domenica 11 marzo 2012

FIGLI DI UN DIO MINORE. QUANDO UNA MADRE CERCA LE PROSTITUTE PER SUO FIGLIO.

Qualche tempo fa in TV andava in onda una trasmissione che guardavo. S'intitolava "Gli Invisibili" e parlava di quelli che, per un motivo o per un altro, hanno PERSO, e che per questo semplicemente "scompaiono" dagli occhi degli altri. Ricordo storie di persone che a causa di fallimenti economici o profonde crisi nervose, finivano per perdere tutto - affetti, lavoro, cose - e , a volte per vergogna, a volte per emarginazione, andavano sulla strada, a fare i barboni, i "clochard" , come se dirlo in francese migliorasse qualcosa.
Ma gli invisibili non sono solo coloro che perdono DOPO essersi presentati correttamente al via. Coloro a cui succede qualcosa di brutto DURANTE la corsa.
Sono anche quelli che nemmeno si possono schierare al nastro di partenza: i "disabili". Quelli che meritano titoli suggestivi di bei film come "figli di un dio minore", o "il figlio della luna", ma che sempre "Infelici" sono, come la gente comune li chiama, al di là delle parole politically correct che vengono coniate.
Ecco la storia, VERA, della madre di uno di questi figli.
Una insegnante, abbandonata dal padre (noi uomini siamo molto coraggiosi in questi frangenti, si sa, ma non tutti disertano come questo campione), cresce da sola il figlio appunto disabile. Quando sono piccoli è durissima ma quando crescono non migliora certo. E se anche sono rifiutati per lo più, queste creature hanno gli stessi bisogni nostri: affetto, calore, carezze e intimità.
Ma chi potrebbe  spontaneamente, nei casi più difficili, prestarsi a queste ultime?
E allora la madre si fa coraggio e ci pensa lei, cercando una prostituta per questo umanissimo bisogno del suo figlio sfortunato.
Ed ecco cose le capita

«Una madre della mia sottotribù invece mi ha insegnato parecchio. Lo scorso settembre mi ha telefonato alle due di notte chiedendomi di andarla a prendere in una certa via e di portare la macchina grande con il mio tagliando perché era con suo figlio e la carrozzina. Quando arrivo sul luogo li trovo per strada con due tutori dell’ordine imbarazzatissimi e rossi come peperoni. Carico in macchina figlio, carrozzina e madre e andiamo in un locale del centro ancora aperto dove mi racconta quello che le è successo.
Il figlio è maggiorenne, lei è divorziata e il padre si è rifatto una famiglia completa di due figli sani ancora pargoli. Così è toccato a lei provvedere (alla sessualità del figlio ndr) perché la nuova moglie… non gradisce. Indagini lunghe e discrete presso colleghi e amici per trovare una “casa” con una tenutaria e ragazza disponibili, ovviamente a prezzo maggiorato, ad accogliere un disabile. Per un po’ va bene e il ragazzo è felice e la ragazza è “fissa”.
Purtroppo quella sera arriva una incursione. Lei è seduta vicino all’entrata con un libro di matematica (è insegnante), i suoi bravi capelli brizzolati e la figura pesante dei suoi anni. Sconcerto dei tutori dell’ordine neanche avessero visto un gatto in un canile. Poi una delle tutrici dell’ordine arriva trafelata “c’è di là un ragazzo che chiede della mamma”. La mia amica si alza e dice “mbeh penso che dovrei vestirlo se c’è qualcuno che mi aiuta”. Panico tra i custodi della legge. Alla fine permettono alla “ragazza fissa” di aiutare la madre.
Poi bisogna portare tutti, clienti e ragazze, in centrale dove verranno identificati mentre la tenutaria viene arrestata. Sono pronti due furgoni di sotto. La mia amica propone di seguirli con il figlio con la propria macchina ma i tutori rifiutano. Allora come far salire il ragazzo, ormai molto agitato, sul furgone? Altro panico e intanto la maitresse blatera che lei fa un buon servizio sociale e che aiuta i bisognosi, vedete c’è pure il povero disabile etc. Alla fine due forzuti tutori scaraventano ragazzo e carrozzina sul furgone delle ragazze che lo accolgono con boati, urla e risate.
In Centrale arriva subito il magistrato che messo al corrente della particolarità non sa che pesci pigliare. E qui la mia amica mi racconta un colloquio surreale:
– dove è suo marito? Io non ho marito, mi ha lasciato, pochi disabili hanno il padre.
– ma lei non ha un fratello o un amico per queste cose? No sono figlia unica e questa faccenda non si delega agli amici. Il resto lo tralascio e dico solo che non ho mai riso tanto in vita mia.
Si Simone c’è da ridere perché nella vita normale ci sono i mariti e gli amici, che spariscono nella vita con un disabile. Perché certi argomenti sono da uomini normali, ma le madri dei disabili a volte devono comportarsi da uomini, che lo vogliano o no. E uomini stessi, quelli che fanno le leggi, quelli che comandano, quelli che ci abbandonano a noi donne e madri diverse, non lo capiscono.
Anche se c’è un danno cerebrale, i nostri figli crescono e gli ormoni quelli sono. I danni cerebrali a volte provocano modifiche fisiche significative (bava alla bocca, incapacità di camminare) ma la voglia di affetto, di un abbraccio, di un rapporto c’è sempre. Però nessuno dei normali si sofferma su questo problema: per tutti il disabile è un “infelice” (come si diceva una volta) e non un essere umano con i suoi sentimenti e i suoi bisogni. Forse si considera il disabile un angioletto puro, a volte brutto da vedere (altro che i puttini del Mantegna!) ma comunque un qualcosa amorfo e non un qualcuno.
Ho l’impressione, poi, che molta gente non si renda conto che i nostri figli debbano farsi la barba come tutti e dobbiamo fargliela noi e così per tante altre cose. Ho l’impressione, invece, che molta gente pensi che quando i nostri figli sono in casa si fanno la barba da soli, mangiano da soli e vanno in bagno da soli. E queste cose, elementari e sgradevoli, raramente vengono fatte vedere per l’intero in un film, mitico per tutti “il figlio della luna”.
E allora come invocare la società perfetta, come meravigliarsi dello sconcerto e dell’imbarazzo di un normale quando nessuno gli scaraventa la realtà sotto il naso. Una realtà elementare: un disabile ha bisogno di tutto ma proprio di tutto, senza ipocrisie e senza repulsione, e senza neppure “distinguo” tra padre e madre perché Madre Natura non fa sconti anche quando fa un torto.
Più che invocare una società perfetta non sarebbe meglio spingere tutti noi a una riflessione più concreta, meno moralistica, più veritiera? E diciamolo “più naturale”! E infine, finale come in tutti i film che si rispettino: la mia amica ha trovato un’altra “casa”, il figlio sembra contento della “nuova ragazza”, non ha avuto conseguenze, l’ex marito non ha saputo niente e il 14 febbraio ha ricevuto un mazzetto di roselline. Perché spesso quello che si nega ad un disabile si nega anche alla madre».

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