giovedì 12 giugno 2014

"SIAMO IL PARTITO DEMOCRATICO, MICA QUELLO ANARCHICO" I RENZIANI RISPONDONO COSì ALL'AUTOSOSPENSIONE DI MINEO E ALTRI SENATORI PD

Leggendo la formazione dei senatori democratici che si sono autosospesi in segno di protesta per il blitz operato in commissione Affari Costituzionali, noto subito che ci sta il gotha di quelli che mi stanno sulle palle di quel partito, Corradino Mineo in testa ( ma a ruota, proprio attaccato, c'è Felice Casson).
Già questo mi porterebbe a dire : vai Renzino !  
Poi, condivido la chiosa di Luca Lotti (strano, che in genere non mi pare dica cosa intelligenti) : siamo il partito democratico, mica quello anarchico.
Giusto. Però deve valere per tutti. Anche per gli ortotteri, quando invece si dà del fascista epuratore a Grillo quando espelle quelli che "hanno usato il movimento come un taxi per farsi eleggere", per usare l'espressione recente del Premier. 
Il problema sta sempre lì : disciplina di partito e assenza del vincolo di mandato.
Certo, i democrats osserveranno che loro non espellono nessuno, semplicemente fanno prevalere l'ottica dei numeri e quindi nel partito si discute, le voci di dissenso hanno piena libertà di espressione ma poi si vota e si decide la linea. Chi non si attiene, faccia un passo a lato, certo non occupa la presidenza di commisisoni importanti.
Sacrosanto. Domanda a Renzi e ai suoi : come mai non accadde così per l'elezione di Marini quale presidente della Repubblica ? (poi "l'ognun per sé" si è ripetuto, per fortuna, con Prodi ).
Comunque, ricordata l'incoerenza, che è cifra costante dei politici, e Renzino ha già dimostrato che, anche in questo, lui è di razza, personalmente ritengo che un governo faccia bene a portare avanti la sua idea di riforma, e se per farlo si usano a volte metodi poco ortodossi (in effetti quelli che si sono visti con Mauro prima e con MIneo poi, sono colpi sotto la cintura) , ebbè è la politica signori, come e più del calcio, gioco non adatto alle "signorine".
Nel merito, io devo ancora capire bene il pasticcio che sta venendo fuori. Perché o si elimina il bicameralismo perfetto, e quindi il Senato scompare o al più rimane, come la CAmera dei Lord, a fare nobile testimonianza, e allora va bene. Oppure viene ridimensionato ma CONSERVA dei poteri importanti, anche legislativi, e allora mi tocca dire che hanno ragione Mineo e compagni : deve essere eletto dai cittadini e NON da nominati, figuriamoci poi dal Presidente della Repubblica, che già questo privilegio suona male coi senatori a vita, finiti a garantire maggioranze governative altrimenti inesistenti (il governo Prodi 2006 fu addirittura incestuoso in questo senso).
Comunque sia, dalle parti del PD hanno ripreso a darsele di santa ragione, il che ci tranquillizza, come ogni cosa che riprende il suo corso naturale.
L'articolo è tratto da La Stampa






Pd nel caos, 14 senatori autosospesi:
“Solidali con i due colleghi epurati”
Renzi: “Non lascio il Paese a Mineo”

la minoranza dem in rivolta dopo l’allontanamento del senatore e di Chiti
dalla commissione Affari Costituzionali: «Violato l’articolo 67 della Carta».
Il premier: «Il partito non è un taxi che si prende solo per farsi eleggere»

ANSA
Corradino Mineo si era espresso contro la linea espressa dal governo
Lo scontro sulle riforme costituzionali spacca il Pd. Dopo il siluramento di Corradino Mineo e Vannino Chiti dalla Commissione Affari costituzionali, 14 senatori della minoranza si autosospendono dal gruppo del partito democratico e dichiarano guerra all’«epurazione» imposta da Renzi. Il premier risponde a stretto giro da Pechino: «Sulle riforme non lasciamo il diritto di veto a nessuno». «È stupefacente che Mineo parli di epurazione - aggiunge Renzi parlando con i suoi. Il Pd è davanti a un bivio, «non ho preso il 41% per lasciare il futuro del Paese a Mineo», aggiunge il primo ministro di ritorno dall’Asia. E sabato, all’assemblea dei democratici, si annuncia battaglia: nella sede del Pd ci sarà un’enorme cartellone con la scritta 40.8% come sfondo.

LO STRAPPO
Il braccio di ferro è durissimo. per il segretario si tratta della prima vera grana dal trionfo elettorale alle Europee. «La rimozione dei senatori Chiti e Mineo decisa ieri dalla presidenza del gruppo rappresenta un’epurazione delle idee considerate non ortodosse», attacca Paolo Corsini. Civati accusa renzi di voler «eliminare il dissenso» per fare le riforme solo «con gli amici». È una «palese violazione della nostra Carta fondamentale. Chiediamo dunque alla presidenza gruppo Parlamentare un chiarimento». Lo schiaffo è forte, ma i fedelissimi del premier rigettano la palla nel campo della minoranza. Spiega il ministro Boschi: «Nessuno ha chiesto loro di autosospendersi. Dovranno essere loro a decidere se far parte del processo di riforme o fare una scelta diversa».

SCAMBIO DI ACCUSE
I senatori autosospesi sono Felice Casson, Vannino Chiti, Paolo Corsini, Erica D’Adda, Nerina Dirindin, Maria Grazia Gatti, Francesco Giacobbe, Sergio Lo Giudice, Claudio Micheloni, Corradino Mineo, Massimo Mucchetti, Lucrezia Ricchiuti, Walter Tocci, Renato Turano. «Apprezzo il Renzi politico e penso sia una risorsa ma il renzismo-stalinismo è grave. Non era mai successo che si violasse così l’articolo 67 della Costituzione», cioè quello che vieta il vincolo di mandato per i parlamentari, attacca proprio Mineo. Il ministro Boschi e i senatori Zanda e Finocchiaro «hanno danneggiato il progetto» di riforme, «lo hanno fatto con un incomprensibile, arbitrario e supponente ritorno indietro rispetto al dibattito che si è svolto in Commissione. È un modo di procedere poco rispettoso del parlamento. Per aver detto questo sono stato cacciato», sottolinea ancora il senatore della minoranza civatiana Pd. Non passa neanche un’ora dalla notizia, che il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi precisa: «Il processo delle riforme va avanti, non si può fermare per dieci senatori». E rinvia la discussione: «In assemblea arriveranno le spiegazioni». Più vivace Luca Lotti, sottosegretario alla presidenza: «Tredici senatori non possono permettersi di mettere in discussione il volere di 12 milioni di elettori e non possono bloccare le riforme che hanno chiesto gli italiani». Poi minimizza la portata della protesta: «Ci aspettavamo 20 persone, sono solo 14. Mineo ha tradito l’accordo con il gruppo. Siamo un partito Democratico, non anarchico».

LA RIFORMA CONTESTATA
Mineo, Chiti e la minoranza del Pd sono contrari a una riforma del Senato che lo renda composto da membri non eletti. Il braccio di ferro dura da mesi, ma ieri la situazione è precipitata con il siluramento di Mineo dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato. Civati carica a testa bassa: «Se Renzi pensa di portare a Berlusconi lo scalpo di Mineo e di Chiti, fa un errore di valutazione: il testo Boschi passerebbe in commissione, ma non in Aula, dove le perplessità riemergerebbero, a maggior ragione dopo l’umiliazione costituzionale di ieri». nel mirino di Mineo finisce anche il ministro Boschi: «La informiamo che noi facciamo parte del processo di riforme e che è stata lei a privilegiare il suo orgoglio e la sua vanità, perché dopo 28 ore di dibattito in Senato, con la riforma a portata di mano, con le opposizioni che davano ragione a Matteo Renzi su questioni fondamentali come la fine del bicameralismo, la riduzione dei parlamentari e dei costi, la legge di bilancio solo alla Camera, invece di tener conto di questo e di far fare alla senatrice Anna Finocchiaro una relazione che partisse dal testo Boschi-Renzi migliorandolo in qualche punto, ha chiesto e ottenuto che si tornasse al testo-base».

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