"CHE SUCCEDE QUANDO LO STATO ESOSO VIOLA IL PATTO SOCIALE?

PIERLUIGI BATTISTA 

Chi legge il Camerlengo sa che tra i giornalisti che ho subito apprezzato tra quelli che scrivono sul Corriere della Sera, quotidiano cui sono approdato dopo 30 anni di fedeltà "repubblicana" (mal ripagata negli ultimi lustri...), c'è Pierluigi Battista. Editorialista noto, spesso invitato come opinionista nelle trasmissioni televisive più seguite, ha il pregio della chiarezza e dell'onestà. Non amante di Berlusconi (sul suo profilo salutò con entusiasmo la vittoria di Pisapia a Milano) , ha scritto pagine dure contro le forme becere dell'anti berlusconismo. Appoggiò la guerra contro il dittatore Gheddafi, ma non si è tirato indietro quando si è trattato di obiettare sulla pavidità nei confronti di Assad. Difende con coraggio Israele ( scritto anche un piccolo bel libro: "lettera ad un amico antisionista" edito da Rizzoli.  Il fatto che sia inviso a Travaglio (che lo ribattezzò "cerchiobattista", giochini infantili che piacciono molto al manettaro del Fatto) ai miei occhi è un MERITO.  Cercare di essere obiettivi - senza magari riuscirci del tutto - può portare a non assumere i contorni NETTI dei partigiani, per i quali tutto è Bianco o Nero. La realtà ha molti altri toni, e Battista li coglie, non per questo non facendo comprendere la sua IDEA.
Come sempre, ci sono poi campi in cui le nostre convinzioni sono più marcate e allora emergono con più forza, e credo che accada anche al "Nostro".
Uno di questi campi per il Camerlengo sono le TASSE, e la necessità ASSOLUTA  che queste si abbassino.  E mi fa rabbia la strumentalità dell'argomento EVASIONE. "Si evade troppo per cui non si possono abbassare le tasse".
E' una falsità troppo grande per essere accettata.
Le Tasse, nel nostro paese, servono in primo luogo a pagare prebende, consenso elettorale tramite favori, appalti, assunzioni. POI a pagare servizi importanti che pure è sbagliato pretendere di offrire a TUTTI, a prescindere. Quindi MENO RUBERIE, MENO SPRECHI, MENO ASSUNZIONI INUTILI, MENO ASSISTENZIALISMO, MENO SERVIZI A PIOGGIA. E vedrete che serviranno MENO TASSE.
Mischiare il problema del livello di tassazione con quello dell'evasione, è una furbata meschina di uomini che non meritano rispetto. DI qui la mia crescente disistima  per un uomo che pure so essere bravo nel suo lavoro, ma che da tempo si è messo a fare BIECA, BECERA, PERICOLOSA PROPAGANDA : Attilio BEFERA,  Direttire dell'AGE, il Presidente di Equitalia. .
Teniamo DISTINTE le due sfere. Lo Stato deve essere SOBRIO, PARCO, CONTENUTO. I cittadini devono rispettare le Leggi, e quindi anche pagare le tasse.
Proviamo a convincercene.
A questo argomento BAttista dedica il suo articolo di oggi che è un CAPOLAVORO. Sarà che sono sensibile all'argomento, ma mi sono bevuto riga per riga questo pezzo che sarà catalogato tra gli "IMPERDIBILI" di questo Blog.
Leggetelo !

"Attilio Befera, al vertice di Equitalia, si erge a tutore del «patto» violato dagli evasori fiscali. Ma appunto, il patto si stabilisce tra due soggetti, l'individuo che paga e lo Stato che riscuote. Che succede se anche lo Stato inadempiente, esoso, oppressivo viola il patto fiscale? Le tasse non sono «belle», sono un dovere, una necessità. Si deve pagare il giusto. Ma non è una violazione del «patto», se si è costretti a pagare anche l'ingiusto? La lotta all'evasione fiscale deve essere senza pietà. Ma allora senza pietà deve essere manifestata la riprovazione sociale contro uno Stato, l'altro contraente del patto, se commina punizioni mostruosamente smisurate, sin quasi all'esproprio, a chi si è macchiato di piccoli errori contabili. È bene che a Cortina i finti nullatenenti siano snidati, ma anche i soldi sprecati da una spesa pubblica foraggiata con i ricavi delle tasse sono uno scandalo. Si assiste invece a uno squilibrio culturale: si deplora pubblicamente l'evasione, ma si lascia impunito lo Stato oppressore. È la sconfitta di una visione liberale dello Stato e del Fisco, secondo la quale prima viene la persona, l'individuo e poi viene lo Stato. Si impone invece una visione distorta secondo cui lo Stato è un prius, mentre il benessere degli individui diventa qualcosa di cui sospettare. Il possesso della prima casa conquistato con i risparmi e con il mutuo diventa torbido «patrimonio». La privacy bancaria un impedimento nell'azione degli arcangeli antievasione. Persino i pensionati privi di carta di credito sono oggetto di sospetto sociale. Tosare il ceto medio con il peso asfissiante delle tasse è ingiusto, anche se tutti gli evasori smettessero di evadere. Soffocare con balzelli iniqui chi ha un reddito guadagnato con mezzi leciti è ingiusto, anche se tutti i Suv degli evasori venissero sequestrati. Lavorare oltre la metà di un anno per destinare al Fisco i propri soldi onestamente guadagnati è ingiusto. Ci sono degli spot che mostrano l'evasore come un vampiro che campa alle spalle della collettività: se lo merita, perché ha violato un patto. Ma non ci sono spot che indicano al pubblico ludibrio chi assume o viene assunto per ragioni clientelari, sperperando le tasse pagate da chi le paga. Ecco lo squilibrio: giustificare, nei fumi della guerra santa contro l'evasione, l'ingiustizia di una tassazione proiettata a livelli di dismisura intollerabili. Si facciano i blitz a Cortina, ma si eviti di spargere il terrore nel ceto medio. Non esiste solo la polizia per evitare l'elusione diffusa: esiste un'intelligente politica di detrazioni, come hanno indicato Alberto Alesina e Francesco Giavazzi e come avviene nella maggior parte dei Paesi in cui lo Stato non si presenta sempre nella sue veste più odiosa e arrogante. Colpire chi viola un patto, dunque. Ma sempre, e bilateralmente. Chi non paga e chi spende male. Chi non fa il suo dovere e chi massacra di tasse i cittadini. Anche questa è equità."