mercoledì 30 novembre 2011

IL FASCISMO LO ABBIAMO INVENTATO NOI ITALIANI. CI SARA' UN PERCHE'.

QUANDO ERAVAMO TUTTI FASCISTI
Nel leggere i provvedimenti governativi venturi, che non commento anche perché ho da tempo imparato che è esercizio assolutamente inutile il gioco delle "previsioni", nell'ascoltare i dibattiti che si susseguono sui giornali, nei talk show, sulla rete, mi rendo conto che sto giochino delle democrazia, con il quale ci riempiamo tanto la bocca, si sta usurando.
Le cose sono due: o la democrazia e la libertà sono concetti contigui ma non coincidenti, per cui ci può essere molto di una e poco dell'altra...oppure stiamo andando nella direzione di un paese con sempre minore libertà e quindi con poca democrazia.
Vedere come tanta gente, in nome della "prevenzione", della "sicurezza", sia sempre più disposta a limitare i  PROPRI spazi di libertà individuale, mi avvilisce e spaventa.
Vedere la sfiducia che le persone hanno delle proprie CAPACITA', di poter badare a se stesse, provvedere a sé, rivolgendosi piuttosto e sempre allo STATO, questa entità sovrumana e divina che tutto prevede e a tutto provvede.....Ma quand'anche fosse vero, e NON LO E', possibile che preferiamo essere "schiavi"? Ci hanno fatto così tanto male 60 anni di pace?
In effetti è il motivo per cui gli islamisti più "tosti" disprezzano noi occidentali : teniamo troppo a "sopravvivere" per meritarci la VITA , con tutto quello che anche di RISCHIOSO e di INCERTO essa comporta.
Mi vengono i brividi a vedere i poteri che sono stati dati all'Agenzia delle Entrate per combattere il mostro dell'Evasione fiscale. Gli amanti di Ballarò conosceranno Claudio Siciliotti, il presidente dei commercialisti italiani. Un moderato...uno che non sostiene posizioni intransigenti contro la fiscalità (in fondo un sistema così fa comodo anche alla categoria che lui presiede), però invoca trasparenza, chiarezza, legalità.
Tutte cose che nel FISCO italiano, NON esistono da almeno 40 anni, e Berlusconi morirà portandosi appresso la maledizione di tutti quelli che avevano sperato, votandolo, che a questo scempio sarebbe stato posto fine.
CLAUDIO SICILIOTTI
Adesso, spiegava Siciliotti sulla stampa,  le cose peggioreranno....già il precedente governo aveva lasciato passare - pur di far CASSA - il principio ILLIBERALE (legale....basta votarla una legge perché il bianco diventi nero....e i beoti che parlano di giustizia restano beoti) del SOLVE ET REPETE: prima paghi e poi contesti.
Ora con lo spesometro applicato alle famiglie verranno a sindacare se hai un cane in casa, se i tuoi figli hanno  l'Iphone, il motorino, tutti fattori valutati per stabilire se denunci il vero o il falso. Ovviamente sono LORO, quelli dell'Agenzia, a stabilirlo, e multarti del caso, e a ipotecarti magari casa (bastano 2.500 euro di imposta presunta), a riscuotere, salvo POI magari scoprire, dopo anni di processi in sede tributaria, che TU avevi ragione, e LORO torto (succede nel 40% dei casi!!! in primo grado).
I limiti all'uso del contante....praticamente l'OBBLIGO di avere un conto corrente, per fruire di carte di credito, bancomat....
Non basterebbe un libro.
Ma alla gente VA BENE. Purché lo Stato torni a garantire stipendi (anche se per lavori inutili), pensioni (anche a gente di 50 anni), assistenza sanitaria a pioggia....
Essere intercettati? Va bene. Essere ripresi? VA bene Essere "tracciati"? Va bene.
Purché QUALCUNO PROVVEDA A ME.....
Vi chiedete ancora perché il Fascismo lo abbiamo inventato NOI??

Bello e triste l'articolo di Pietro Monsurrò, presente sul sito di informazione LIBERTIAMO.
Buona Lettura

Il mondo degli individualisti che ritengono che lo Stato sia troppo grande e causi inefficienze ed iniquità è diviso in due: i liberali e i libertari. La differenza fondamentale è di strategia: i primi ritengono di poter influenzare la politica in modo che diventi liberale, i secondi di poterla sconfiggere mediante cambiamenti radicali. I due gruppi sono uniti da due cose: le finalità e gli insuccessi.
Cominciamo con i primi. La politica consiste nel prendere decisioni da imporre a tutti: ognuno contribuisce poco alla decisione finale, tranne i “potenti”, ma la posta in gioco è enorme: il potere supremo sulle risorse sociali. In questo gioco alcuni sono bravi (burocrati, banchieri, sindacalisti, professionisti), altri no (contribuenti, consumatori, risparmiatori, disoccupati): si può predire chi vincerà o perderà in base a criteri quali la concentrazione e la prossimità dei costi e dei benefici, e il livello di organizzazione.
I liberali vogliono fermare il voto di scambio, ma così non hanno voti; vogliono mettere a posto i conti pubblici, ma così non possono comprare consensi; vogliono impedire l’uso del legislativo per vendere privilegi, ma così non hanno alleati; vogliono diffondere le loro idee e i loro valori, tuttavia le idee cattive ma funzionali al potere continuano a trionfare; vogliono una società autonoma e attiva, ma pare che la vogliano solo loro. I liberali sperano che giocare onestamente con dei dadi truccati renda i dadi migliori, e forse i loro inani sforzi servono a tenere a bada i demoni: una vita da mediano.
Poi ci sono i libertari, che hanno l’abitudine di porre fiducia in soluzioni istituzionali mai provate e che difficilmente funzionerebbero. Il pessimismo trionfa? Neanche questo mi convince. Mi dico che i miracoli non sono impossibili, ma non essendo religioso traggo poco giovamento da questa convinzione. Penso che la politica dovrà presto o tardi fare un passo indietro se non vuole crollare assieme a ciò da cui trae sostentamento, ma purtroppo la concorrenza politica costringe a decisioni scriteriate i politici, vittime di un gioco più grande di loro, come i capitalisti di Marx (sono preoccupato da questi punti di incontro).
A questo punto mi sento come una banca giapponese nel 1995 e mi dedico al “gambling for resurrection: se le cose vanno avanti così fallisco, ma, se faccio qualcosa di folle, se va male non posso far peggio che fallire, e se va bene mi salvo. Però è stupido anche questo: c’è ancora molto che valga la pena salvare, e se la democrazia illiberale dell’Occidente mi fa un po’ schifo, è sempre meglio della Russia e della Cina.
Eppure la mente umana non è fatta per arrendersi, e alla fine trovo la quadratura del cerchio: spero che a furia di spiegare perché la politica non funziona, come i problemi economici siano spesso di origine politica, come la solidarietà sia di norma ipocrita, come lo statalismo mini le fondamenta della società libera, un giorno ci sarà una massa critica di persone che si daranno alla disobbedienza civile, che chiederanno di secedere per autogovernarsi, che protesteranno per le tasse, che avranno perso fiducia nello Stato ma invece di crogiolarsi nella demagogia si ribelleranno per chiedere maggiori libertà e responsabilità.
Non succederà mai, ma è l’unica visione che trovo attraente: una rivoluzione borghese, con masse che sventolano i libri di Ricossa protestando davanti al Parlamento, per chiedere solo di essere lasciate in pace, libere di impiegare le proprie risorse per perseguire i propri fini. Se fossi l’autore dei libri sventolati forse rimarrei perplesso di fronte ad un tale spettacolo, ma sarebbe una figata. Sogno che le persone un giorno  si opporranno allo Stato in nome della libertà, della responsabilità, dell’autonomia, dell’indipendenza, della dignità, e ricomincino a creare istituzioni sociali con le proprie forze anziché devolvere ogni responsabilità alla politica, e a produrre ricchezza anziché cercare di vivere di quella altrui.

About Pietro Monsurrò

Nato a Roma nel 1979, ha un Dottorato in Ingegneria Elettronica e ha studiato economia alla London School of Economics. Ha scritto per l’Istituto Bruno Leoni, per Liberal, per Chicago-Blog e per Liber@mente.

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