lunedì 26 settembre 2011

BERLUSCONI DEUS EX MACHINA ? RIPASSARE LE TRAGEDIE GRECHE PLEASE

Divertente la dissertazione sul POST di Luca Sofri  (in realtà è un giornale on line di cui il figlio del più famoso Adriano è co-fondatore) sull'esatto significato del termine "DEUS EX MACHINA".
IL DIO "CALATO" DALLA MACCHINA..
In effetti nell' interpretazione e soprattutto nell'uso prevalente, il deus ex machina è quello che comanda a piacimento, colui che semplicemente PUO' .
Probabilmente è il termine Dio che induce a questa convinzione.
Oggi giorno, il DEUS EX MACHINA per eccellenza, con riferimento a vari campi - politica, almeno per il centro destra, tv e ormai escort - è naturalmente Silvio Berlusconi .
Quelli del POST ci spiegano che non è esatto. Il Deus ex machina nasce nella tragedia greca per "mettere ordine", in intrecci che tra Fato ( o destino che dir si voglia), passioni umane (all'epoca altro che le nostre!), morti e amori erano diventati ormai umanamente  irrisolvibili.
E così dopo tre ore di estenuante e crescente pathos, quando gli stremati spettatori ormai pensavano di non poterne uscire fuori ( e quindi manco tornare finalmente a casa !) , eccoti che dall'alto, calato da una macchina apposita, scendeva il Dio all'uopo arruolato - variava a seconda della materia prevalente da dissipare - e metteva a posto le cose. Quindi non un Dio che COMANDA, ma un DIO che AGGIUSTA.
Bello no ? Certo difficile, anche tra i pretoriani del Premier, immaginare Berlusconi in questa veste risolutrice...
Buona Lettura


Nella tragedia greca succedeva una cosa buffa, alla fine. Che poi era il gran finale, ma era l’antica Grecia e non si sparavano o baciavano tra fratelli a quei trempi. Nel senso che si baciavano e scannavano dall’inizio: cose incredibili, neonati accoltellati, incesti, roba che le famiglie e le stirpi si intricavano di odio e amore in maniera irrisolvibile.
“Come la chiude?”, “Ma qui dura una settimana?”, “Adesso muoiono tutti?” si chiedeva preoccupato il pubblico greco coll’accappatoio bianco sugli spalti, all’X-factor tragico della festa di Dioniso. E come la chiudeva Euripide?
Spesso sul finale arrivava uno che faceva dio, in cima a uno scalone di legno tipo gru, e diceva io sono Apollo, tu accoltellato muori pure dissanguato, tu già morto risuscita, tu chiedi scusa, tu vattene da Tebe, tu invece stabilisciti nel Peloponneso, fai quello che vuoi, apriti un pub, ma guai se te ne vai dal Peloponneso, l’ho detto io che sono Apollo. Gli spettatori borbottavano un po’ per questa scorciatoia da sceneggiatori di Lost, ma ormai se lo aspettavano: era la loro idea fichi-olive-e-democrazia del colpo di scena finale.
Per questo, quando qualcuno o qualcosa risolve una vicenda reale o fittizia, inaspettatamente e d’improvviso, si dice “deus ex machina”, perché ricorda il dio che parla dalla gru delle tragedie greche e mette a posto le cose.
Dire deus ex machina come si trattasse di un capo che comanda tutto lui (con tanto di profumo di macchinazioni) è semplicemente sbagliato. Per quello si dice ras, boss, gran Mogol, capoccia, re, regina di Cuori, quello che vi pare, ma non deus ex machina.
MASCHERE USATE NELLA TRAGEDIA GRECA

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