venerdì 19 luglio 2013

"CHIUSO PER INDIGNAZIONE" BRAVI DOLCE E GABBANA


Fin dall'inizio della vertenza con il Fisco, e quindi con la giustizia italiana, di Dolce & Gabbana, il Camerlengo si è schierato dalla parte della famosa e celebrata azienda di fashion. All'inizio era andata anche bene, con il primo giudice investito della cosa che aveva assolto i due contestando le tesi dell'Agenzia delle Entrate e ricordando alla stessa che il suo ruolo di ente pubblico non la collocava in una posizione di soggetto terzo e imparziale, nel contenzioso, restando pur sempre una mera PARTE e quindi con tutti gli oneri della prova a suo carico. Un bravo giudice, che infatti è stato subito smentito dai suoi colleghi nel successivo grado di giudizio. Della vicenda si è anche occupato il bravo Davide Giacalone con un articolo a difesa dei due, che postai qui : http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2013/06/tra-i-condannati-dolce-e-gabbana-e-la.html .
Il politologo siciliano combatte da tempo la sua coraggiosa battaglia contro il moralismo fiscale , e io, nel mio piccolo, mi sono aggregato.
Adesso quindi denunciamo il nuovo episodio di intolleranza finto-etica di cui si è reso protagonista un assessore della trista giunta Pisapia. Questo personaggio, tale Franco D'alfonso, ha auspicato che nel capoluogo meneghino (che è famoso come capitale della moda italiana e trae profitto da tale qualità) sarebbe bene non concedere spazi pubblicitari nei luoghi simbolo cittadini a gente che si è stata condannata per reati quali l'evasione fiscale. Chissà se di questo passo, sentenza dopo sentenza, demenza dopo demenza, anche alle città italiane, tra queste Milano, non tocchi la fine di Detroit, che da capitale dell'auto mondiale oggi ha dichiarato FALLIMENTO.
Intanto, per reazione a questa penosa esternazione, i negozi della famosa ditta non hanno aperto, esponendo una scritta molto significativa "CHIUSO PER INDIGNAZIONE".
Bravi.

D&G, «chiuso per indignazione»
La serrata in polemica con il Comune

La provocazione: sbarrate le boutique di via della Spiga e corso Venezia dopo il tweet contro D'Alfonso






La boutique D&G di via della Spiga chiusa per protestaLa boutique D&G di via della Spiga chiusa per protesta Dalla vetrine virtuali di Twitter a quelle, reali, delle boutique. La notte, evidentemente, non ha portato consiglio. Dal suo profilo sul social network la rabbia di Stefano Gabbana, piccato per un commento dell'assessore al Commercio Franco D'Alfonso («Non bisognerebbe concedere spazi simbolo della città a personaggi famosi e marchi vip che hanno rimediato condanne per fatti particolarmente odiosi in questo momento di crisi economica come l’evasione fiscale»), continua a tracimare.
LA SERRATA - Venerdì mattina, le boutique D&G di via della Spiga e corso Venezia non hanno aperto. Con tanto di réclame per spiegare l'insolita serrata: «Chiuso per indignazione. Closed for indignation», a beneficio dei clienti italiani e stranieri a caccia di saldi. Increduli davanti al manifesto della rabbia urlata coram populo. Molti si sono fermati a leggere la gigantografia di un articolo pubblicato nei giorni scorsi, dal titolo sin troppo eloquente: «Il Comune chiude le porte a D&G». A metà mattinata, una nota dell'ufficio stampa della griffe: «Tutte le attività nella città di Milano, comprese l'edicola di via della Spiga 2, il Martini Bar, il barbiere e il Gold in via Risorgimento resteranno chiuse». Nessun dettaglio, invece, sulla durata della protesta.
Stefano Gabbana attacca il Comune su Twitter Stefano Gabbana attacca il Comune su Twitter    Stefano Gabbana attacca il Comune su Twitter    Stefano Gabbana attacca il Comune su Twitter    Stefano Gabbana attacca il Comune su Twitter    Stefano Gabbana attacca il Comune su Twitter
LA VICENDA - Il post di Stefano Gabbana su Twitter («Comune, fate schifo») è arrivato in risposta all'articolo che riportava le dichiarazioni (da capire se off records) dell'assessore al Commercio. Giovedì, i chiarimenti di Palazzo Marino nel tentativo di placare la polemica. D'Alfonso, sempre con un tweet, ha chiarito: «Frase non contenuta in un'intervista, ma estrapolata da una conversazione informale». Non solo. Sul tema più scottante, l'accusa di evasione fiscale, l'assessore si è professato «garantista» e «innocentista». In serata, è arrivata anche una nota del sindaco, Giuliano Pisapia: «Battuta improvvida, ma offese inaccettabili». Pace fatta? La provocazione del day after mostrerebbe il contrario.

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