mercoledì 5 luglio 2017

I CAMBI DI CASACCA IN PARLAMENTO SCANDALO SENZA FINE : IN QUESTA LEGISLATURA BEN 502 GIRAVOLTE A OPERA DI 324 PARLAMENTARI

Risultati immagini per cambi di casacca parlamento

Avoglia a dire che l'art. 67 della Costituzione prevede la piena libertà del mandato del parlamentare. Quando si arriva, in una legislatura, a contare oltre 300 migrazioni, che diventano 500 tenendo conto di quelli che non si sono limitati ad una sola giravolta, il problema c'è ed è grande.
Non c'è nessuno paese al mondo in cui accade una cosa del genere, e mi pare evidente che qualcosa bisognerà fare, tanto più che qui si arriva in parlamento con strumenti bizzarri come i clic sul web, dove mi ritrovo parlamentare una coltivatrice di funghi che ha mobilitato qualche decina tra parenti e amici e ha "vinto" le parlamentarie ortottere (è andata così nel 2013, e poi il sistema non è cambiato. Pare che finalmente Grillo e Casaleggio Jr. si siano accorti che forse qualcosina sarà il caso di modificarla...).
Per non parlare dei nominati, che devono, per la stragrande maggioranza, la loro poltrona al leader di turno, a cui poi però mordono la mano in caso di mala parata (Alfano, se pensi che sto parlando di te, hai ragione ! ) .
Tra le tante acrobazie, veramente una marea imbarazzante, che solo le facce di tolla dei politici possono sopravvivere a tanto squallore, Alfano e company si sono distinti per granitica fedeltà al governo...qualunque esso fosse : Letta, Renzi, Gentiloni ...l'importante per loro è ESSERCI, ben seduti nelle loro poltrone.  Oggi tremano se gli portano la soglia elettorale sopra il 3%...
Penosissimi.
Leggo che si parla di modificare i regolamenti parlamentari, per frenare il malcostume, ma dubito fortemente che si faccia qualcosa.
Personalmente, sono favorevole al RECALL americano : nel collegio in cui il parlamentare è stato eletto, colui che esce dalla lista in cui si è presentato può essere sottoposto al giudizio di revoca. Si contano i voti raccolti dalla lista in quel seggio, e se la maggioranza degli elettori si esprime contro il "ripensante", questo perde la poltroncina. Il suo posto lo prenderà il primo dei non eletti della lista/partito in cui a suo tempo il transfuga era stato eletto.
Sono certo che ci penserebbero su meglio.

LaStampa.it

Turismo parlamentare a quota 502. Quattro anni di cambi di casacca

Un terzo di deputati e senatori è passato da un partito a un altro almeno una volta. Il politologo Pasquino: “La legge elettorale ha trasformato gli onorevoli in nominati”
 
LAPRESSE
L’analisi sul record di passaggi di gruppo in questa legislatura è di Openpolis
 

Pubblicato il 04/07/2017
    
Oramai i “nostri” sono diventati specialisti inimitabili. Unici al mondo. Già da qualche anno i parlamentari italiani stavano scalando le classifiche internazionali del trasformismo, ma l’ultimo dato - reso noto da Openpolis - fissa un dato strabiliante. Inarrivabile.  
 
Dall’inizio della legislatura - era la primavera del 2013 - sino ad oggi i cambi di gruppo sono stati 502, circa 10 al mese: un valzer che ha coinvolto sino ad oggi 324 parlamentari, il 34% del totale.
Un “turismo parlamentare” senza eguali nel mondo occidentale e che non trova riscontri nella storia italiana, sia nella stagione che diede il via al trasformismo nell’Ottocento, ma neppure durante la vituperata Prima Repubblica: in quell’epoca la transumanza da un gruppo parlamentare all’altro era un fenomeno pressoché sconosciuto. Fino a quando, nel 1994 curiosamente col sistema maggioritario, i numeri via via si sono ingrossati e nel corso di questa legislatura il “turismo parlamentare” è diventato fenomeno di massa: a memoria d’uomo mai era capitato in una democrazia matura che un parlamentare su tre cambiasse casacca. 
 
La fine dei partiti  
Un fenomeno che sembra fatto apposta per essere oggetto di una generica indignazione contro i parlamentari “sporchi e cattivi” di questa ultima generazione. Ma il boom della transumanza parlamentare ha molte cause. Tanto per cominciare i partiti non sono più quelli di una volta. Oramai ci mettono poco a sfarinarsi. Le forze politiche entrate in Parlamento ad inizio legislatura hanno subito diverse scomposizioni nell’arco di 4 anni.
Il Pdl si è diviso tra la berlusconiana Forza Italia e l’alfaniana Alternativa popolare, i parlamentari di Scelta civica di Monti si sono sparpagliati, dando vita ad una frammentata diaspora e un processo simile ha coinvolto Sel di Vendola, Sinistra Italiana, Possibile di Pippo Civati. Continue secessioni hanno investito anche il Pd (con la nascita di Mdp) e Cinque Stelle e soltanto Lega nord e Fratelli d’Italia hanno mantenuto la loro conformazione originale.
Come documenta Openpolis, escludendo il Gruppo Misto, alla Camera solamente 4 gruppi su 11 sono diretta emanazione di quanto uscito dalle elezioni Politiche del 2013: Pd, M5s, Lega e Fratelli d’Italia. Risultato finale: nella legislatura dei governi Letta, Renzi e Gentiloni, i “trasmigranti” sono quasi raddoppiati rispetto alla precedente. 




A caccia di nuovi padroni  
Ma l’autentico moltiplicatore del “turismo parlamentare” è un altro. Spiega il professor Gianfranco Pasquino, uno dei maestri della Scienza politica italiana: «Per effetto di una legge elettorale che ha portato in Parlamento i nominati, i parlamentari non rappresentano più nessuno. Nè gli elettori del collegio, nè quelli che li sceglievano con le preferenze. Nessuno sa chi siano ma non sappiamo neppure chi siano i loro elettori. Parlamentari svincolati da qualsiasi mandato e dunque il loro movimento è in gran parte determinato dal calcolo: chi mi rinominerà?
Un “movimento” che incide anche sul processo legislativo: quando i parlamentari si spostano, votano come vuole il loro nuovo “padrone” e anche per questo preferiscono il voto palese. In questo trasformismo non c’è nulla di folcloristico. Solo calcoli, previsioni, aspettative. Per i nominati la parola giusta, ahimé, è schiavi». 
 
Meno democrazia  
Un’altra ragione del boom del trasformismo parlamentare la spiega un osservatore privilegiato come Pino Pisicchio, presidente del Gruppo misto della Camera, eletto deputato per la prima volta nel 1987: «Il fenomeno è scoppiato con i partiti personali e con l’annullamento totale delle garanzie della democrazia interna: se il leader, che ha in mano la selezione delle nomine parlamentari, fa strame delle regole democratiche, che strumenti ha l’opposizione interna per contrastarlo e far valere le sue ragioni? Nessuno. E infatti l’unica via resta quella della scissione, della secessione, dell’uscita laterale». 
 
I casi limite  
Il boom delle trasmigrazioni ha determinato fenomeni originalissimi. Come il continuo cambio dei nomi dei gruppi parlamentari. Gli “Alfaniani” sono usciti dal Popolo delle libertà il 18 novembre 2013 e decisero di chiamarsi “Nuovo centrodestra“. Una definizione presto invecchiata per un partito che ha continuato a far parte di governi a guida Pd, e infatti nel dicembre del 2014 l’Ncd è diventato “Area popolare (Ncd-Udc)”. Ma a dicembre del 2016 si slitta su “Area popolare-Ncd-Centristi per l’Italia”, mentre a febbraio del 2017 si passa a “Area popolare-Ncd-Centristi per l’Europa” e nel marzo dello stesso anno si approda ad “Alternativa popolare-Centristi per l’Europa-Ncd”. Infinite scomposizioni hanno preso corpo al Senato. Esemplare il caso del gruppo Grandi autonomie e libertà che per dare spazio alle sue tante componenti ha cambiato denominazione 14 volte. Ma una volta superato ogni record, fra qualche mese potrebbe maturare la novità: su iniziativa di Pisicchio, la presidente della Camera ha convocato la Giunta del Regolamento e in autunno potrebbe essere approvata una riforma dei regolamenti parlamentari, con tanto di disincentivi per le transumanze “facili”.  

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