martedì 27 marzo 2012

MONTI SI E' STUFATO. BLUFFA O FA SUL SERIO?

La notizia è che SuperMario ha detto che lui NON ci sta. Non è uno che "tira a campare". E' stato messo lì, sappiamo da chi, per CAMBIARE le cose, e se oggi, con l'illusione di essere fuori dai guai, che lo spread in ribasso (ma già si sentono i primi brontolii al rialzo) sta mettendo fermento ai partiti, questi, PD in testa, pensano di poter tornare ai vecchi sistemi dei veti incrociati e del consociativismo, lui prende cappello e se ne va.
Bé, chapeux !!! Poi bisogna vedere se lo farebbe sul serio...
Intervistata sul punto a Otto e mezzo, su La 7, una ECCEZIONALE Emma Bonino ha risposto che Monti è persona che ascolta attentamente tutti prima di prendere una decisione, poi però la prende e va avanti. Cita l'episodio ormai storico di lui commissario UE che riesce a multare Bill Gates per la posizione dominante di Window nel mercato del software.
Quindi la sua non è una minaccia, precisa alla maliziosa Gruber, ma un "memento" ai partiti: io NON sono uno dei vostri, non sono attaccato a questa poltrona, sono qui perché credo che certe cose vadano fatte per il bene del paese, e se non me le fate fare, arrivederci e grazie. Ineccepibile no?
Alla trasmissione con la Bonino c'era Lidia Ravera. Il tema, ovviamente, la riforma del lavoro. La Bonino, preparatissima come sempre, ha spiegato in modo netto, chiaro come:
1) la riforma del lavoro sia INDISPENSABILE. Che è ora di finirla con lavoratori di serie A e tutti gli altri.
2) che la riforma dell'articolo 18 sia UN aspetto della riforma, che ha altri aspetti positivi.
3) che comunque l'articolo 18, nell'ipotesi di REINTEGRO, esiste SOLO in Italia, e che da esso sono ESENTATI non solo i soliti noti - partiti politici, enti ecclesiastici - ma i SINDACATI STESSI.
La Ravera fa una figura veramente MISERA. La sofferenza dei lavoratori, il disagio sociale che lei (solo lei si pensa??) avverte tra la gente. Cose vere, banali nella loro verità in questo momento. Soluzioni? NESSUNA.
Vabbé, la Ravera è la degna rappresentante di quella sinistra radical chic che siamo in tantissimi ad augurarci in via di estinzione, venuto meno il loro moloch di riferimento : Silvio Berlusconi.
E veniamo al Monti che ammonisce...e la Fornero che gli fa eco ( la notizia è ripresa dal Corriere on line)


Se il Paese attraverso le sue forze sociali e politiche non si sente pronto per quello che noi riteniamo un buon lavoro non chiederemmo di continuare per arrivare a una certa data». Il premier Mario Monti usa queste parole parlando della riforma del lavoro, rimarcando però che il Paese si è mostrato più pronto del previsto. Poi cita Giulio Andreotti, non per nome ma per quella frase ormai icona per ogni politico, quella sul tirare a campare o tirare le cuoia. Crisi? «Rifiuterei il concetto: a noi è stato chiesto di fare un'azione nell'interesse generale. Un illustrissimo uomo politico diceva: "meglio tirare a campare che tirare le cuoia". Per noi nessuna delle due espressioni vale perché l'obiettivo è molto più ambizioso della durata ed è fare un buon lavoro».
LA DATA DEL 2013 - Non serve agitare lo spettro di una crisi sulla riforma del mercato del lavoro, perché «rifiuterei il concetto stesso di crisi» e perché c'è un altro elemento che il Professore, da Seul, mette sotto agli occhi della politica: «Se il Paese, attraverso le sue forze sociali e politiche, non si sente pronto a quello che secondo noi è un buon lavoro, non chiederemo certo di continuare per arrivare a una certa data». Si voterà nel 2013 e Monti non nasconde ai giornalisti che Paesi sede di fondi sovrani e istituzioni private che investono anche nel nostro Paese hanno «il palpabile desiderio di capire se, come e quanto intensificare i loro investimenti in Italia», timorosi del ritorno di «vecchi vizi» come l'invadenza della politica nell'economia. È vero che «alla fine di questo test quando la politica tradizionale tornerà non sarà quella tradizionale» ma, se non bastasse, Monti avverte che «finora il Paese si è mostrato più pronto di quello che immaginassi e se qualche segno di scarso gradimento c'è stato è andato verso altri protagonisti del percorso politico. Ma non verso il governo».
Il premier rispondeva anche ai cronisti che gli chiedevano se fosse sereno nonostante le polemiche in Italia sul delicato fronte della riforma del mercato del lavoro: «Sento il peso di decisioni non facili» dettate dal fatto che la situazione «dell'Italia era piuttosto grave» ma abbiamo «cercato di essere equi nel distribuire i sacrifici» per risanare l'Italia.
RISPETTO PER LE PARTI - «La situazione dell'Italia come si trovava nel momento in cui ci è stata affidata questa responsabilità - aveva aggiunto - era, lo sappiamo tutti, piuttosto grave e abbiamo cercato in questi mesi di essere equi nel distribuire i sacrifici o i contributi delle diverse parti economiche e sociali al risanamento dell'Italia». «Poi - sottolineava- quando si tratta di lavoro, di sindacati, di forze sociali, di elemento umano è chiaro che il rispetto per tutti i soggetti coinvolti nella consultazione è grande».
IL PARLAMENTO - «Ci rendiamo conto delle difficoltà di ciascuno, e ci rendiamo conto che alla fine deve essere il Parlamento a decidere. Ed è responsabilità del governo quella di presentargli una proposta che riteniamo equa e abbastanza incisiva». Allo stesso tempo è dovere dell'Esecutivo «prospettare al Parlamento le ragioni per le quali, pur essendo le Camere sovrane, cercheremo di avere un risultato finale in tempi non troppo lunghi e che sia il più vicino possibile a quanto abbiamo presentato» concludeva Monti .
NON SARÀ FATTO A POLPETTE - Sulla stessa lunghezza d'onda del premier il ministro del Welfare Elsa Fornero. «Questa è una riforma seria ed equilibrata. Spero che i partiti capiscano: modifiche se ne possono fare, ma il governo non accetterà che questo disegno di legge venga snaturato o sia ridotto in polpette». In un colloquio con Repubblica, il ministro lancia un appello alle Camere: «Questo provvedimento potrà anche subire qualche cambiamento, ma chiediamo che il Parlamento sovrano ne rispetti l'impianto e i principi basilari. In caso contrario dovrà assumersi le sue responsabilità e il governo farà le sue valutazioni». Quanto alla formulazione «salvo intese». «Non vuol dire - spiega - che la discussione è ancora aperta e che per un'altra settimana riparte la giostra. Il provvedimento è quello».
 

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