mercoledì 18 aprile 2012

VOGLIONO I TUOI SOLDI, MA NON SANNO COME E QUANTI. AIUTARLI E NON DARGLIELI?


Piccolo aneddoto familiare. Quando avevo 11 anni, mio padre prese un bastardino (che oggi Befera mette nel redditometro, perché avere un cane è in fondo una forma di lusso, si sa). Siccome era una persona ligia alle norme, si informò per la registrazione del piccolo nuovo amico di casa Turchetti. Girò tre uffici, rimpallato dall'uno all'altro. Alla fine si congedò dall'ultimo impiegato dicendo ad alta voce" si vede che questi soldi non li volete". E non pagò .
Questo ricordo mi viene di sovente quando sperimento, come tutti, la difficoltà che lo Stato usuraio crea nel riscuotere i suoi balzelli.
Perché vuole i tuoi soldi, o sì !!, ma poi s'impiccia nello stabilire come e quanti.
E se tu ti sbagli, ti sanziona.
Il bello che della semplificazione fiscale io sento parlare da quando ancora non votavo. E i tecnici non sembra proprio abbiano fatto meglio, come si può evincere dal commento dei due giornalisti - Fracaro e Saldutti - che al tema hanno dedicato l'editoriale di oggi del Corriere della Sera.
Buona Lettura ( si fa per dire...)


L'INCERTEZZA DI NORME E PAGAMENTI
Il rompicapo delle tasse
Troppe tasse. E troppo complicate. Da calcolare. E da pagare. Siamo di fronte a uno strano paradosso che, come spesso accade, è racchiuso nelle stesse parole utilizzate dal legislatore. È alle battute finali alla Camera dei deputati la discussione sul decreto che porta come titolo: la semplificazione fiscale. Dentro, come accadeva per i vecchi decreti omnibus, c'è un po' di tutto. Dalle scadenze dell'Imu all'obbligo di aprire un conto corrente per chi ha una pensione oltre i mille euro, la cosiddetta tracciabilità. Appare fin troppo facile criticare il governo costretto, da una complicata situazione di finanza pubblica, a spingere sul fronte delle entrate fiscali in un momento di recessione. Ma non è questo il punto. Il fatto e che di semplificazioni in questo provvedimento se ne vedono poche. Mentre protagoniste assolute sono molte complicazioni. 
Qui, ad esempio, si sta combattendo la battaglia dell'Imu, l'imposta municipale che ha sostituito la vecchia Ici. È appena entrata in vigore ed è già odiata. A oltre tre mesi esatti dalla sua introduzione, infatti, non possiamo ancora sapere quanto ci costerà. Le aliquote introdotte a dicembre 2011 verranno riviste entro dicembre 2012. Di solito a inizio anno si sa quanto si dovrà pagare d'imposta. In questo caso, solo a saldo si capirà qual è il sacrificio che ci è stato chiesto per sgonfiare lo spread.
E come si paga? In due rate. No in tre. No in due o tre rate, a scelta del contribuente. Ma la vera complicazione arriverà al momento di versare l'Imu. I contribuenti, infatti, non solo saranno chiamati a calcolare l'imposta, e già questo non sarà facile, ma dovranno poi anche ripartirla esattamente tra Comune e Stato e indicare le relative quote di ognuno con il giusto codice tributo nell'ormai forzatamente noto a tutti «F24». Un vero e proprio percorso a ostacoli che trasforma il contribuente in esattore per conto dello Stato. E senza avere diritto a un minimo compenso. Ma se sbaglierà, siamo sicuri che non ci saranno sanzioni?
Incertezza totale grava, anche, su molti altri provvedimenti del decreto Salva Italia, con scadenze che ballano vorticosamente. Per il bollo sullo scudo si è passati dal 16 febbraio al 16 maggio e poi al 16 luglio e molti dubbi restano ancora irrisolti. Per il conto obbligatorio dei pensionati (per adesso) un solo slittamento. Ma è presto per dire l'ultima parola. Incertezze ci sono anche sulla patrimoniale dei beni di lusso, ora estesa agli aerotaxi.
Misteri ci sono anche sull'entità delle nuove e maggiori imposte sulla casa legate al valore di mercato: come si garantirà la parità di gettito? Quando spunta una ricchezza la tentazione di tassarla è quasi automatica. Il Fisco saprà resistere? Non è che lo spread finirà per giocarci qualche altro scherzetto?
 Certo la macchina tributaria è complicata da gestire e ancora di più da riformare, ma bisogna fare ogni sforzo per farla girare di più nell'interesse del contribuente-cittadino. Se non si riesce a semplificarla, nonostante tutte le migliori intenzioni, almeno non la si complichi. I contribuenti hanno bisogno di regole stabili e chiare. L'incertezza, i continui cambi di idee sono alibi formidabili per gli evasori.
 P.s. Un'idea possibile? Per il conteggio delle imposte dovute sulla casa si potrebbe fare così: lo Stato (o il Comune) inviano ai contribuenti un bollettino precompilato da versare in banca o alla posta. Più semplice. E forse più equo. E il gettito sarebbe garantito.

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