domenica 29 maggio 2011

LETTERE

Pubblico queste pagine prese dal libro della Mastrocola . Le trovo significative e belle. Molti ci si potranno riconoscere. A me è successo.

"Non so se mio padre sia stato un buon padre. Cosa ne sa un figlio di che padre ha avuto e di che padre poteva avere ? A me è toccato lui e per me, sai una cosa ? è stato un eroe. L'unico uomo che mi sarebbe piaciuto essere, in questa nostra epoca dove tutti si credono chissà chi e poi, se vai a scavare, nessuno ha fatto niente che valesse davvero qualcosa. Oggi che è così difficile trovare un posto o mantenere quello che si ha, mi sento un privilegiato ad avere un lavoro come il mio. Ho raggiunto una buona posizione , come si suol dire.....
Ebbene tutto questo lo devo a mio padre, non credere che non me ne renda conto. Un povero emigrante meridionale con la quinta elementare...Ma aveva capito che far studiare un figlio è tutto e ci ha dato dentro, ha passato 40anni  della sua vita dormendo di giorno, quattro ore : così poteva fare i turni di notte che gli fruttavano uno stipendio maggiore e aveva modo di fare un secondo lavoro nel pomeriggio. Solo per permettere a me di studiare capisci ? Quel poco di buono ch eho fatto, se l'ho fatto, lo devo a lui....".
Mio padre non ha mai scritto una lettera al suo. Però, con minore enfasi ( mio padre era timido e chiuso) , era questo che mi diceva di mio nonno , lui, figlio di un impiegato della Stefer e di una casalinga,  diventato Magistrato.
Lettere così, scrive giustamente la Mastrocola, ce ne sono e ce ne potrebbero essere per fortuna MOLTE. E meno male !.
Più rare, o chissà, forse ancora nessuna, è stata scritta in quest'altro modo :
"Non so se mio padre sia stato un buon padre. Cosa ne sa un figlio di che padre ha avuto e di che padre poteva avere ? A me è toccato lui e per me, sai una cosa ? è stato un eroe. Un uomo che non s'è fermato davanti a niente, neanche davanti ad un figlio che l'ha tradito...Io, lo sai, non sono diventato quello che voleva lui. Mi ha lasciato libero, e io ho scelto la mia vita come mi pareva. Adesso che non c'è più vorrei dirgli questo : grazie papà è stato il regalo più grande che potevi farmi. io lo so che volevi che diventassi architetto come te. Sognavi per me un grande destino. Mi avresti fatto studiare nelle università migliori del mondo. quando ti ho detto che volevo coltivare la terra, che per me piantare un seme e veder crescere una pianta era tutto, me lo ricordo : hai abbassato il viso. Non hai parlato per giorni...Me lo ricordo benissimo.  Poi una sera, faceva ancora freddo, era forse marzo, mi hai preso da una parte, mi hai portato davanti alla finestra  dove il sole illuminava un pezzo del nostro parco e mi hai detto : Fà quello che ti senti di fare, figlio mio. E poi ha aggiunto : MA che sia fatto bene !  Non si dimenticano cose così. La mia vita non è facile, ma è la vita che volevo. Sono contento di quello che faccio....Non ho uno studio importante, non giro il mondo, non sono diventato né ricco né famoso. Ma mi sento felice, tutto qui..."
Scrive la Mastrocola : " Ecco, una lettera così mi piacerebbe esistesse, prima o poi".


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