Articolo piuttosto estivo quello del Professor Panebianco nell'editoriale odierno del Corsera. In effetti, nel trattare il problema del nodo europeo, lo scambio solidarietà - sovranità, ribadisce concetti ormai ampiamente sviscerati.
Quello che magari poteva approfondire era come mai anche la Germania, che chiede agli altri il Fiscal Compact , poi si trova all'interno fiere opposizioni che lo contestano perché anche molti tedeschi non vogliono lacci troppo severi sulla spesa (non è che l'80% e passa di debito pubblico, oltretutto su un'economia così ricca come quella teutonica, sia robetta....in valore assoluto è assolutamente superiore ai nostri quasi 2000 miliardi ) e tanto meno sorridono all'idea di un organismo sovranazionale veramente incisivo.
Insomma, non mi sembra che i reticenti nelle cessioni di sovranità siano solo i francesi e poi, a seguire, gli altri paesi europei.
Parlando del principio anglosassone del no tax without rapresentation, Panebianco non ritiene di toccare questi aspetti, e nemmeno nulla dice sulla scandalosa decisione della Corte Costituzionale tedesca di rinviare al 12 settembre la sua pronuncia sia sul citato Fiscal Compact che sulla legittimità del Fondo salva Stati , ESM, così come riformato.
Si limita a riproporre concetti noti : chi presta i propri soldi per sanare i debiti altrui o comunque fornisce la propria garanzia a favore dei debitori, poi inevitabilmente vuole avere il controllo delle SPESE di questi ultimi.
Nella vita prima o poi può capitare che un amico in difficoltà vi chieda dei soldi in prestito.
Una prima scelta, se siete molto ricchi o se la cifra non vi sconvolge, è REGALARGLIELI. All'apparenza è la scelta migliore. Il prestatore al momento della consegna del denaro è un benefattore assoluto, ma a quello della restituzione, se il debitore continua a essere in difficoltà, si trasforma in un aguzzino ! A quel punto, come dicono i più saggi, forte sarà il rischio di perdere sia i soldi che l'amico.
Però regalare il denaro ha un altro inconveniente. Chi vi avrà visto così generosi, cosa pensate farà alla prossima difficoltà? Bravi, avete indovinato: verrà di nuovo da VOI.
Ok, allora scartato l'atto di pura liberalità, non dite di no all'amico ma glieli prestate.
Poi però venite a sapere, magari da amici comuni, che il buon Mario che vi aveva chiesto i soldi per pagare la rata del mutuo, o per un intervento delicato del figlio, si è comprato il SUV nuovo (non è un paradosso: ACCADUTO realmente!!).
Ma forse che vi roderà?
Altro momento imbarazzante al momento del prestito, sempre nell'ottica di chi vuole dare una mano ma non vorrebbe perdere i suoi soldi: la garanzia della restituzione.
Anche qui gioca non poco il modo di vita del debitore. Può accadere benissimo che si tratti di persona che ha uno stipendio regolare, che gli permette di pagare gradualmente piccole cifre ma NON consente grandi risparmi. Situazione tipica, per la quale hanno inventato gli acquisti rateali. C'è pure - mio babbo era così !! - chi preferisce non intaccare il piccolo gruzzolo risparmiato e preferisce prendere un prestito da restituire poi un po' per volta. In tutti questi casi, la persona che chiede soldi non avrà problemi ad averli: il suo lavoro, il suo reddito, il suo tenore di vita depongono per lui.
Diverso evidentemente è il caso se il prestito ci viene chiesto da qualcuno che sappiamo amare vivere alla grande (ce ne sono!!) e/o comunque al di sopra dei propri mezzi. Un saggio amico mi diceva da ragazzo che non conta quanto guadagni, se poi la tua "capacità di spesa" è superiore! "E' ricco quello che spende una lira meno di quanto ne guadagna". Banale no?
Tutto questo per solidarizzare con l'"avarizia" dei tedeschi. In fondo loro dicono che non è che non vogliono darli questi soldi (e infatti ne hanno dati parecchi finora) ma che vorrebbero essere certi: a) che non gli vengano richiesti in futuro b) che gli vengano restituiti.
Ovvio che se vedono che i famosi PIIGS ( Portogallo Italia Irlanda Grecia e Spagna) continuano a ballare sul Titanic....
Nell'ultimo anno sembra peraltro che tutti questi paesi "discoli" si siano messi a dieta, chi più chi meno.
Alcuni dicono che non è abbastanza, altri, più solidali e forse anche più realistici (in fondo se ci strozzano i loro soldi sono PERSI) apprezzano l'impegno e sono solo preoccupati che noi si "molli".
Certo leggere Fassina e Vendola, nei sondaggi la nuova maggioranza, dire che quando governeranno annulleranno parecchie cose del governo Monti (pensioni e lavoro in primis), beh si capisce che non sia il massimo.
Intanto, qualcosina sembra essere cambiato: Draghi si è esposto, e la Germania, Francia complice, non lo ha sconfessato, nonostante i mal di pancia della Bundesbank. Non è la soluzione, però è un buon segnale.
E come tale i mercati lo hanno recepito.
Buona Lettura
LA GERMANIA E GLI
ALTRI
La sovranità dei
debitori
Nella sua storia il
processo di integrazione europea ha combinato il nobile disegno di unificare il
Continente, sia pure in un futuro indefinito, con misure pragmatiche, molto
concrete, volte a risolvere i problemi man mano che si presentavano. È stata,
fino alla crisi dell'euro, una storia di successo. Procedere, come si è sempre
fatto, «per tentativi ed errori», e senza eccessi di politicizzazione dei
problemi (che avrebbero scatenato conflitti), ha sempre aiutato l'integrazione.
Almeno fino ad oggi. Anche la nascita dell'euro era avvenuta in questo modo:
«Ci si imbarca e poi si vede». Si sperava che l'unificazione monetaria potesse
trascinarsi dietro anche decisivi passi avanti sul piano dell'integrazione politica.
Ma nessuno sapeva quando quei passi sarebbero stati compiuti. La crisi
dell'euro ha cambiato tutto. Perché non è possibile uscirne con il tradizionale
pragmatismo europeo, non è possibile superarla senza scelte di alto profilo
politico. In gioco, niente di meno, ci sono la sovranità statale e i principi
(e le procedure) della democrazia rappresentativa.
Il Financial Times
ha ospitato ieri l'autorevole parere di Otmar Issing, già membro del Consiglio
della Banca centrale europea. In sintonia con l'opinione pubblica del suo
Paese, Issing osserva che chiedere ai contribuenti tedeschi di ripianare,
attraverso gli eurobond e in altre forme, i debiti dei Paesi dell'Europa
mediterranea senza avere il diritto di esercitare uno stretto controllo sul
modo in cui vengono impiegati i loro soldi, violerebbe il principio democratico
del no taxation without representation (niente tasse se i
cittadini-contribuenti non hanno il diritto di scegliere i rappresentanti).
Perché mai i contribuenti tedeschi dovrebbero sborsare denaro senza che
esistano i meccanismi per assicurare loro il controllo sul modo in cui quei
soldi verranno spesi? Lungi dal favorire l'integrazione, ciò farebbe sorgere in
Germania, secondo Issing, un risentimento così forte da portare alla dissoluzione
dell'Unione. Piaccia o non piaccia, è una opinione «pesante» che non può essere
ignorata. Si può però far osservare a Issing che i tax payers italiani
potrebbero porsi un analogo interrogativo, di segno rovesciato, di fronte alla
circostanza di una Germania che attualmente si finanzia a tassi negativi. Ma
per capire la posizione dei tedeschi, d'altra parte, ci basta ricordare ciò che
è accaduto poche settimane fa in Italia: di fronte a un quadro che si riteneva
drammatico dei conti della Sicilia non si sono subito levate voci che
chiedevano un commissariamento della Regione Siciliana da parte del governo? E
che altro significava se non l'indisponibilità di molti contribuenti a
continuare a pagare, senza poter esercitare alcun controllo, per le spese siciliane?
L'esempio siciliano,
naturalmente, riguarda il rapporto fra chi paga e chi spende all'interno di uno
Stato nazionale. Nel caso europeo, la questione è ulteriormente complicata
dall'assenza di uno Stato unitario. Ma, per l'essenziale, il problema è
identico: chi paga deve essere titolare di un diritto di controllo sulle spese.
Non si esce dalla crisi se non si trova il modo di conciliare due esigenze:
garanzie per i tedeschi sull'impiego dei loro soldi, garanzie per gli altri che
l'inevitabile perdita di sovranità che si prospetta non verrà usata dai più
forti (come nel caso dei finanziamenti negativi) per indebolire ulteriormente i
più deboli a proprio vantaggio. È un doppio e incrociato sistema di garanzie,
in altri termini, quello che deve essere costruito. Non solo le rivoluzioni, ma
anche le unificazioni incruenti non sono pranzi di gala.
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