domenica 11 marzo 2012

RIGORE E' QUANTO ARBITRO FISCHIA. E REATO E' QUANDO LO DICE IL LEGISLATORE!

I diretti interessati, cioè i sostituti procuratori e anche il PG di Palermo, toccati direttamente sia dalla dura requisitoria del Procuratore della Cassazione, Francesco Iacoviello che dalla sentenza della Corte stessa che ha annullato la condanna a sette anni della Corte di Appello del capoluogo siciliano, con rinvio per un nuovo processo, sono stati  signorili, dichiarando pubblicamente rispetto per le considerazioni del primo e per le decisioni della seconda.
Non potevano fare altro, istituzionalmente, direte voi.
E sbagliereste. 
Perché basta leggere i commenti di ALTRI magistrati, i soliti noti...Ingroia, Caselli ( aspettiamo con ansia le esternazioni di Spataro o altri campioni simili) per ricordarci ancora una volta come ci sia una parte della magistratura inguaribilmente ammalata di partigianeria politica. 
Naturalmente questi signori, per darsi una nobiltà di intenti che non solo non hanno guadagnato in questa vita ma nemmeno nelle prossime a venire gli toccherà (per chi crede nella reincarnazione...) , citano i nomi di uomini di ben altro spessore, sotto tutti i punti di vista : Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Ingroia fa riferimento ai "diversi maestri"...chi ha avuto Carnevale (evidentemente il PG Iacoviello e il Presidente   della V sezione della Cassazione), e chi appunto Falcone. Io credo piuttosto che quest'ultimo si rivolti nella tomba ogni volta che Ingroia prende la parola. Ma che aspetta questo signore a togliersi dalle palle e a seguire le orme dei suoi sodali ? Mi riferisco a Di Pietro, De Magistris e altri galantuomini come lui ? Che ci fa ancora con la toga addosso ?
Non parliamo per carità di patria di Caselli, che è arrivato a fare da coautore a spettacoli teatrali dove può rifare il processo ad Andreotti, facendolo stavolta finire come sarebbe piaciuto a lui : una condanna. E invece il senatore DC è stato assolto e chissà se il procuratore di Torino se ne farà una ragione. 
Che poi Falcone viene tirato in ballo ogni volta che fa comodo....mai per esempio questi "seguaci" rammentano che il giudice siciliano era dichiaratamente favorevole alla SEPARAZIONE delle carriere tra Giudici e PM. 
E anche su questa questione del concorso esterno alla mafia, reato notoriamente NON previsto nel codice penale ma "creato" attraverso un ardito connubio giurisprudenziale ( che Professori universitari come Antolisei negano e che appunto molti alti magistrati fortemente opinano e contestano, e non solo Iacoviello ma anche i capi, di ieri e di oggi, della procura nazionale antimafia ! ) degli artt. 110 e 416 bic del c.p., non è così pacifica la vulgata corrente su Falcone.
Ricorda infatti Filippo Facci come sul famoso 416 bis lo stesso eroico giudice scrisse : " Non sembra abbia apportato contributi decisivi nella lotta alla mafia. Anzi , vi è il pericolo che si privilegino discutibili strategi intese a valorizzare , ai fini di una condanna, elementi sufficienti solo per aprire un'inchiesta".
E infatti.....
Ricordava giustamente Alfano, riferendosi al livore di certe esternazioni successive alla sentenza in questione  : 
" Ho letto commenti violenti sulla sentenza da parte del partito della magistratura. Quando le sentenze erano di loro gradimento, dicevano che le sentenze non si commentano".  "La magistratura è divisa in partiti che per eufemismo si chiamano correnti; correnti che fanno congressi e che hanno iscritti". 
Chi in vecchiaia si è molto rasserenato è stato Luciano Violante, che ha espresso un commento apprezzabile ancorché non del tutto condivisibile :
" Il reato esiste e vuol dire aiutare la mafia - dice Violahnte - ma bisogna stabilire con chiarezza quali comportamenti, quando tenuti da chi non è associato alla mafia, costituiscono un contributo all'organizzazione mafiosa".  
Se non altro è consolatorio questo richiamo al legislatore. "Rigore è quando arbitro fischia" (fonte , il simpatico allenatore serbo della Samp scudettata , Boskov ).
Ecco , reato è quando lo dice il legislatore. Con buona pace di certa magistratura "creativa".

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