sabato 11 giugno 2011

SE SPARA LA SIRIA

Io ho il privilegio di conoscere Paolo Matthiae.  
" Professore di archeologia e storia dell'arte del Vicino Oriente presso la Università degli studi di Roma "La Sapienza", nonché direttore della spedizione italiana ad Ebla, della quale è   lo scopritore,  nel 1963   Ha pubblicato numerosi libri ed articoli relativi ad Ebla e alla storia dell'arte della Mesopotamia e della Siria in genere; in essi, partendo dall'esperienza condotta sul campo, ha intrapreso una revisione critica del ruolo storico della Siria nel quadro delle civiltà del  Vicino Oriente. 
È membro di varie istituzioni, tra le quali l' Accademia Nazionale dei Lincei, la Fondazione Balzan, l' Académie des inscriptions et belles-lettres e il Deutsches Archäologisches Institut; è laureato honoris causa alla Università Autonoma di Madrid
Insignito nel 1995 della seconda massima onorificenza della Repubblica, divenendo Cavaliere di gran croce.  
Quindi una persona eccezionale, che di Siria e Oriente ne capisce.

Eppure anche lui cade nel "tifo" , nella tentazione di credere a ciò che vorrebbe piuttosto a ciò che è.
Lo constato parlando con lui della Siria, e di quello che accade li da quasi due mesi.
La sua ipotesi - c'è da dire che il Prof. Matthiae non parla mai con i toni dell'"assoluto" ( e considerato che è amico stretto di personaggi mai toccati dal dubbio come Asor Rosa e De Mauro, non è mica pregio da poco ) - è che in Siria il dissenso sia fomentato da forze straniere (la tesi ufficiale del regime ahimè) e dai Fratelli Musulmani, la realtà religiosa più diffusa e anche più "ortodossa". Insomma, come del resto in altri paesi arabi, le istanze sincere di riforma in senso libertario e democratico sono strumentalizzate da agenti esterni e soprattutto da questa forte realtà socio-religiosa che ha tutto l'interesse di abbattere Assad ( il padre li massacrò ad HAMA negli anni 80 ) .  Ora che in tutto questo ci sia della verità (in realtà limitatamente ai Fratelli Musulmani, agli inquinamenti stranieri non credo) lo penso, ma "secondaria", mentre alla base c'è quella insofferenza tipica soprattutto delle generazioni più giovani ad un regime che nega ogni libertà non risolvendo tra l'altro i problemi essenziali della popolazione che vive sostanzialmente in una dimensione di dignitosa (non misera insomma )  povertà.
In conclusione, la mia convinzione è che in Siria ci sia veramente in atto un grande, diffuso dissenso popolare , come è stato in Tunisia ma ancor di più in Egitto (la Libia lasciamola da parte perché "fa caso a sé") , con la differenza fondamentale che lì c'erano regimi sotto protettorato occidentale e quindi le pressioni degli USA in particolare perché ci fosse una soluzione incruenta e quindi l'allontanamento dei capi del paese oggetto della contestazione , fu perseguibile (poi i problemi restano, ma questa è un'altra cosa) . In Siria la musica è MOLTO diversa. Assad ha amici potenti, PRIMO tra tutti l'IRAN, ma anche Hamas , Hezbollah e al Consiglio di Sicurezza Onu due buoni protettori (Cina e soprattutto Russia).
 E quindi li la pressione diplomatica , pure messa in moto, serve a nulla (almeno finora così è stato) e non c'è nemmeno da sognarsi di fare li quello che si è fatto in Libia, dove, in nome della difesa dei civili minacciati da Gheddafi, è intervenuta la Nato su mandato dell'ONU. In Siria ci sono stati oltre 1000 morti dall'inizio delle manifestazioni, e la repressione proprio ieri si è inasprita.
La Siria in piazza per la democraziaIl doppiopesismo è una realtà insuperabile, in Medio Oriente di più.

 http://www.youtube.com/watch?v=VweVwwI7Q7o&feature=player_detailpage

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