mercoledì 2 aprile 2014

"VIA LA POLIZIA DAGLI STADI. ARRANGIATEVI DA SOLI" E L'URUGUAY RISCHIA IL MONDIALE

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Deve essere un buon momento per quelli che mostrano i muscoli visto che in diversi arrivano al vertice. Succede a Valls in Francia, al rottamatore per eccellenza in Italia, e nel 2010 accadde a Jose' (detto  Pepe) Mujica in Uruguay. Un guerrigliero, un "terrorista"  - chi ricorda i "Tupamaros"? ,  un comunista vero, di quelli , rarissimi, coerenti. Diventato Presidente , ha continuato a vivere come una persona umile, del popolo povero, che ha sempre difeso :   riceve dallo Stato uruguaiano un appannaggio di 12.000 dollari al mese per il suo lavoro alla guida del paese, ma ne dona circa il 90% a favore di organizzioni non governative e di assistenza ai bisognosi. La sua auto è un Maggiolino degli anni Settanta. Vive in una piccola fattoria nella periferia di Montevideo, avendo  rinunciato a vivere nel palazzo presidenziale. Il resto del suo  stipendio è di circa 1.500 dollari; in un' intervista ha dichiarato  "Questi soldi mi devono bastare perché ci sono molti Uruguaiani che vivono con molto meno!"
Insomma, non so cosa fece negli anni 60 e 70, ma certo oggi è una persona da rispettare, anche non convidendone le idee.
Peraltro, in ordine al problema degli stadi violenti, succede  che le mie, di idee, coincidano con le sue.
Adesso accade di meno, almeno non in forme devastanti che finiscono sui media, ma io ricordo bene le trasferte dei tifosi, i treni "sequestrati", dove tanti tra gli ultrà non si sognavano di pagare, e che venivano letteralmente devastati. Poi c'è stata la stagione degli "espropri" agli autogrill da parte delle bestie in giro coi pulmann. Tuttora, le partite richiedono la mobilitazione di centinaia di agenti delle forze dell'ordine, e in qualche partita di cartello, sensibile, arriviamo a misure di sicurezza simil G8 ...
Bene, in tutti questi casi io ho sempre pensato che il calcio andasse fermato, che non era pensabile che per la pazzia di qualche migliaio di persone, interi quartieri venissero paralizzati, spese cifre ingenti tra prevenzione, straordinari e danni, senza contare gli scontri, i feriti. Questo stato di cose doveva finire.
Bene, c'è chi ne ha il potere e  lo fa ; così, dopo una partita dove gli ultrà del Nacional si erano scontrati con la polizia, ferendo 28 agenti, Mujica ha ritirato la polizia dagli stadi di Montevideo. "adesso la sicurezza ve la garantite da soli !".
La Fifa si è agitata, pare che qualcuno abbia parlato di "interferenza della politica sul calcio". Non so se esiste un demente che abbia veramente detto una cosa del genere (Blatter potrebbe in effetti...) ma la risposta del Presidente uruguaiano  è stata semplice : io mi occupo degli stadi. Sottotitolo : e del calcio me ne frego....
Ora, in Uruguay non sono meno malati degli italiani per la pelota, anzi, eppure ecco un Presidente che se ne frega della popolarità e se c'è da risolvere un problema, lo fa anche se dovesse costare, per un po', togliere il giocattolo preferito ai suoi concittadini. 
Hasta la victoria Presidente ! 

La notizia è presa dal Corriere della Sera, articolo di Rocco Cotroneo 




Troppa violenza nel calcio: l’Uruguay rischia il Mondiale
Il presidente Mujica pretende
 penalizzazioni e teppisti schedati  

RIO DE JANEIRO — Un intervento drastico contro la violenza negli stadi ha scatenato una crisi senza precedenti nel calcio uruguaiano, a due mesi e mezzo dall’inizio dei Mondiali. E ora si parla persino della possibile sospensione della Celeste dal torneo in Brasile, nel quale Cavani e compagni affronteranno quasi subito l’Italia (partita a Natal il 24 giugno, prima fase). Tutto nasce dall’inedita decisione del presidente della Repubblica, José Mujica, dopo l’ennesimo episodio di violenza: ha ordinato di ritirare la polizia dai due stadi della capitale Montevideo, Centenario e Parque Central, dove giocano le due squadre più titolate del Paese, il Peñarol e il Nacional.
«Sono disposto a fermare il calcio, se sarà necessario. O tagliamo il male alla radice o non potremo continuare con le partite», ha detto Mujica nell’intento di costringere i club e la federazione a prendere misure contro la violenza e a collaborare nell’identificazione dei facinorosi. L’episodio più grave era avvenuto poche ore prima. In una partita della Coppa Libertadores tra il Nacional e gli argentini del Newell’s Old Boys, gli ultrà di casa hanno affrontato le forze dell’ordine, lasciando 28 poliziotti feriti. Ora basta, ha tuonato Mujica, la sicurezza negli stadi d’ora in poi ve la garantite da soli. Lo Stato ha altri problemi a cui pensare.
L’annuncio di Mujica ha scatenato una reazione a catena. Prima i giocatori del Nacional si sono rifiutati di scendere in campo senza poliziotti, in una partita di campionato domenica scorsa. Poi il presidente dell’Afa (la Federcalcio uruguaiana), Sebastián Bauzá, ha presentato le dimissioni, insieme a tutti i dirigenti. Secondo il quotidiano spagnolo El Pais la crisi in Uruguay sarebbe sotto stretta osservazione da parte della Fifa, che potrebbe arrivare alla sanzione massima di escludere l’Uruguay dal Mondiale. Motivo: l’ingerenza politica nel calcio, proibita dallo statuto. Da Zurigo, al momento, non giunge alcuna conferma. «Non commentiamo l’accaduto — ha detto un portavoce della Fifa —, non abbiamo ancora ricevuto comunicazioni ufficiali sul vertice dell’Afa». Per intervenire così duramente la Fifa dovrebbe dimostrare che è stato il potere esecutivo ad aver decapitato il vertice del calcio, interpretazione che la presidenza dell’Uruguay respinge. «Non ho messo il naso nel calcio, io mi occupo degli stadi», ha detto Mujica. Nelle prossime ore incontrerà i vertici delle squadre e della federazione. È disposto a far tornare i poliziotti negli stadi a due condizioni: vuole che i club schedino i violenti con un software di riconoscimento dei volti (e sono loro a doverlo finanziare) e che vengano applicate le punizioni disciplinari in uso in vari Paesi del mondo, quelle che penalizzano con perdite di punti le squadre coinvolte in episodi di violenza. In un Paese pazzo di «futbol» come l’Uruguay, e dove l’attesa per i prossimi Mondiali è enorme, il caso è in vetta alle priorità nazionali. Una squadra con una federazione decapitata non può affrontare con tranquillità la preparazione, sempre che non avvenga il peggio. In realtà, la violenza negli stadi è appena una delle ragioni che vedono affrontarsi da tempo i club e la politica del calcio. Ci sono liti pesanti tra le squadre per i diritti televisivi ed esiste la denuncia di sette club contro la Conmebol (la Uefa del Sudamerica) per sottrazione di fondi. Venerdì, intanto, è in programma un’altra giornata di campionato e i due incontri negli stadi di Montevideo rischiano di saltare se non si giungerà a un accordo.
Rocco Cotroneo

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