giovedì 1 dicembre 2011

ECCO COSA ACCADRA' LA SETTIMANA PROSSIMA IN PREPARAZIONE DEL SANTO NATALE

Prima di lasciarvi in pasto all'articolo di Alessandro Fugnoli, l'economista ottimista che il Camerlengo ama ospitare anche per il contro canto alle tante profezie di sciagura, un brevissimo accenno polemico alla comparsata di Enrico Letta da Vespa ieri sera, a Porta a Porta naturalmente. Enrico Letta non è un cattivo uomo, e, tra gli esponenti "nuovi" del PD, è uno degli "europeisti", a dispetto dei compagni filo CGIL.
Però Letta è anche quello che 30 giorni fa berciava sull'effetto deprimente che Berlusconi esercitava sull'economia italiana. "Le dimissioni di Berlusconi , DA SOLE, valgono 100 punti di Spread".
Altri si sbilanciarono più di lui....Tutti fecero una ben magra figura, e qualcuno - noi tra tanti - si domandarono se un po' si vergognassero per una menzogna detta così a squarciagola.
Ecco, ieri Letta non ha perso l'occasione per sprofondare ancora di più nella considerazione delle persone intellettualmente oneste. Prendendo la parola ha sostanzialmente detto :" mi è stato chiesto di chiedere scusa per quanto avevo detto sull'effetto delle dimissioni di Berlusconi sullo Spread....ebbene, quando c'era lui l'indice era a 570, OGGI è a 470....avevo dunque ragione".
Ma l'anima di chi te muorto!!!!
1) sono passati 20 giorni dalle dimissioni di Berlusconi. E la sua profezia, pessimo Letta, sarebbe dovuta avverarsi immediatamente stando ai suoi berci
2) In queste tre settimane lo spread è rimasto sempre oltre quota 500, e si è alzato anche per Spagna e Francia.
3) IERI si è abbassato per TUTTI, in considerazione della montagna di denaro che è stata messa a disposizione delle banche centrali (immagino ricevuti dalla BCE, che è l'unica che ce li ha, perché la moneta la può stampare)
4) I tassi di interesse dei nostri titoli DOPO le dimissioni di Berlusconi sono a livello tuttora RECORD da quanto esiste questa benedetta moneta.
Letta, non gli andava di chiedere scusa, e va bene. Ma starsi zitto no???

Tornado al buon Fugnoli, ecco il nostro come prevede le mosse della prossima settimana, e lo fa con il suo stile inconfondibile.
ALESSANDRO FUGNOLI
Buona Lettura


"Custodi dell’ordine classico, fusti di quercia dalle radici ben solide e fedeli al fernet e all’avarizia (segno di decoro, atto di fede, principio morale, norma pedagogica), le vecchie zie cantate con nostalgia da Leo Longanesi nel 1953 ci salveranno anche questa volta.
Stanno per andare in pensione, le vecchie zie, alcune ci sono già e preparano quelle meravigliose marmellate che ci regalano quando troppo raramente andiamo a trovarle. Hanno tempo, le vecchie zie, perché gli zii le hanno lasciate vedove o lo faranno molto presto.
Leggono molto i giornali, le zie d’Italia, e forse hanno capito che è di loro che si stanno occupando tutti quanti. Dovranno andare in pensione più tardi, molto più tardi, e quelle che si sono già ritirate dovranno rinunciare a una parte dell’indicizzazione all’inflazione. Fra non molto anche le zie d’America avranno un’indicizzazione più bassa (è una delle pochissime cose su cui c’è accordo tra democratici e repubblicani), ma è da noi che (forse) si comincerà.
Le zie riprenderanno presto a pagare l’Ici sulla casa di famiglia. I figli se ne sono andati da un pezzo e gli zii sono presenti ormai solo tra le fotografie incorniciate sul tavolino del salotto, in mezzo a battesimi, comunioni e matrimoni. La casa l’hanno ereditata loro insieme ai Bot (e a un fondo fatto di Bot anche se ha un nome inglese) e se i Bot sono tanti chissà che non ci scappi prima o poi anche un prelievo supplementare.
Obama chiama tutti i giorni la Merkel. E’ preoccupato per la sua rielezione e chiede ogni volta come vanno le cose con le zie italiane. Ancora un po’ di pazienza, dice la Merkel, il 5 dicembre il governo si occuperà di loro. Ho avuto delle promesse, quanto mi basta per potere annunciare al Bundestag, già venerdì, il disegno della nuova Eurolandia. Ho dovuto dare il testo a Sarkozy, che vuole farlo apparire come farina del suo sacco. Lo leggerà a Tolone, questione di ore, ormai ci siamo.
Le zie salveranno l’Italia. Se l’Italia si salva sarà salva anche l’Europa. Se l’Europa si salva sarà salvo il mondo intero.
Ci saranno alcuni passaggi intermedi, naturalmente, e non è detto che tutto fili liscio, ma il meccanismo, alla fine, sarà piuttosto semplice.
L’Italia farà quanto richiesto per confermare il pareggio di bilancio nel 2013. La manovra compenserà la minore crescita del Pil (diciamo pure la sua decrescita, almeno per il 2012) e il maggiore onere per interessi rispetto a quello che si ipotizzava in agosto. Ci sarà anche l’annuncio, o il preannuncio, di misure per la riduzione del debito. Il 9 dicembre il Consiglio europeo approverà (si spera) un accordo intergovernativo tra i paesi di Eurolandia che vorranno impegnarsi al pareggio perpetuo di bilancio e alla riduzione del debito. In caso di mancato rispetto, magari a causa di un partito populista che va al governo uno qualsiasi dei prossimi anni, Eurolandia commissarierà il paese in questione e, se questo dovesse continuare a disobbedire, lo espellerà.
Il Consiglio non rivedrà la legge istitutiva della Bce e non eserciterà pressioni. Niente prestatore di ultima istanza, niente Qe, niente monetizzazione. La Bce, in formale autonomia, prenderà atto con soddisfazione delle decisioni del Consiglio e saluterà i decreti del governo italiano inseguendo gli short sui Btp e obbligandoli a ricoperture che  ridurranno lo spread. In pochi giorni, del resto, lo spread francese è sceso da 200 a 80 e quello spagnolo è passato da 480 a 370. Fra poco toccherà a noi.
La Bce farà anche dell’altro. Ridurrà i tassi di altri 50 punti in breve tempo e concederà alle banche liquidità illimitata e di lunga durata, a due anni e forse anche di più.  
L’America farà la sua parte in tre modi.
Il primo è la concessione di dollari della Fed alla Bce, che potrà farli avere alle banche tedesche e francesi.   La Fed, poi, si prepara al Qe3 nei primi mesi dell’anno prossimo.
Il secondo è l’approvazione da parte del Congresso (si spera, ma a questo punto è molto probabile) della proroga delle misure di detassazione degli oneri sociali per le imprese.
Il terzo è lo spray al peperoncino spruzzato da una consumatrice sulle altre signore in coda ai grandi magazzini, simbolo della riscossa degli spiriti animali. Incuranti dell’andamento dei Btp, i consumatori americani reagiscono stoicamente alla crisi attingendo ai risparmi, calati in pochi mesi dal 4 al 2 per cento del loro reddito. Sorpresero tutti, spendendo a piene mani, durante la crisi asiatica del 1997-98 e ripetono oggi l’esperienza in piena crisi europea. A trovare tutto questo coraggio li aiuta l’occupazione in continuo aumento. Dove invece le imprese trovino il coraggio per assumere di più non è dato di sapere. Di sicuro, le imprese, hanno i soldi per farlo, visto che sono piene di liquidità.
La Cina, il terzo pilastro delle teorie del crollo globale, si è dal canto suo accorta di stare frenando un po’ troppo. Si parla con grande preoccupazione di un Pil che potrebbe crescere del solo 7 per cento, che da quelle parti è sciagura grave assai. La buona notizia è che l’inflazione sta finalmente calando davvero. Da qui in avanti la politica monetaria sarà moderatamente espansiva e questo aiuterà la borsa di Shanghai.
L’idea che vorremmo trasmettere non è quella di un mondo che si avvia necessariamente a una rapida soluzione dei suoi problemi ma quella di una crisi che, essendo stata indotta dagli uomini e non dalle forze di natura, dagli uomini potrà essere anche contenuta e alla fine debellata, se solo ce ne sarà la determinazione."

Nessun commento:

Posta un commento