Se c'è un vizio che questo paese non si toglierà mai è sicuramente quello delle RETORICA, al quale da qualche decennio se n'è aggiunto un altro: lo spasmodico bisogno di apparire, di "esserci".
Come spiegare altrimenti il tuttologismo dilagante in rete SUBITO dopo il fatto? C'erano persone che si dichiaravano certe della matrice mafiosa, e questo anche tra chi in teoria dovrebbe godere di una certa esperienza professionale, e da cui pertanto ci si aspetterebbe maggiore prudenza.
A favore dell'attentato mafioso le "prove" sarebbero state: a) la scuola, intestata a Morvillo Falcone, la moglie del magistrato, eroe dell'antimafia b) i recenti arresti che si sarebbero realizzati nella zona contro la criminalità organizzata c) l'approssimarsi della strage di Capaci di cui tra un paio di giorni cade il ventennale.
Ora, la prima e la terza mi sembrano debolissime come considerazioni. La seconda potrebbe avere una sua valenza, però la modalità non ha precedenti. La Mafia è anche ricorsa a uccisioni che ammettevano il rischio di morti innocenti (la bomba di Capaci e ancora di più quella di via d'Amelio, in piena città), però con un obiettivo "militare", colpire il nemico. In questo caso? Inoltre, non voglio rifarmi a vecchi codici "d'onore" che governerebbero anche la decisioni di assassini di professione, però la penetrazione nel territorio di queste forme di criminalità non si fonda solo sulla paura (soprattutto, certo) ma anche sul "favore" di una parte della popolazione, la più povera e ignorante, che ritiene che lo stato sia un "forestiero" da cui è meglio guardarsi. Questa gente non potrebbe accettare di sentire che i propri figli innocenti possano essere vittime di colpi "nel mucchio".
Queste considerazioni mi fanno pensare che non sia la criminalità organizzata la mandante di questi delitti, e il procuratore di Brindisi sembra d'accordo con me.
Dopodiché in una città di una regione dove la Sacra Corona Unita cerca di non sembrare la parente piccola delle altri grandi mafie - Mafia siciliana, Camorra napoletana e 'ndrangheta calabrese - e dove la gente è comprensibilmente silente di fronte alla criminalità diffusa e quotidiana, leggere striscioni con su scritto "e ora ammazzateci tutti" mi fa rabbia. Perché non è con la vuota retorica, con le frasi ad effetto che si battono queste e altre cose. Non è riempiendo le piazze, ma attraverso la vera unità delle persone e la collaborazione con le forze dell'ordine, con le istituzioni, che si può provare a fare qualcosa.
E invece , la piazza che si gremisce piena di sdegno non ci vuole niente e vederla, salvo poi leggere il comunicato della procura che fa intendere come, nei fatti, assai scarsa è la collaborazione dei possibili testimoni...come SEMPRE.
Intanto, Franco Bechis descrive il grave inquinamento del luogo dove è avvenuto questo delitto : le centinaia di persone accorse, magari per dare aiuto, ma si sa che invece la zona dove è stato commesso un reato dovrebbe essere isolata affinché gli inquirenti (che già sbagliano tanto da soli) possano trovare ogni elemento utile. Non parliamo della rincorsa di politici, sindacalisti e ormai anche magistrati che da ogni dove, a centinaia di chilometri dal luogo del fatto, dicono la loro. SUBITO. Senza la minima esitazione. Ci fosse un cane che risponda ai giornalisti: FATECI LAVORARE.
Che cazzo di paese è diventato questo??
Un tempo ai funerali si stava in silenzio, e quando uscivano le bare la gente chinava la testa o si segnava.
Adesso si applaude.
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