domenica 3 luglio 2011

MA LE VIE DI MEZZO SONO FINITE ?


Io l'ho sfogliato il libro della Amy Chua, "Il ruggito della Mamma tigre " ma a pagina 50 mi sono fermato. Avevo capito che stavamo a parlare di nulla...
In realtà bastava le prime righe della prima pagina. 
La madre cinese :
" Per esempio , alle mie figlie Sophia e Luoisa non è mai stato permesso di :
  1. andare a dormire dalle amiche
  2. andare a giocare dalle amiche 
  3. partecipare ad una recita scolastica 
  4. lamentarsi di non poter partecipare a una recita scolastica
  5. guardare la televisione o giocare coi videogiochi
  6. scegliere le attività extrascolastiche
  7. prendere un voto inferiore a 10
  8. non essere la migliore in ogni materia tranne educazione fisica e recitazione
  9. suonare uno strumento che non fosse il pianoforte o il violino
  10. non suonare il pianoforte o il violino 
Bel decalogo no ?
Questo libro negli USA è un best seller....e non so come sia possibile perché anche se immagino  che le madri americane siano  diverse dalle nostre in permissivismo e vizi , nemmeno penso si avvicinino lontanamente a qualcosa del genere. 
Conosco da vicino due gnomi italici seguiti ogni anno da una au pair diversa, rigorosamente nordamericana per la questione dell'inglese da insegnare ai nostri piccoli eroi...
Bene, quattro au par diverse , provenienti dal Canada, da Seattle, da NY, da Los Angeles, un comune denominatore : lo sbalordimento per quello che è concesso ai bambini italiani.
E stiamo parlando degli USA, mica che so, della Germania prussiana !
Sul libro della Tigre chiudo con un'altra citazione che mi ha colpito più delle altre : "In terza media arrivai seconda in una gara di storia e volevo che la mia famiglia presenziasse alla cerimonia di premiazione. Il premio lo aveva vinto un altro partecipante e una volta rientrati a casa mio padre mi disse "Non permetterti mai più di farmi vergognare in questo modo".
Divertente e sdrammatizzante a questo punto giunge l'articolo che riporto di Maria Luisa Rodotà sul Corriere della Sera di oggi .
Lo dedico in particolare ad una mamma che conosco bene e che non potrà non ridere nel vedersi così bene descritta...

MAESTRE NELL'ARTE DI ARRANGIARSI, INTERPRETI DEL GENIO ITALICO. ALTRO CHE TIGRI
Crisi di nervi e creatività
Elogio delle mamme cocker
All'opposto delle «tigri», fanno male ma fanno tutto
Ora che è estate, la si incontra ogni due per tre. È la donna che ha sempre appena perso qualcosa, un cellulare, un mazzo di chiavi, un bambino; dopo poco lo ritrova, nel frattempo si è agitata moltissimo.
Il telefonino non sarà mai bloccato dalla proprietaria, e chiamerà persone a caso nella rubrica mentre sta in borsa; il portachiavi sarà imbarazzante, con il pupazzetto del momento, dono dell'erede; l'erede stesso sarà impataccato.
Dopo lo spavento della mamma avrà estorto un gelato. Dopo averlo mangiato sembrerà Pig Pen dei Peanuts. Dopo un'ora che è sporchissimo, la mamma fino a quel momento incurante avrà un'improvvisa crisi di nervi. E tutti, padre del bambino, bambino e passanti, penseranno «questa è isterica». Non è - non è solo - isterica, questa donna così simile a milioni di altre in case, strade e spiagge italiane. Non è - non è per niente, anche se si chiede quanto stia sbagliando - una Mamma Tigre; la madre esigente fino al sadismo che il libro della giurista cinese-americana Amy Chua (uscito in Italia da Sperling & Kupfer) ha reso oggetto di riflessione obbligatoria questa primavera. No, è una madre sgangheratamente affettuosa, simpaticamente o pateticamente impulsiva, creativamente pasticciona. Se si vuol cercare un paragone animale, è una Mamma Cocker.
La definizione è stata coniata da un panel di madri sciaguratissime, con figli ormai adolescenti e quindi fuori tempo massimo per seguire le indicazioni di Amy Chua (niente giochi a casa degli amichetti perché bisogna studiare, in castigo nell'angolo in caso di rifiuto degli esercizi di violino, voti altissimi o sono guai; eccetera). Le madri suddette si auto-giustificavano: saremo state delle pappamolle, dicevano, abbiamo ceduto per pigrizia e urlato fuori tempo massimo per esasperazione; ma abbiamo sempre fornito grandi quantità d'incoraggiamento e affetto. «Proprio come Maggie», ha detto una delle sventurate, osservando la maleducatissima cocker dell'autrice di questo articolo e di sua figlia. Maggie stava saltando sul divano, dispensando e pretendendo, anche lei, affetto. Era appena rientrata da una passeggiata durante la quale aveva abbaiato e provocato la caduta di un anziano ministro di Dio il cui odore non le piaceva. Si guardava intorno con aria tenera e cialtrona. Le madri del panel si sono identificate.Non in quanto animali da salotto. In quanto cani femmina metropolitani ma pur sempre da riporto. Apparentemente viziate, in realtà sempre attive. Con una filosofia semplice e pragmatica: bisogna fare tutto e male. La mamma male, la lavoratrice male, la moglie male, l'amica male, l'amante male. Alla fine, confidano, andrà abbastanza bene. Al netto dei sensi di colpa grazie ai quali si giudicano malissimo. E fanno male. Perché loro, le Mamme Cocker, sono il gruppo sociale attualmente più versatile, operoso, interdisciplinare; con le maggiori capacità di organizzazione (improbabile), problem-solving (raffazzonato), crisis management (comprensivo delle solite urla). Perciò non andrebbero criticate, andrebbero valorizzate.

Anzi, al solito, dovrebbero valorizzarsi da sole. Come ultime re-interpreti del genio italico, ricche di idee originali (dettate dalla disperazione), maestre nell'arte di arrangiarsi (idem). Senza sentirsi in dovere di copiare modelli genitoriali asiatici, che richiedono un dover essere per noi impraticabile (dovremmo diventare disciplinati noi, prima di imporci) e non sono riproducibili. I bambini italiani non sono abbastanza numerosi da diventare una massa competitiva sul mercato mondiale, le scuole italiane sono malandate, la meritocrazia italiana è quasi sempre un ossimoro. E una mamma italiana, cocker o non cocker, non riuscirebbe mai, come racconta Amy Chua, a rifiutare un biglietto d'auguri fatto con le sue manine dalla figlia all'asilo perché non abbastanza accurato (casomai biasimerebbe la maestra; è un difetto di molte, cocker e non cocker). Per cui, meglio puntare sui difetti cockereschi; trasformandoli in qualità. Però dopo l'estate (non siamo tigri asiatiche). Nel frattempo, meglio godersi i figli, improbabili anche loro, pochissimo rispettosi, che neanche a tre anni si farebbero mettere nell'angolo (proprio questo insegnano le madri non pessime che vivono nelle democrazie occidentali, il diritto di grandi e piccini a non farsi umiliare, altrimenti detto dignità; intanto, buone vacanze).

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