Non c'è nulla da fare, quando qualcuno che ti è odioso attacca qualcuno che ti è ancora più odioso, sorridi.
Nel calcio per esempio mi succede quando l'Inter batte la Roma...
Ho trovato la conferma di questa cosa nel leggere con soddisfazione l'editoriale pieno del solito ruvido sarcasmo di Travaglio, dedicato però stavolta ad un personaggio che in un anno credo abbia raggiunto vertici di odiosità popolare sorprendenti per ampiezza e trasversalità. Forse solo quelli di Sel (ma non sono certo) e una parte, secondo me ridotta, di piddini, difende ancora la Boldrini dopo tutte le menate compiute da quando siede sullo scranno più alto della Camera dei Deputati. Nemmeno FINI !!, che pure è stato il più partigiano in quel ruolo, riuscì in questa impresa al negativo (la Pivetti si dava molte arie, ma alla fine poteva essere antipatica, non odiosa).
Ho cari amici che quando i grillini "assaltarono" i banchi della presidenza per la ghigliottina operata sul dibattito parlamentare in occasione del voto del contestatissimo decreto legge su Bankitalia, si indignarono perché in quel momento la donna, antipatica anche a loro, rappresentava pur sempre un'alta carica istituzionale. Io li ho invidiati perché non capace di questo distinguo. Se la persona è indegna della carica - un esempio che mette d'accordo l'80% degli italiani ? Scalfaro - non è il ruolo che può schermarla.
Tra le diverse cose buone che sarebbero derivate da elezioni anticipate il prepensionamento della Boldrini occupa sicuramente il podio ancorché non il gradino più alto.
E Travaglio - quanto mi costa dirlo - fa benissimo a ricordare come questa donna entrata in Parlamento grazie alla solita cooptazione, che forse di voti ne avrebbe presi 100 ( immaginando una famiglia numerosa, che di amici una così ne deve avere pochi), è stata scelleratamente spedita lì da un frastornato Bersani, sotto shock per il calcio di rigore sbagliato a porta vuota (gentile copyright Matteo Renzi), aggrappato affannosamente al sogno di premierato attraverso il non sfavore dei grillini. Boldrini e quell'altra sciagura di Pietro Grasso furono la libbra di carne pagata, inutilmente, agli ortotteri, che Grillo rispose comunque niet.
Le ribalderie della Boldrini, le sue acidità, il suo fastidio per l'opposizione - e sì che il suo partito in teoria proprio all'opposizione sta, ma a lei che importa, ora che Vendola e compagni non gli servono più ? - sono ben elencate dal vicedirettore del Fatto.
Confesso, dopo Scalfaro credo che Boldrini sia il personaggio che più mi ha suscitato fisico fastidio, oltre alla totale disapprovazione ( e peggio) per il suo operato. L'unica consolazione, è che alla fine il presidente della Camera conta molto poco, mentre dal Colle l'altro potè fare danni.
E così ecco che anche Travaglio finisce pressoché testuale sul Camerlengo e mi ritrovo a vergare le parole di Mozart, nel suo bel Don Giovanni :
«Non l'avrei giammai creduto;
Ma faro' quel che potro'»
Boldrini
Travaglio: "Laura sei peggio della bigottissima Donna Prassede"
Laura Boldrini come la bigottissima Donna Prassede. Marco Travaglio
dedica questa mattina il suo editoriale alla presidente della Camera
con tanto di un pezzo virgolettato dei "Promessi sposi" che consiglia
vivamente alla "papessa" di leggere, o rileggere, nella speranza che
rifletta e riveda se stessa in quel personaggio "petulante e
pestilenziale descritto con feroce ironia da Alessandro Manzoni" e
"smetta di interpretarlo ogni giorno dal suo scranno, anzi piedistallo
di terza carica dello Stato".
Travaglio si diverte poi a ricordare gli episodi più significativi della carriera politica della Boldrini: dall'anatema contro Miss Italia, alla caccia (con tanto di Polizia Postale) degli zuzzurelloni che avevano postato su internet un fotomontaggio che la ritraeva in desabillé, passando per l'ordine di ristampare intere risme di carta intestata con la sconveniente dicitura "Il presidente della Camera" con la più decorosa "La presidente della Camera", fino a quando, scrive Travaglio, "ha fatto sapere alla Nazione di non avere per nulla gradito l’imitazione “sessista” della ministra Boschi fatta a Ballarò da Virginia Raffaele, scambiando la satira per lesa maestà e l’umorismo su una donna potente per antifemminismo. E chissenefrega, risponderebbe in coro un altro paese, abituato alla democrazia, dunque impermeabile alla regola autoritaria dell’Ipse Dixit. Invece siamo in Italia, dove qualunque spostamento d’aria provocato dall’aprir bocca di un’Autorità suscita l’inevitabile dibattito".
Certo, scrive Travaglio, Laura Boldrini, come volontaria nel Terzo Mondo e poi come alta commissaria Onu per i rifugiati, vanta "un curriculum di bontà da santa subito". Poi però, poco più di un anno fa, entrò nel listino personale di Nichi Vendola e, non eletta da alcuno, anzi all’insaputa dei più, fu paracadutata a Montecitorio nelle file di un partito del 3 per cento e issata sullo scranno più alto da Bersani, in tandem con Grasso al Senato, nella speranza che i 5Stelle si contentassero di così poco e regalassero i loro voti al suo governo immaginario. "Fu così che la donna che non ride mai", ironizza il vicedirettore del Fatto, "e l’uomo che ride sempre (entrambi per motivi imperscrutabili) divennero presidenti della Camera e del Senato. La maestrina dalla penna rossa si mise subito a vento, atteggiandosi a rappresentante della “società civile” (ovviamente ignara di tutto) e sventolando un’allergia congenita per scorte, auto blu e voli di Stato. Salvo poi, si capisce, portare a spasso il suo monumento con tanto di scorte, auto blu e voli di Stato. Tipo quello che la aviotrasportò in Sudafrica ai funerali di Mandela, in-salutata e irriconosciuta ospite, in compagnia del compagno. Le polemiche che ne seguirono furono immancabilmente bollate di “sessismo” e morte lì".
L'editoriale, che si conclude con il capitolo XXVII dei "Promessi sposi", contiene un appello: "Se ogni tanto si ghigliottinasse la lingua prima di parlare farebbe del bene soprattutto a se stessa, che ne è la più bisognosa. In fondo non chiediamo molto, signora Papessa. Vorremmo soltanto essere lasciati in pace, a vivere e a ridere come ci pare, magari a goderci quel po’ di satira che ancora è consentito in tv, senza vederle alzare ogni due per tre il ditino ammonitorio e la voce monocorde da navigatore satellitare inceppato non appena l’opposizione si oppone".
Travaglio si diverte poi a ricordare gli episodi più significativi della carriera politica della Boldrini: dall'anatema contro Miss Italia, alla caccia (con tanto di Polizia Postale) degli zuzzurelloni che avevano postato su internet un fotomontaggio che la ritraeva in desabillé, passando per l'ordine di ristampare intere risme di carta intestata con la sconveniente dicitura "Il presidente della Camera" con la più decorosa "La presidente della Camera", fino a quando, scrive Travaglio, "ha fatto sapere alla Nazione di non avere per nulla gradito l’imitazione “sessista” della ministra Boschi fatta a Ballarò da Virginia Raffaele, scambiando la satira per lesa maestà e l’umorismo su una donna potente per antifemminismo. E chissenefrega, risponderebbe in coro un altro paese, abituato alla democrazia, dunque impermeabile alla regola autoritaria dell’Ipse Dixit. Invece siamo in Italia, dove qualunque spostamento d’aria provocato dall’aprir bocca di un’Autorità suscita l’inevitabile dibattito".
Certo, scrive Travaglio, Laura Boldrini, come volontaria nel Terzo Mondo e poi come alta commissaria Onu per i rifugiati, vanta "un curriculum di bontà da santa subito". Poi però, poco più di un anno fa, entrò nel listino personale di Nichi Vendola e, non eletta da alcuno, anzi all’insaputa dei più, fu paracadutata a Montecitorio nelle file di un partito del 3 per cento e issata sullo scranno più alto da Bersani, in tandem con Grasso al Senato, nella speranza che i 5Stelle si contentassero di così poco e regalassero i loro voti al suo governo immaginario. "Fu così che la donna che non ride mai", ironizza il vicedirettore del Fatto, "e l’uomo che ride sempre (entrambi per motivi imperscrutabili) divennero presidenti della Camera e del Senato. La maestrina dalla penna rossa si mise subito a vento, atteggiandosi a rappresentante della “società civile” (ovviamente ignara di tutto) e sventolando un’allergia congenita per scorte, auto blu e voli di Stato. Salvo poi, si capisce, portare a spasso il suo monumento con tanto di scorte, auto blu e voli di Stato. Tipo quello che la aviotrasportò in Sudafrica ai funerali di Mandela, in-salutata e irriconosciuta ospite, in compagnia del compagno. Le polemiche che ne seguirono furono immancabilmente bollate di “sessismo” e morte lì".
L'editoriale, che si conclude con il capitolo XXVII dei "Promessi sposi", contiene un appello: "Se ogni tanto si ghigliottinasse la lingua prima di parlare farebbe del bene soprattutto a se stessa, che ne è la più bisognosa. In fondo non chiediamo molto, signora Papessa. Vorremmo soltanto essere lasciati in pace, a vivere e a ridere come ci pare, magari a goderci quel po’ di satira che ancora è consentito in tv, senza vederle alzare ogni due per tre il ditino ammonitorio e la voce monocorde da navigatore satellitare inceppato non appena l’opposizione si oppone".
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