Piero, Conte, Pirlo).
 
La Juve è sempre presente, ma lontana, nessuno arriva a toccarla. Un ultimo dato che chiude il cerchio: la Juve è l’unica società ad avere un presidente operativo, una proprietà dentro le cose a tempo pieno. Può sbagliare, ma sai sempre di chi è la faccia. Questo non permette equivoci.
La Juve, in sostanza, è l’unica società più forte della propria gente. E nell’epoca dei social questo pesa ancora di più.

4 commenti:

  1. Non si può non essere d'accordo con le analisi, dell'Ultimo Camerlengo e di Sconcerti, sulle ragioni di questa fin troppo "normale" supremazia.
    E' vero le altre società di calcio italiano sono indietro, riflettono le crisi delle loro proprietà. La "Juve società" è stata sempre lì anche quando è andata in "B", anche quando, tornata in "A", faticava a tornare in alto. Ma forse era tutto "scritto e catalogato" nei programmi di rinascita della nuova dirigenza. Anche a livello europeo sta dando un impronta positiva, mattone dopo mattone la Champions arriverà (anche il Barca è andato fuori quest'anno !!!!!).
    Pertanto non mi stupirei se anche il 35° scudetto sapesse di bianconero.
    Forza Juve sempre e dovunque.....

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  2. michele bontempi

    E ancora con questo falso mito del gioco. Il calcio non è uno spettacolo circense, lo scopo è vincere ed essere forti sopratutto mentalmente. La mentalità Juve sarà sempre la carta vincente di questa squadra

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    1. Cari Michele e Simone, conosco il vostro pensiero ormai, come voi del resto il mio. Essendo un appassionato di tennis, direi che tuttora preferisco vedere Federer che non Diokovic, ancorché quest'ultimo da due tre anni sia evidentemente il più forte di tutti. Però forse non è un caso che lo svizzero, non più numero 1 da tempo, sia tuttora di gran lunga il più amato e "tifato" dagli appassionati di tennis di tutto il mondo, a dispetto degli slam in serie inanellati dal serbo. Anche nel calcio, mi pare, squadre come il Barcellona, in questi anni, o il Milan di Sacchi, per citare l'unico esempio italico in materia, riescono ad ottenere consensi universali e trasversali. So' belle cose, quando capitano. Quindi è possibile vincere ANCHE divertendo, sebbene, non c'è dubbio, sia infinitamente più difficile. E infatti per questo, quando avviene, quei campioni, quelle squadre, diventano un po' di "tutti". Questa fortissima, ma non bella, Juventus, sarà solo nostra. Mi direte che avanza. Capisco, ma mi piacerebbe "osare di più".

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  3. Massimiliano testore

    lettura di Sconcerti condivisibile. Sulla bellezza del gioco... non è un argomento che mi coinvolga più di tanto. Più che altro mi stupisce che il campionato italiano sia così mediamente modesto. Squadra rinnovata: un inizio claudicante era addirittura inevitabile per trovare nuove affinità, ed ero comunque certo che al girone di ritorno Roma e Napoli si sarebbero perse.

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