giovedì 5 aprile 2012

CI SARA' UNA LEGA SENZA BOSSI?

Non sono mai stato un ammiratore della Lega né di Bossi. Anzi, confesso che agli esordi questo movimento non mi piaceva affatto per i toni e per la secessione sbandierata come obiettivo.
Della Lega non mi piaceva il giustizialismo - qualcuno ricorda il cappio sbandierato in parlamento? - , il "celodurismo", la carnevalate dell'ampolla del PO, delle tradizioni celtiche e altre menate del genere.
Non mi piacque il "tradimento" del 1994, quando appena sei mesi dopo la vittoria alle elezioni, girò le spalle al primo governo Berlusconi sostenendo il governo di Dini , impedendo il ritorno alle urne (chi la fa l'aspetti, si potrebbe dire oggi, dove i "traditori" che, appoggiando Monti, hanno impedito le elezioni anticipate sono stati gli ex alleati del Berlusca). Non mi piace il populismo, le contraddizioni di un partito che da una parte critica l'assistenzialismo, la burocrazia, l'inefficienza, e poi cavalca il debito pubblico dicendo no a tutti i provvedimenti necessari ancorché impopolari sulle pensioni, sulla riforma del lavoro, per non parlare della difesa delle Province!!!.
Però l'idea del federalismo era ed è GIUSTA. Per responsabilizzare e motivare cittadini e politici.
Ne torneremo a parlare. Ma intanto proponiamo la notizia del giorno, che sicuramente è quella delle dimissioni di Bossi, così come postata dal Corriere della Sera, a cura di Corinna De Cesare

A vent'anni esatti dalle elezioni del '92, prima vera vittoria politica della Lega Nord, Umberto Bossi si dimette. Le indagini sul tesoriere della Lega Nord Francesco Belsitocondotte dalle procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria portano alle dimissioni del Senatùr che lascia il ruolo di segretario del partito nel corso del consiglio federale di giovedì. Dimissioni «irrevocabili» accolte dal consiglio federale che sostituirà il segretario con 3 reggenti che guideranno momentaneamente il movimento.
IL TRIUMVIRATO - Ci sarà infatti un triumvirato alla testa del partito, composto dal coordinatore delle segreterie nazionali, Roberto Calderoli, dall'ex ministro dell'Interno, Roberto Maroni e dalla parlamentare veneta Emanuela Dal Lago. «Mi dimetto per il bene del movimento e dei militanti. La priorità è il bene della Lega e continuare la battaglia». Queste le parole con cui Umberto Bossi ha lasciato il movimento in qualità di leader. Al Senatùr, il consiglio ha concesso comunque l'onore delle armi nominandolo presidente al posto di Angelo Alessandri. Una nomina che gli consentirà di partecipare ancora alle riunioni del consiglio federale. «Chi sbaglia paga - ha detto Bossi - qualunque sia il cognome che eventualmente porti».
BERLUSCONI - Poi in serata le indiscrezioni sulla reazione dell'eterno alleato Silvio Berlusconi, che ha definito le dimissioni di Bossi «una botta, un colpo al cuore». Accanto all'amarezza e alla sorpresa, nei ragionamenti dell'ex premier si è insinuato anche il dubbio che contro la Lega sia stata messa in atto un'operazione politico-giudiziaria. Una vicenda che, per il Cavaliere presenterebbe molte zone d'ombra. Anche lui, sarebbero state le parole di Berlusconi, è finito nel tritacarne della giustizia ad orologeria. Dietro la vicenda, per l'ex premier potrebbe esserci un disegno politico. È un film che conosco bene - sarebbe stato il ragionamento - dopo essersi accaniti contro di me, ora tocca ad Umberto. Guarda caso ad un mese dalle elezioni amministrative
IL CONSIGLIO - Secondo Matteo Salvini, che ha raccontato l'addio del leader della Lega su Radio Padania, Bossi è stato salutato «da un consiglio federale commosso. Nessuno ha chiesto le sue dimissioni, lui è arrivato già convinto, con una scelta decisa e sofferta». Una scelta «presa per difendere il movimento e la famiglia» e che è stata molto apprezzata dal partito. Ora tocca al triumvirato la gestione ordinaria della Lega, almeno fino al congresso federale che si terrà entro l'autunno. Ma emergono già i primi contrasti.
I PRIMI CONTRASTI - In via Bellerio Roberto Maroni è stato contestato da alcuni militanti che gli hanno urlato «buffone». L'ex ministro viene visto infatti da alcuni come il traditore, il «giuda» come viene soprannominato l'ex ministro dell'Interno su alcuni volantini al di fuori della sede nazionale della Lega, al suo primo giro di boa. Tra le novità anche la scelta del nuovo amministratore del partito, Stefano Stefani, che - a differenza di Belsito - sarà coadiuvato da una società esterna per la certificazione del bilancio.
LE REAZIONI - «Sono notizie che colpiscono - ha detto Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia, commentando la notizia dell'addio di Bossi - vediamo come si evolverà la situazione». «Le sue dimissioni sono, da una parte un atto dovuto - ha commentato il leader dell'Idv Antonio Di Pietro - dall'altra un atto da rispettare». «Serviva un segno di discontinuità - ha precisato Flavio Tosi, sindaco di Verona - la Lega doveva dimostrare di essere ancora diversa dagli altri partiti. Un segnale che è stato dato con la scelta personale e dolorosissima di Umberto Bossi, che ha dimostrato di volere davvero bene al movimento».
MARONI - Commozione, nonostante tutto, è stata espressa dallo stesso Roberto Maroni: «C'è stata grande commozione quando Bossi, durante il federale, ha detto che voleva dare le dimissioni - ha spiegato -. Gli abbiamo chiesto di rinunciare ma è stato irremovibile». L'ex ministro ha poi confermato il suo sostegno al fondatore del partito: «A Bossi ho detto: se deciderai di ricandidarti al congresso federale questo autunno io ti sosterrò». Poi gli impegni per il futuro: «Adesso ci mettiamo al lavoro per fare pulizia - ha precisato - andando a guardare i conti e aprendo tutti i cassetti, è importante anche che sia stato dato incarico a una società di revisione esterna per la verifica patrimoniale». E Salvini posta su Facebook: «Umberto Bossi e Roberto Maroni, commossi ma determinati, che si abbracciano alla fine di questa importante giornata. Solo un cretino può non capire che è questa la forza della Lega»..

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