lunedì 2 ottobre 2017

QUANTO ACCADE IN SPAGNA CONFERMA : NON CI SONO LEGGI SENZA CONSENSO

Risultati immagini per scontri a barcellona

Sulla questione Catalana non ho le idee chiare, al di là di un istinto essenzialmente conservatore che mi porta a guardare con sfavore le rivoluzioni.
Ho letto le ragioni di entrambe le parti, e non è servito a granché.
Sicuramente, questi sommovimenti indipendentisti all'interno della cd. unione europea, accompagnati per lo più dal silenzio assordante di Bruxelles, una cosa la confermano : l'UE è un fantoccio, capace di rompere le balle su mille cose della vita quotidiana dei cittadini, ma MAI, e dico MAI, prendere una posizione politica su cose importanti.
Si parla tanto di Stati Uniti d'Europa...ve la immaginate Washington che resta silente di fronte ad una parte del Texas che decide di dividersi che so, per costituire un nuovo stato federale a sé ? 
Da un punto di vista "legalitario" sarebbe evidente la ragione di Madrid ed il torto di Barcellona : la Costituzione spagnola, come quella italiana e in generale credo tutte le carte fondamentali degli stati moderni, prevede l'indissolubile unione del paese. La Secessione non è prevista, nemmeno tramite "voto democratico". 
Del resto, Lincoln non legittimò la guerra civile americana sulla base della illegittimità della secessione, proclamata e popolarmente sentitissima, degli stati del Sud ? 
Mica gli fece guerra per liberare i neri, cosa che avvenne dopo con il proclama di emancipazione del 1863 (la guerra era in corso già da due anni), ma perché quelli si erano separati. 
Poi certo, alla base della secessione sudista c'erano le leggi federali che limitavano l'estensione della schiavitù ed in prospettiva si proponevano di ridurla fino ad eliminarla (cosa inaccettabile per l'economia sudista, fondata sulla produzione e il commercio del cotone, e quindi sui campi pieni di schiavi impegnati nella raccolta). 
Resta che nel 1861 13 stati decisero "democraticamente", votando all'interno dei rispettivi parlamenti, di staccarsi dall'Unione, e Lincoln non poteva accettare questa dissoluzione degli Stati Uniti.
Sono passati 150 anni da allora, si dirà, però il dilemma è lo stesso : è giusto imporre a dei popoli che non vogliono più stare insieme ad una unione federata la conservazione dello status quo, per altro previsto ed imposto dalla Legge ?
In Yugoslavia abbiamo visto com'è andata, con i massacri orribili di una guerra durata 5 anni. 
Ma in Cecoslovacchia invece le cose andarono tranquillamente, con la divisione in repubblica Ceca ( capitale Praga, 10 milioni di abitanti) e repubblica della Slovacchia ( 5 milioni di abitanti, capitale Bratislavia), e magari andrà così prima o poi in Belgio, tra valloni e fiamminghi. 
Ma nella stessa Spagna ci stanno altre pulsioni indipendentiste, parliamo di Galizia e Paesi Baschi ( il terrorismo basco depose le armi non tanti anni fa). 
Sappiamo della Scozia - che ha potuto fare il suo referendum, con il 55% degli scozzesi favorevoli a rimanere nell'Unione, ma adesso ne vogliono un altro...
E poi da noi abbiamo la Padania, con Lombardia e Veneto che guardano con noto favore a Barcellona, vista come un possibile precedente da cavalcare...
Alla base, più che ragioni storico etniche, che pure vengono evocate, ci sono prevalenti ragioni economiche. Molti dei secessionisti pensano che, separandosi, andrebbero a stare meglio perché vivono in regioni ricche, fiscalmente sfruttate dallo stato centrale.
Problema reale, che in altre nazioni si cerca di risolvere con un efficiente   federalismo, che da noi non ha mai attecchito seriamente. 
In questa confusione generale, trovo peraltro la conferma di una cosa che vado scrivendo da molto tempo : perché una comunità viva insieme pacificamente non sono sufficienti le leggi, è necessario un consenso esteso e diffuso.
Se le leggi, addirittura quelle costituzionali, non vengono più percepite come "giuste", ecco che la loro violazione appare giusta e doverosa.
E i poliziotti mandati per farle rispettare, diventano dei fascisti oppressori, non dei tutori della legalità. 
Non so come andrà a finire in Spagna, non la vedo bene.
Sicuramente al momento gli sconfitti appaiono più certi dei vincitori, e tra questi mettere la pavida UE viene facile.
Dire ad esempio,  a tutti  i fan secessionisti dai loro stati nazionali ma aspiranti membri dell'Unione, che l'adesione non sarebbe automatica ma passerebbe per i tempi lunghi e severi cui vengono sottoposti i nuovi richiedenti, non sarebbe opportuno ?
Invece no, muti. 
Colpevole silenzio, titola la Stampa e mi sembra azzeccato. 

LaStampa.it

Il colpevole silenzio dell’Europa





STEFANO STEFANINI

Si apre, per la Spagna, la crisi più grave dalla fine della dittatura franchista nel 1975. Quello di ieri, in Catalogna, è stato un disastro politico annunciato – ed evitabile – nell’assordante silenzio dell’Europa. L’indomani è il giorno dell’incertezza. Carlos Puigdemont può dichiarare l’indipendenza della «Repubblica catalana» nel giro di 48 ore.  

Come risponderà Mariano Rajoy? L’Ue e le grandi capitali europee possono continuare a restare alla finestra?  

Il 1° ottobre del 2017 è la data che scava un abisso fra Madrid e Barcellona. Non per il voto catalano pro-indipendenza, troppo imperfetto per far testo, ma per il tentativo spagnolo d’impedire ai cittadini, con la forza, di esprimere la propria opinione. Per di più è stato un mezzo fallimento. La maggior parte dei seggi, o comunque molti, sono stati aperti e funzionanti. In compenso Madrid ha pagato un costo altissimo nelle immagini della polizia contro una folla che di violento non aveva nulla. Non erano i «No Global» di Genova. Non volevano sovvertire il sistema. Volevano andare a votare. E sfidavano la polizia, manganelli e pallottole di gomma comprese.  

Quali che fossero le ragioni costituzionali di Madrid, sono naufragate nelle strade e nelle piazze catalane. La Spagna può ancora evitare il precipizio ma solo se entrambe le parti saranno capaci di fare un passo indietro e tornare a far politica. Sembra difficile dopo il confronto di ieri. Gli animi sono riscaldati. Rajoy pretende che l’episodio sia chiuso con un nulla di fatto; se lo pensa veramente non ha capito quanto è successo. Tocca ora anche all’Ue e ai leader europei far capire a Madrid come agli indipendentisti catalani che il muro contro muro conduce a una catastrofe politica. Il silenzio di Bruxelles, forse benintenzionato, diventa indifferenza callosa.  

Con una scelta legalistica e impolitica, il premier spagnolo ha regalato agli indipendentisti catalani un successo a tavolino che avrebbe potuto vincere o pareggiare sul campo. Aveva dalla sua la maggioranza silenziosa dei catalani che non chiedeva la secessione, più la Costituzione che gli permetteva di ignorare il risultato del referendum come esercizio extra legem. Facendone una prova di forza ha costretto i catalani, anche la palude degli indecisi, a schierarsi. I cittadini pacifici che ieri sfidavano la polizia si ribellavano all’idea di non poter pronunciarsi sul proprio futuro. In democrazia non c’è legge che possa spiegarlo, non c’è Costituzione che tenga. 

Non chiamiamolo referendum. La consultazione si è svolta in circostanze quantomeno anomale, con urne aleatorie e conteggi altamente problematici. Si può solo osservare che malgrado gli ostacoli frapposti dalla polizia l’affluenza è stata elevata e che, del tutto prevedibilmente, il voto è stato massicciamente a favore dell’indipendenza. Chi è contro non è certo andato alle urne. Puigdemont ringrazia Rajoy: il risultato sarebbe stato diverso se Madrid avesse chiuso un occhio. Chiamiamola svolta politica che mette le ali al nazionalismo catalano: per Madrid molto peggio di un referendum. 

L’indipendenza di chi non ce l’ha non riscuote molte simpatie nella comunità internazionale. Chiedere al 98% dei curdi che l’hanno votata. L’Onu è ancorata agli Stati esistenti, beati possidenti di sovranità nazionale e tutt’altro che disposti a creare precedenti che la minaccino o la frazionino. Salvo poi arrendersi all’evidenza quando il coperchio salta come in Urss e nell’ex Jugoslavia. 

Dall’Ue ci sarebbe però da aspettarsi di meglio; per rispetto di democrazia sostanziale e per lungimiranza strategica. A Tallinn i leader europei non hanno parlato di Catalogna per non offendere l’assente Rajoy; non hanno parlato di Brexit, dopo l’importante discorso di Theresa May a Firenze, per non invadere il campo della Commissione. Danno l’impressione di evadere i veri problemi sul tappeto fino a che non diventino crisi di cui siano costretti ad occuparsi.  


Le pressioni secessioniste e indipendentistiche, non solo politiche, sono reali; ma non hanno nulla d’irresistibile: sono gestibili e contenibili, se affrontate con la politica – Scozia e Quebec docent. Se l’Ue non lo farà il camion del rilancio e dell’integrazione ripartirà con un carico di cocci anziché di vasi. 

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