Come affermava e scriveva con fermezza Oriana Fallaci ( Oriana Fallaci- Io trovo vergognoso - I Find It Disgraceful..flv), "io sto con Israele", e quindi sostengo il suo diritto ad esistere nella terra dove quel popolo è nato e vissuto per secoli, da dove è stato cacciato e poi tornato e nel quale il mondo, per il rimorso dell'eccidio permesso, ha consentito costituisse un nuovo Stato. Ovviamente un uguale diritto ce l'hanno i palestinesi, che, pur non avendo mai avuto un loro Stato, in quella stessa terra sono vissuti e vivono. SI tratta di conciliare questi due diritti e non è affatto facile, dopo un secolo di guerre, di attentati, di lutti a migliaia da entrambe le parti, e con le fazioni radicali assai attive ed efficaci ad impedire ogni sorta di compromesso.
Nel momento in cui la parola passa alle armi, e finché esse sparano, il mio stare con Israele è fermo, ma capisco e ascolto con attenzione le parole che vengono pronunciate dai moderati israeliani.
Ieri era stato Etgar Karet ( http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2014/07/gli-israeliani-divisi-da-sempre-sul.html)..., oggi è Noa, che con più forza denuncia gli errori - se non la malafede, secondo l'autrice di questa sorta di lettera aperta alle persone di buona volontà - di Netanyahu.
Mi domando però sempre : perché il Corriere della Sera non trova mai da pubblicare l'appello ad Hamas di un palestinese moderato ?
Canto e piango
per i due popoli
Un’altra strada c’è:
tendere la mano
ai moderati
di NOA
Saluti a tutti dal nostro angolo del Medio Oriente, dove da qualche giorno è scoppiato l’inferno.
Ogni ora suonano le sirene di allarme vicino casa mia: missili in arrivo. A Tel Aviv è ancora peggio. Oggi viaggiavo con mio figlio e ho fermato la macchina in mezzo alla strada per precipitarmi in un edificio poco distante, non appena è partito l’ululato delle sirene. Qualche minuto dopo, abbiamo sentito tre forti esplosioni che hanno fatto tremare i muri. Nel sud del Paese, la situazione è insopportabile: la vita si è fermata, la gente passa gran parte del tempo rintanata nei rifugi antiaerei. I razzi vengono per lo più intercettati dal nostro sistema difensivo, ma non tutti. Ogni civile rappresenta un bersaglio, i nostri figli sono scossi, traumatizzati, le ferite emotive irreversibili. E i tunnel, scavati nel sottosuolo, sbucano proprio davanti alla porta di alcuni kibbutz sul confine di Gaza. Nei miei incubi peggiori riesco solo a immaginare a che cosa possano servire: contrabbando, rapimenti, torture, uccisioni! I nostri soldati sono in prima linea al fronte. Sono i nostri figli, i figli dei nostri amici e dei nostri vicini, i ragazzi e le ragazze chiamati dal governo a servire il loro Paese. Già vediamo bare avvolte nelle bandiere, parenti in lacrime, vite distrutte, si recita il Kadish… una routine purtroppo ben nota, e sconvolgente.
E che dire degli abitanti di Gaza, santo Iddio, quante tremende sventure può sopportare quella gente? È davvero condannata a soffrire per l’eternità per mano dei suoi crudeli tiranni? Le immagini dei bambini morti o feriti, le madri urlanti con i vestiti sporchi di sangue, le macerie e la devastazione, il terrore nei loro occhi, solo cinque minuti per uscire di casa, per scappare e mettersi in salvo prima delle bombe… nessun rifugio. Con le tattiche talebane di Hamas da una parte e i bombardieri F16 dell’esercito israeliano dall’altra, questa povera gente si ritrova intrappolata e senza scampo, schiacciata dalle ganasce d’acciaio della cecità e della stupidità! La conta dei morti aumenta di giorno in giorno, per l’amor di Dio!
I militanti di Hamas sono estremisti, jihadisti, gente pericolosa che punta a sterminare tutti gli ebrei, compresa me e i miei figli, non riconosce Israele e vuole trasformare tutti gli abitanti di Gaza in shahid, usandoli come scudi umani. Ne abbiamo sentito parlare. Ma è giusto accusare ogni uomo, donna e bambino per questa tragica pazzia da entrambi i lati?
Voglio scendere in piazza e gridare la mia verità. Ci sono solo due fazioni, e non si tratta di israeliani e palestinesi, ebrei e arabi, ma soltanto di moderati ed estremisti. Io mi schiero con i moderati, dovunque essi siano. E il nostro campo deve unire le forze e trovare unità. Io non ho nulla da spartire con gli estremisti ebrei che bruciano vivi i bambini, che avvelenano i pozzi e sradicano alberi, che prendono a sassate i ragazzini che vanno a scuola, che sono imbevuti di odio e si credono nel giusto. Il fatto che io abbia in comune con loro la religione e il passaporto non significa nulla per me.
Allo stesso modo, gli estremisti dell’altra sponda sono i miei più feroci nemici. Ma il loro odio non è diretto solo contro di me, bensì anche contro i moderati della loro società, facendo di noi tanti compagni d’armi. Ci sono voci più liberali nel mondo musulmano, ci sono partner per il dialogo! Abbiamo provato a tendere loro la mano? No. Anzi, il governo guidato da Netanyahu ha fatto di tutto per sabotare ogni tentativo di riconciliazione. Ha indebolito e umiliato Abu Mazen, capo del più moderato Olp, che ha affermato più volte di volere la pace. A più riprese, il governo Netanyahu ha disatteso gli impegni presi, rifiutandosi con mille pretesti di liberare i prigionieri che aveva promesso di rilasciare, ha preferito continuare a costruire insediamenti come se non vi fossero negoziati in corso. È come prendere ripetutamente a schiaffi qualcuno, ripetendo candidamente «Facciamo la pace!»
Solo il dialogo potrà salvarci. Solo uno sforzo congiunto per rafforzare i moderati ed emarginare per quanto possibile gli estremisti potrà riaccendere qualche speranza. Per quanto noi, in Israele, odiamo e disprezziamo Hamas, Hamas non scomparirà come per incanto. Abbiamo preso seriamente in considerazione le condizioni da loro avanzate per un cessate il fuoco? Molte di esse sono ragionevoli. Perché non cerchiamo di alleviare le sofferenze di Gaza, consentendo agli abitanti di migliorare le proprie condizioni economiche, restituire dignità alla loro vita in cambio di una tregua decennale. In quel lasso di tempo cambierà la mentalità dei giovani e anche un modesto livello di prosperità potrà diventare il catalizzatore del cambiamento! Perché immaginare che questi anni serviranno solo a rafforzare la potenza militare di Hamas? Le condizioni saranno sottoposte ai controlli della comunità internazionale. Forse potrà emergere una nuova realtà in cui Hamas, grazie a giovani leader capaci di vedere orizzonti diversi, potrebbe lasciarsi ricondurre a una dimensione politica in grado di favorire il dialogo.
Chiedo a me stessa, e a Netanyahu: perché non osiamo percorrere una strada nuova? Accogliamo Abu Mazen, fermiamo la costruzione di insediamenti, appoggiamo il governo di unità, riapriamo i confini di Gaza e riprendiamo gli scambi commerciali sotto il controllo di istituzioni internazionali, condividiamo i sogni dei palestinesi, spalanchiamo le braccia agli interventi internazionali e conquistiamoci un vero alleato per SCONFIGGERE il mostro dell’estremismo! Scacco matto.
Se di nuovo scegliamo la spada al posto della parola, se santifichiamo la terra anziché la vita dei nostri figli, ben presto saremo costretti a cercare una patria sulla luna, perché la nostra terra sarà così inzuppata di sangue e stipata di tombe che non resterà più posto per i vivi. Ho scritto queste parole e le ho cantate con la mia amica Mira Awad. E oggi suonano più vere che mai: «Quando piango, piango per entrambi. Il mio dolore non ha nome. Quando piango, piango rivolta al cielo spietato e dico: Ci deve essere un’altra strada».
CATERINA SIMON
RispondiEliminaAmos Oz una volta ha scritto. " Ci sono 2 modi per risolvere una tragedia. Uno è quello di Shakespeare e l'altro quello di Cechov. In Shakespeare alla fine sono tutti morti, la scena è coperta di sangue e la Giustizia aleggia su tutto. In Cechov sono tutti frustrati e arrabbiati, col cuore a pezzi, ma vivi. E tutto quello che voglio è che ci sia una fine cechoviana alla nostra tragedia."
Una riflessione bellissima, da incorniciare e ricordare
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