martedì 25 ottobre 2011

STORIE DI PROSTITUTE PER BENE

Come detto in altro post, sto leggendo il libro di De Cataldo dedicato alla Giustizia.
L'autore, un giudice (ancora....non sarei sorpreso di un suo approdo in politica prima o poi) descrive i suoi 25 anni in magistratura...
Nei primi anni 90, appena entrato in vigore il nuovo processo accusatorio, che sostituiva il vecchio modello inquisitorio (mai in realtà uscito di scena del tutto, come sappiamo), De Cataldo è membro di un Collegio che deve decidere di un processo avente per oggetto imputati del reato di prostituzione. In realtà si tratta per lo più di imputatE.
E si perché dalle carte processuali emerge che è tutto un affare di DONNE.
"Le case d'appuntamenti, che coincidono sovente con il luogo di abituale residenza - casa e bottega insomma - sono, dalla prima all'ultima, gestite da donne.  I contatti per lo smistamento della "mano d'opera" sono tutti controllati dalle stesse. Gli unici uomini che compaiono sono i portieri d'albergo che consigliano le ragazze ai clienti affamati di sesso. Altri maschietti incappano per puro caso nella rete di giustizia : come il pensionato di Centocelle  che affitta una casetta a Ostia alla persona sbagliata e viene rinviato a giudizio perché "non poteva non sapere che ivi si esercitava la prostituzione"....
Tutto questo cosa c'entra con il supposto racket ? Mentre l'appassionata retorica del PM si scatena contro il sesso mercenario e il bravo collega ( caro avv. Battista...so colleghi....si chiamano così, si sentono così...) tuona contro la dilagante dissoluzione del costume, ci rendiamo conto che quete donne degli anni 80-90 si sono organizzate in una forma simil-cooperativa.  Le più anziane, esperte e affermate, dividono il lavoro e i proventi con le più giovani. 
Non esistono atti di coercizione, nessuna patetica figura di giglio infranto, nessuna vittima della miseria.
I rapporti sono paritetici, mercantili e quasi sempre cordiali, se non addirittura affettuosi : come una sorta di strana sorellanza."
De Cataldo continua, evidenziando come non ci siamo papponi, la strada, nemmeno la mafia....
Prosegue il giudice:
"Una visione laica del fenomeno imporrebbe l'assoluzione generalizzata. Siamo in presenza, dopo tutto, di un libero scambio, di un'applicazione sociale della domanda e dell'offerta.
A renderla impossibile è la legislazione vigente, che consente l'esercizio del meretricio "in sé" ma punisce ogni attività di lucro "parassitario". La signora che invia un cliente ad una collega, percependo parte  dell'utile, è una favoreggiatrice. ......
Anche se non siamo in presenza di un'evidente forma di sfruttamento, dobbiamo condannare...
Perché la nostra legge si propone - come ha detto una volta la Cassazione - di "lottare" il fenomeno della prostituzione nella sua globalità. E allora, giù con qualche annetto di galera contro queste signore....
Perché si potrà dire qualunque cosa di queste donne :...che hanno una venerazione mostruosa per le griffe; che detestano il femminismo e spasimano per i divi dei rotocalchi ; che alla fine sognano pure loro una csa, un figlio , un uomo che le ami, le rispetti e le mantenga.
Dalle intercettazioni emergono anche asprezze, cattiverie, cinismo e immoralità. E un oceano di sofferenza. 
Senti la voce di ADRIANA . Ha 50 anni, il suo ultimo uomo, uno con una vita regolare, l'ha piantata. E lei si ritrova sola, senza una lira.  Chiama un'amica, le chiede lavoro. Ci sarebbe questa gente di Milano, che vuole un paio di ragazze...ma servono giovani. Adriana insiste : magari con un po' di trucco, un vestito civettuolo, con l'illuminazione adatta.. L'amica tentenna. Adriana scoppia in un pianto dirotto. L'amica cede. Ci andranno insieme.
Senti Gabriella. E' malata - morirà durante il dibattimento - ma deve pur mantenersi. Perché ha una figlia di 12 anni che non sa nulla della sua vita e sta in un collegio prestigioso, dove la retta è salata. Poi qualcuno fa sapere alla ragazzina che sua madre è una puttana. Lei scappa dal collegio, ma le suore la riprendono. La piccola comincia a truccarsi in modo vistoso, a provocare le religiose. La madre va a trovarla. Torna a casa sconvolta e si confida ad un'amica, una del giro :" Mi ha chiesto di venire a lavorare con me. Io quasi quasi mi ammazzo" piange Gabriella. Il cancro sarà più veloce.
E senti la disperazione di Ketty. S'è innamorata di un bel ragazzo, conosciuto come cliente. Per lui è pronta a mollare tutto... L'uomo è freddo, titubante. Ketty non capisce. Sarà arrestata una settimana dopo. Lui è un tenente dei carabinieri, infiltrato nella supposta organizzazione.
Su tutto questo dolore caliamo la mannaia della condanna." 
Pagine commoventi. Veramente.
Forse De Cataldo non ha ragione, forse non era inevitabile condannare....non lo so.
Ma se lo fosse stato, è la riprova che la GIUSTIZIA e la LEGGE sono due cose diverse.
E lui, da Giudice, anche quando non gli piace, deve applicare la legge.
Da Cittadino voterà per quelle forze politiche che si proporranno di CAMBIARLA.
Da Politico potrà lui stesso, in prima persona, contribuire a farlo.
Da Giudice NO.
DURA LEX, SED LEX.

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