giovedì 1 dicembre 2016

ALL'OSPEDALE DI SARONNO I DEMONI ERANO TRE ?

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Sicuramente la storia dei due amanti "maledetti", complici nell'omicidio di pazienti ricoverati per loro disgrazia all' ospedale di Saronno, mette i brividi, eppure c'è una terza persona che mi ha impressionato ancora più dei due assassini, ed è la dottoressa che sapeva e invece di denunciarli , li ha ricattati chiedendo di essere assunta...
Per gli omicidi, è facile pensare alla "rassicurante", ancorché mai corrispondente completamente alla realtà, tesi della follia.
Del resto, come considerare "normali" soggetti che si sentono Dio (l'anestesista) o che immaginano di sacrificare i figli per amore dell'amante (l'infermiera) ?
Ma cosa pensare di una persona che sospetta, o proprio SA, dell'operato dei due e non prova a fermarli, anzi, approfitta dei loro delitti per ricattarli e trarne un vantaggio ?
Ovviamente bisogna sempre ricordare che qui stiamo alle notizie della cronaca, e che è doveroso prenderle con beneficio d'inventario. Però, se fosse tutto vero, sarebbe ancora più agghiacciante.



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Il medico e l’amante killer: un lavoro in cambio del silenzio.
La dottoressa che sapeva degli omicidi

Le morti sospette in corsia a Saronno. «Assumetemi o avviso i parenti»: la dottoressa Sangion, indagata, avrebbe aiutato Laura Taroni a falsificare le analisi del marito


 

 
«L’idraulico liquido non ha fatto una cippa. Gliel’ho buttato su apposta». L’infermiera Laura Taroni versava il liquido sgorgante sui pomodori della zia Irma, anziana e sordomuta. C’era anche lei nell’elenco dei morituri, insieme al cugino Davide, al nonno Angelo e alla madre Maria Cristina Clerici, che oggi è tra le morti sospette della coppia di amanti. E con loro ci sono altri tre pazienti dell’ospedale di Saronno ai quali l’anestesista avrebbe praticato il «protocollo Cazzaniga», un cocktail di farmaci per indurre la morte. Insieme a nuove morti sospette, spunta l’ombra di un bando creato ad arte per assumere una dottoressa che minacciava di denunciare tutto ai carabinieri. Raccontare che nel pronto soccorso i malati più gravi venivano uccisi dall’Angelo della morte, da Leonardo Cazzaniga, il medico che si credeva dio.

La dottoressa indagata
Tutto avviene alla fine di agosto di un anno fa. Una degli indagati, la dottoressa Simona Sangion, si sfoga al telefono con il primario Nicola Scoppetta per il quale il gip ha negato i domiciliari (i pm hanno fatto ricorso al Riesame). «Se io il 24 settembre però non ho un lavoro, io faccio scoppiare un casino! E ho le carte in mano per farlo scoppiare davvero perché adesso sono veramente stanca di essere presa per il c...». A scatenare la rabbia è la scoperta che il suo nome è stato cancellato dal piano turni dell’ospedale perché il suo contratto è in scadenza.


Un concorso ad hoc
La storia è raccontata nella richiesta di misure cautelari firmata dai magistrati Maria Cristina Ria e Gian Luigi Fontana. La dottoressa Sangion è indagata per falso ideologico in atto pubblico perché sospettata di aver aiutato Laura Taroni a falsificare le analisi del sangue del marito. Quando riceve l’avviso di garanzia, il primario Nicola Scoppetta le suggerisce la linea difensiva da tenere durante l’interrogatorio: «Succede che si faccia una cortesia a un collega e quindi si faccia degli esami al marito anche se non è presente».
Ma la donna è furibonda e rivela che se i vertici ospedalieri non l’aiuteranno avviserà «i parenti dei pazienti morti che un medico del reparto li ha ammazzati».
L’interrogatorio è fissato per l’11 giugno 2015. Due giorni prima l’azienda si muove e la rassicura. Il direttore di presidio Paolo Valentini le manifesta l’intenzione di assumerla, nonostante l’avviso di garanzia. Il primario Scoppetta la chiama dopo il colloquio: «Stiamo preparando il bando di concorso per rinnovarti l’incarico». Eppure il tempo passa e il 21 agosto la dottoressa torna alla carica. A ottobre viene organizzato un concorso ad hoc, e lei viene assunta. La vicenda non è oggetto di contestazione penale, ma rivela piuttosto un malcostume che, secondo le accuse, serve anche a non far trapelare informazioni e a difendere il nome dell’ospedale.

Soldi sottratti dal conto il giorno del funerale del marito
Nelle carte c’è il ritratto di una coppia di amanti deliranti e spietati. Due ore prima del funerale del marito, l’infermiera trasferisce sulla sua carta di credito 2 mila euro dal conto del suocero morto. È il 2 luglio 2013 e alle 16.54, pochi minuti dopo che la bara di Massimo Guerra esca dalla chiesa parrocchiale, lei acquista sul sito Apple un telefonino iPhone 4s. È l’ultimo di una serie di «regali» che si è concessa: c’è anche un altro smartphone (675 euro) e un iPad (579). «Può considerarsi un dato di fatto che il giorno dei funerali del marito — scrivono i pm —, Laura Taroni si occupava di sottrarre somme dal contro corrente del suocero ed effettuava l’acquisto online di un costoso bene voluttuario».

La relazione con il marito
Che la donna non provasse dolore per la morte del marito, è lei stessa a raccontarlo al figlio di 11 anni. È sempre lei a confidare alla domestica che Massimo Guerra meritasse «quello che ha avuto»: «Mio marito era uno sfruttatore, bastar... Due volte ho preso anche un coltello, gliel’ho puntato alla gola. Ho ringraziato dio quando è morto». Racconta, l’infermiera arrestata lunedì insieme all’anestesista, che il marito la costringeva a pratiche sessuali dolorose e umilianti. Intercettata, arriva perfino a dire che aveva una relazione segreta con sua madre: «Guarda, ho le foto te le farò vedere», confida a un amico.

I figli
L’idea di liberarsi anche dei due figli la sfiora in molte conversazioni con il suo amante: «Ho detto che potrei ucciderli per te. Sei l’uomo più importante del mondo».

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