sabato 14 aprile 2018

TRUMP NON E' OBAMA, PUTIN LO SA

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Ricordate la "linea rossa" di Obama ? Quella che Assad non doveva varcare pena la punizione americana ? Per chi no, era costituita dall'uso di armi chimiche.
Assad, che al tempo era molto più nei guai rispetto ad ora, pensò di poter ignorare l'ultimatum, forte anche della protezione russa. 
Ebbe ragione, perché Obama ripiegò, accontentandosi della promessa di smantellamento dell'arsenale chimico siriano, garantito da Mosca...
Tu pensa...
Ma che Obama sia stato uno dei più pavidi presidenti USA dell'intera storia americana ormai è chiaro a tutti, e verrà ricordato solo per essere stato il primo presidente nero.
Ora c'è Trump, un uomo il cui temperamento preoccupa molti, me compreso, e la musica non poteva non essere diversa.
Già l'anno scorso, sempre per questa cosa dell'uso delle armi chimiche, fece attaccare alcune basi dell'aeronautica militare siriana. Assad s'infuriò, i russi pure, e fecero due fatiche.
Adesso la storia si è ripetuta.
Francamente non comprendo la strategia del dittatore siriano. Ormai la guerra volge a suo favore, grazie a iraniani e russi, ancorché alla fine si troverà con una Siria un po' più piccola, con le regioni curde o scisse o autonome fino alla separazione di fatto, e sempre insofferente al suo regime. 
Un prezzo tutto sommato non impossibile da pagare da chi ad un certo momento vedeva come massimo obiettivo salvarsi la vita in esilio a Mosca o Teheran. 
Allora perché sfidare il presidente USA che ti ha già fatto capire che, a differenza del suo predecessore, la faccia su questa cosa non la perde ?
Non trovo una logica, e non essendo specializzato in complottismo, non ho abbastanza fantasia creativa per trovarne una suggestiva e verosimile (specialità assoluta dei leoni da tastiera). 
Magari è vero che gli attacchi chimici sono delle fakes news, notizie false, ma perché anche Francia e Gran Bretagna, autonomamente, dicono di averne le prove ? Non mi pare che Macron sia un valletto di Trump, anzi.
Le frasi di Trump riportate dal Corriere della Sera nell'artico di Sarcina che segue mi sembrano condivisibili e non  sono quelle di un folle guerrafondaio.
Un uomo fermo semmai, che agisce con forza graduata (l'attacco è stato limitato ed è già finito, una missione dimostrativa diciamo).  Fu molto più pesante Reagan quando bombardò Gheddafi, puntando proprio ad eliminare il rais, che la scampò restando seriamente ferito, mentre perse una delle mogli e non ricordo se anche un figlio e invece di cercare vendetta cessò da allora di essere un foraggiatore del terrorismo anti occidentale . 
Insomma, con certi soggetti la forza serve.
In conclusione, solita figura di alleato pavido ed imbelle (oddio , a dire il vero, durante la seconda repubblica qualcosina di diverso l'avevamo fatta vedere, nella ex Jugoslavia, in Afghanistan ed in Iraq...) dell'Italia, con Gentiloni - che effettivamente non ha l'aspetto di uno coraggioso - che promette lealtà e allo stesso tempo invoca l'ONU come coperta di Linus per giustificare una non collaborazione di fatto. 
Per decenni abbiamo goduto di pace, sicurezza e risparmio (delle spese di difesa) grazie allo scudo americano. Oggi c'è chi vorrebbe cambiare "padrone", affascinato dal celodurismo di Putin. 
Io ci penserei mille volte, e alla milleunesima, resterei dove sono. 


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ATTACCO IN SIRIA, LE TRE MOSSE DI TRUMP

Il presidente vuole colpire il regime di Assad e dare un messaggio forte a Russia e Iran, ma esclude una presenza a tempo indeterminato sul territorio

di Giuseppe Sarcina 



Tre obiettivi colpiti, nella periferia di Damasco e di Homs, tutti e tre strettamente collegati all’uso delle armi chimiche. Stati Uniti, Francia e Regno Unito sono passati all’azione nella notte siriana. E’ stato il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ad annunciare lo strike intorno alle 21, ora americana di venerdì 13 aprile (le 3 del 14 mattina in Italia). Un discorso in diretta tv, incardinato su tre concetti chiave. Primo: «L’anno scorso gli Stati Uniti hanno risposto al bombardamento chimico ordinato da Bashar al Assad, distruggendo il 20% dell’aviazione siriana.  
Sabato scorso (7 aprile ndr) il regime di Assad ha fatto strage ancora con armi chimiche nel villaggio di Douma: un’escalation significativa di questo regime davvero terribile». La risposta degli Usa e degli alleati Francia e Regno Unito è quindi «più dura», rispetto al 2017, perché modulata sulle «atrocità e crimini» del «mostro» Assad. Secondo punto, fondamentale sul piano politico: il blitz non è diretto contro Russia e Iran, però Trump ha «una domanda» per questi due Paesi: «Che tipo di nazione vuole essere associata all’uccisione in massa di uomini, donne e bambini innocenti? La Russia può decidere se continuare a scendere lungo questo oscuro sentiero o se invece vuole unirsi alle nazioni civili come una forza per la pace e la stabilità. Un giorno, speriamo, potremo andare d’accordo con la Russia e forse anche con l’Iran. Oppure no».
  
Infine l’indicazione strategica: «Gli Stati Uniti hanno una piccola forza militare in Siria, concentrata sull’eliminazione dell’Isis. L’America non è interessata a una presenza indefinita in Siria, a nessuna condizione. L’America non ha illusioni. Non possiamo purificare il mondo dal male. Faremo del nostro meglio per contribuire alla pace nel Medio Oriente. Ma il destino di quella regione e nelle mani dei suoi popoli». Un’ora dopo, alle 22 (le 4 in Italia), il Segretario alla Difesa, James Mattis, ha tenuto una conferenza stampa al Pentagono. Mattis e il generale Joseph Dunford, il coordinatore dello Stato maggiore delle forze armate, hanno fornito i primi dettagli sull’incursione, durata circa un’ora. Sono stati colpiti tre obiettivi: un centro di ricerca scientifico sullo sviluppo delle armi chimiche nell’area suburbana di Damasco e due depositi, uno di Sarin, ad ovest di Homs. Il capo del Pentagono ha insistito sulla scelta dei target: «Abbiamo puntato sulle infrastrutture del regime siriano, senza coinvolgere la popolazione e personale straniero».


Attacco circoscritto, dunque, anche se «i danni collaterali», cioè le perdite di civili non si possono «escludere al 100%». Nella giornata di oggi, 14 aprile, intorno alle 15 ore italiana, il Pentagono comunicherà altre notizie. Per il momento Mattis e il generale Dunford hanno detto che «le operazioni si sono concluse». Un colpo secco.«Non ce ne sono altre in programma. A meno che Assad non usi ancora le armi chimiche». Altro aspetto importante: il Pentagono ha preavvertito i russi, usando quello che Dunford ha definito il “canale di comunicazione per evitare il conflitto aereo”. Né Mosca né Teheran, a quanto riferito dal Pentagono, hanno reagito attivando le batterie antimissili. Questo significa che Stati Uniti da una parte e Russia-Iran dall’altra sono stati molto attenti a evitare il confronto militare diretto. Ma certo da oggi la tensione politica salirà al massimo.

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