giovedì 31 ottobre 2013

LE CRITICHE DA SINISTRA AL VOTO PALESE CONTRA PERSONAM


Sul voto della Giunta delle elezioni il camerlengo ha detto la sua http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2013/10/avere-il-coraggio-di-abolire-per-sempre.html ) ieri : personalmente, abolirei sempre il voto segreto, perché parlando di parlamentari, cioè di gente adulta che dovrebbe avere la schiena dritta, non mi convince l'idea che per salvaguardare la loro libertà sia necessaria questa modalità. Ciò detto, si potrebbe ricordare che anche il voto popolare, alle urne, è segreto, e quindi non salgo sulle barricate  per fare una battaglia di principio su una cosa del genere.
Quello che però è evidente a tutti, anche a coloro che per polemica, faziosità, opportunismo e ipocrisia ( basta anche una cosa sola, ma spesso stanno insieme) è che la scelta del voto palese nel caso oggi alla ribalta della cronaca ha una ragione assolutamente ad personam, anzi, contra personam : Silvio Berlusconi.
Ed è contro questa persona che si fa strame di una prassi finora sempre osservata, tanto che i grillini hanno dovuto presentare una specifica mozione perché, nella fattispecie, si cambiasse regola.
E miseramente ( e in effetti è gente ben misera, come la lanzillotta e grasso, quella che ha dato spazio a questa cosa) l'hanno ottenuta.
Riporto le opinioni di Giuseppe Caldarola e Antonio Polito, commentatori sicuramente non di destra (il primo ex PCI, oggi speranzoso nel cambiamento renziano, il secondo valente giornalista ma anche senatore dell'Ulivo nel secondo governo Prodi), che ben stigmatizzano l'accaduto.
Particolarmente forti le parole di Caldarola, che parla di "vergogna" (estendendo il concetto anche allo scandalo dei falsi tesseramenti in corso nel PD per il rinnovo delle segreterie regionali).
Buona Lettura

PEPPINO CALDAROLA 

"La vergogna del rifiuto del voto segreto e delle tessere fasulle"
 
Due temi mi incuriosiscono: la decisione della giunta per il regolamento del senato di decretare il voto palese sull’espulsione di Berlusconi dal parlamento e i congressi locali del Pd. Il primo tema è non commentabile. Non ci sono parole adeguate per descrivere la vergogna di uno stravolgimento delle regole che prevedono il voto segreto su casi personali motivato dal timore di fuga dei propri voti, di essere assediati-insidiati da Grillo. Il Pd che si è mostrato ieri, senza una rimostranza di alcun leader e neppure di alcun candidato segretario, fa pena: è un partito diretto ora da “Repubblica”, ora da Grillo, nelle mani di incapaci, timoroso di fare battaglie di principio, che ha dissipato l’arma del voto segreto che difficilmente potrà essere ripresa in mano in altre circostanze. Spesso mi sono arrabbiato con il partito per cui voto, poche volte mi sono vergognato. E’ accaduto ieri.
Non meno vergognosa è la vicenda che raccontano i giornali di alcuni congressi periferici con voti gonfiati per via di tesseramenti fasulli. I casi sono tanti. Anche a me giungono personalmente segnalazioni, prevalentemente dal centro-sud dove ho più relazioni, su una tornata congressuale largamente discutibile sul piano della trasparenza. Questo conferma il discorso di ieri in cui ho preso a pretesto il recente libro di Mauro Calise. La malattia del Pd, il suo amalgama malriuscito non risiede solo nella mancanza di un idem sentire ma nella persistenza di una balcanizzazione in potentati locali a loro volta ulteriormente frazionati che rende la vita di questo partito non democratica tranne nel momento salvifico delle primarie nazionali (anche qui con qualche ombra). Fino a che non saranno smantellati uno per uno i signori della guerra e delle tessere (oggi con tizio domani con caio) , il Pd non esisterà e non governerà. Cuperlo non ha denunciato abbastanza questo fenomeno a cui ha opposto il mito del partito del “noi”. Tesi retoricamente molto bella ma estranea alla vera contesa nel Pd. Renzi immagina di rivoluzionare tutto ma imbarca i protagonisti di questo scempio locale. Ecco invece la vera rottamazione, anche a prezzo di qualche perdita elettorale: prendere i capi bastone e metterli fuori, tutti. Ogni tessera fasulla per un candidato è un’infamia simile al tradimento dei 101. Ribellatevi, cazzo.


ANTONIO POLITO
 "Costumi Decaduti"
 
Non c’è bisogno di essere esperti di regolamenti parlamentari per capire che a qualsiasi altro senatore si fosse trovato nelle condizioni di Berlusconi sarebbe stato concesso il voto segreto. Il voto sulla decadenza di Berlusconi sarà invece palese. C’è dunque da chiedersi se la decisione della Giunta del Regolamento del Senato sia stata giusta e sia stata saggia. Saggia di certo no. Anche chi, con ottime ragioni, ritiene che sia la legge e solo la legge a sancire la decadenza di Berlusconi in seguito alla sentenza che l’ha condannato per frode fiscale, converrà che si è regalato un formidabile argomento a chi invece sostiene che si tratta di una rivalsa politica. Perché mai, infatti, cambiare la prassi del Senato se si sta solo applicando la legge? È una ritorsione contra personam per punire il re delle norme ad personam? Non si vede che in questo modo si allunga soltanto una commedia politica che dura ormai da troppo tempo e si indebolisce lo sforzo di chi, come Letta, sta tentando di tenere separato l’affare giudiziario dalla sorte del governo? Ma ci sono molti dubbi anche sul fatto che la decisione della Giunta sia giusta. I giuristi dicono che, in punto di diritto, si trattava di un caso al limite. Sarà. Ma perfino quando si tratta delle dimissioni di un senatore la parola finale spetta all’Assemblea che si esprime a voto segreto. Ancor di più dovrebbe valere quando si decide dell’espulsione di un senatore. I sondaggi dicono che il popolo vuole trasparenza, e dunque voto palese. Ma insieme alla trasparenza dovremmo avere caro anche il valore della libertà del parlamentare, il quale non deve ubbidire a nessuno se non alla propria coscienza, specialmente quando si decide sulle persone. Il voto segreto in questi casi serve infatti a proteggere la sua libertà anche dalla disciplina o dalle imposizioni di partito. Che Grillo non lo capisca, passi: lui vorrebbe trasformare gli eletti del popolo in suoi dipendenti legati da un vincolo contrattuale. Ma la cosa paradossale è che gli altri hanno assecondato il voto palese proprio perché temevano che nel segreto dell’urna i Cinque Stelle ciurlassero nel manico per salvare Berlusconi e dannare il Pd. Ogni parlamentare deve invece poter votare secondo coscienza. E la prova sta proprio nella decisione della Giunta per il Regolamento. Ago della bilancia è stata la senatrice Lanzillotta, che alla fine ha sostenuto il voto palese. Se al suo posto ci fosse stato un altro senatore eletto nella sua stessa lista, per esempio Casini, molto probabilmente avrebbe vinto la scelta opposta. Vuol dire che la libertà di formarsi un convincimento indipendentemente dal partito cui si appartiene è davvero condizione di libertà del Parlamento. Sarebbe stato sensato lasciarla anche ai senatori che voteranno in Aula sulla decadenza. Anche perché non è affatto detto che il voto segreto sarebbe convenuto a Berlusconi.
 

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