venerdì 9 marzo 2012

QUANDO LA VIOLENZA PAGA. SPECIE CONTRO LE DONNE.

Una brutta storia, ascoltata ieri in studio proprio dopo aver trattato il tragico problema delle donne uccise in Italia (12 nell'ultima settimana!!!!), vittime soprattutto di mariti/compagni violenti , soprattutto se lasciati (http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2012/03/in-italia-uccisa-una-donna-ogni-tre_04.html).
Dunque ricevo una signora che chiameremo Carla. Una donna grande, passati i 50 anni, senza figli, che ha avuto la ventura di sposare un uomo che ad un certo punto è diventato violento.
Come spesso accade, all'inizio la donna tace, più per il timore che le possa accadere di peggio di schiaffi e strattoni che non per la speranza (comune a molte altre nella stessa situazione) che le cose possano cambiare in meglio (in genere è il contrario). Poi però la paura del presente ha finalmente la meglio su quella del futuro e Carla denuncia il marito dopo l'ennesima aggressione, tra l'altro facendo presente di essere stata minacciata dal compagno, chiamiamolo Ugo , con una pistola (oltretutto illegalmente detenuta, problema minore).
Ugo viene arrestato  ma rilasciato dopo qualche giorno. Naturalmente qui si inaspriranno le solite discussioni su carcere si carcere no in attesa del giudizio. Per me, sapete come la penso : la regola di civiltà giuridica, recepita dall'art. 27 della nostra costituzione , è che nessuno possa essere privato della libertà senza un processo e un accertamento giudiziario (la verità assoluta è del  cielo...). Detto questo, non è che pensi che questo principio non possa trovare eccezioni nei casi in cui si abbia motivo di ritenere di trovarsi di fronte ad un soggetto pericoloso (ci stanno i precedenti penali, la condotta tenuta dalla persona, le informazioni assunte sulla stessa) e quindi la custodia cautelare, specie nel caso in cui ci sia fondato pericolo che la persona sospettata possa reiterare il reato e comunque agire contro il denunciante, è assolutamente da adottare.
Nel caso di specie, il Giudice, nel rilasciare Ugo, ha adottato un provvedimento di inibizione al ritorno a casa e ad avvicinarsi alla moglie.
Lo ritengo un ottimo provvedimento (pensando che il Giudice abbia escluso che Ugo potesse arrivare a vendicarsi premedidatamente della moglie che lo aveva denunciato e che fosse sufficiente tenerlo lontano).
Poi però accade che Carla ha ugualmente paura. La casa , intestata a entrambi, si trova in campagna, isolata, e lei non se la sente, scossa e traumatizzata, di starci da sola.
Quindi ottiene ospitalità da amici , avvicinandosi al lavoro.
Questo ha comportato, logicamente, che il provvedimento di inibizione di accesso alla casa venga revocato dopo un po': la casa è anche di Ugo, la moglie se ne è allontanata, ancorché per paura e malgrado il provvedimento cautelare che doveva proteggerla, e dunque è stato pressoché inevitabile che al primo venisse consentito di tornare ad abitare in casa sua.
Solo che in questo modo Carla, che comunque nella sua abitazione andava e veniva per il cambio abiti e quanto altro, ora non osa più avvicinarsi. Anche perché quando lo fa , facendosi  sempre accompagnare, Ugo non si fa scrupolo di minacciarla, di prenderla a insulti. Le querele ulteriori finora non hanno portato, ed è passato oltre un anno (novembre 2010) dal primo episodio denunciato, all'avvio del procedimento penale nei confronti di Ugo. Ma questa NON è una notizia.
Carla ha intrapreso anche la separazione giudiziale con addebito, chiedendo l'assegnazione della casa. Ma anche in quella sede, col fatto che non ci sono figli, il Giudice non si è ancora pronunciato, probabilmente per il fatto che comunque la moglie in qualche modo si è organizzata fuori della casa coniugale, mentre il marito invece la presenta come sua unica possibilità abitativa.
Ovviamente Carla replica che lei è stata costretta ad allontanarsi per paura del coniuge, ma temo che contro di lei in questo caso giochi che il suo allontanamento risalga al momento in cui ad Ugo fosse stato inibito il ritorno a casa: se lei fosse rimasta ad abitarci, la misura cautelare non sarebbe stata probabilmente revocata.
Un brutto pasticcio.
La casa è in vendita, ma non è un buon momento si sa, e oltretutto si tratta di abitazione particolare, come detto in campagna, isolata. Carla poi non vuole svendere, e oltretutto vuole ottenere un provvedimento risarcitorio per la violenza subita da far valere proprio sulla quota parte del marito sull'immobile .
E' assolutamente un suo diritto, che però mal si concilia con l'altrettanto legittimo desiderio di chiudere una volta per tutte questo bruttissimo libro. La casa, con un pizzico di buona sorte, tra qualche mese potrebbe trovare un'acquirente, mentre per ottenere una sentenza di risarcimento danni, minimo  devono passare tre ANNI.
Ed è un esempio tipico di come la LENTEZZA del nostro sistema giudiziario produca ingiustizia.
Tutto sommato, è la mia esperienza, il livello dei nostri magistrati, nella media, è buono. Io parlo del civile, non ho esperienza nel penale, ma in 26 anni di professione devo dire che poche volte sono rimasto basito da una sentenza . Al di là che mi venisse dato torto o ragione, le decisioni che ho letto le ho considerate giuste o comunque comprensibili, pur magari non condividendole in toto. Coi giudici onorari (non parliamo di quelli di pace) la cosa cambia. Ma i magistrati, ripeto, sono per la maggioranza affidabili quando alla fine studiano il processo e decidono.
Il problema è appunto il QUANDO.
E non è ovviamente solo una questione di PAZIENZA. E' proprio qualcosa che crea, lo ripeto, INGIUSTIZIA.
Perché intanto i prepotenti, i debitori, gli inadempienti, coloro che hanno torto, su questa lentezza speculano, fanno il loro comodo.
Ugo, per dire e tornare alla nostra storia, ha cambiato addirittura le serrature di casa!!
E alla richiesta ovvia dell'avvocato di Carla di farne avere quantomeno una copia alla sua assistita, il difensore di Ugo ha risposto che Carla può andare a casa quando vuole...che il marito le aprirà ......
E questo pone un'altro delicato e grande problema sugli  avvocati.
Dove finisce il dovere di difesa dei clienti e inizia la collusione con condotte assolutamente illegittime degli stessi?
E' un problema molto delicato, soprattutto in campo penale.
Ne riparleremo.
Chiudo con le parole di Carla perché mi hanno piacevolmente colpito, specie da una persona   dignitosa, controllata ma visibilmente molto provata da quello che sta passando:
"Ho capito che le cose nei Tribunali procedono lentamente, molto. Però continuo a pensare che alla fine giustizia verrà fatta".
Io, con Carla, mi sono sentito di confermare queste parole, senza domandarmi troppo fino a  che punto ci credessi ancora.

Nessun commento:

Posta un commento