Antonio Polito, giornalista progressista, ex senatore DP nell'ultimo governo Prodi, fondatore dello sfortunato Riformista, oggi valente editorialista del Corsera, è tra le penne che apprezzo di più.
Il che non significa condividere tutto quello che lui scrive. Come accade per l'articolo di oggi che riporto .
"I DISFATTISTI IN AGGUATO" di ANTONIO POLITO
Mentre Sagunto brucia, a Roma si succedono riunioni di
congiurati per decidere come buttare giù il governo prima dell'estate e
provocare così le elezioni anticipate a ottobre. La voglia di far saltare
tutto, si sa, serpeggia da tempo in entrambi i maggiori partiti. Ma se nel Pd
Bersani ha l'autorità per zittire un Fassina, nel Pdl pare che Alfano non ne
abbia abbastanza per mettere a tacere una folta schiera di sediziosi, ex
ministri berlusconiani ed ex colonnelli finiani. Come dice sconfortato uno dei
dirigenti più vicini alla segreteria, «qui è rimasto un piccolo gruppo di
partigiani che rischia di finire appeso a testa in giù, questa volta dai
fascisti».
I congiurati propongono di usare il vertice europeo di fine
mese come un ultimatum per Monti: se da Bruxelles il premier non tornasse con
una valigia carica di eurobond o con altre misure in grado di salvare
miracolosamente l'Italia, allora verrebbe il momento di farlo cadere. Come?
Sfruttando il casus belli preparato da Di Pietro e dalla Lega con la mozione di
sfiducia contro Elsa Fornero. Così la destra silurerebbe il ministro più inviso
alla sinistra, in una sorta di grande coalizione antieuropea che sembra un
preludio perfetto del caos greco. Ma del resto ogni occasione è buona: luglio,
si dice in Transatlantico, sarà il mese dei cecchini.
La tensione politica è dunque alta, anche se il piano è
scombiccherato. Il vantaggio di andare alle urne per il Pdl infatti non è
chiaro, visti i sondaggi. Ma lo svantaggio per il Paese è chiarissimo. Sarebbe
come dire che se l'Europa non ci soccorre, ci lasciamo affogare. Ai guai della
nostra economia aggiungeremmo lo sfacelo politico. I due argomenti che i
congiurati usano per coprirsi col manto dell'interesse nazionale sono infatti
entrambi infondati. Il primo, secondo il quale per fronteggiare l'emergenza è
meglio eleggere un nuovo governo, è smentito dal caso della Spagna, Paese che
con un premier nuovo di zecca sta già peggio di prima delle elezioni. Il
secondo argomento, secondo il quale Monti non sbatterebbe abbastanza il pugno
sul tavolo europeo come invece faceva Berlusconi, ha un che di onirico: da mesi
Berlusconi in Europa non sbatteva proprio niente e le norme sulle banche che
svalutarono i nostri titoli di Stato furono varate nell'ultimo vertice cui
abbia partecipato. Piuttosto, se c'è stata una parabola discendente della
fiducia dei mercati nella capacità del governo Monti di affrontare i mali
strutturali dell'Italia, essa è dipesa proprio dal condizionamento politico che
ha mostrato di subire, per esempio sul mercato del lavoro. Né giova riparare
infilando le dita negli occhi dei partiti, a sinistra con gli esodati e a
destra con le norme sulla corruzione. Ma il binario morto su cui sembra essere
finito il Parlamento è originato proprio dalla campagna elettorale strisciante
di chi vorrebbe andare subito alle urne. È il clima politico a indebolire il
governo, non il contrario; e a rendere più difficile che anche i provvedimenti
sullo sviluppo possano dispiegare il loro effetto positivo sulla scena europea.
D'altra parte, se gli italiani pensassero che qualche nuovo leader politico
farebbe oggi meglio di Monti, i sondaggi ce lo direbbero: invece dicono Grillo.
Le elezioni a ottobre provocherebbero sullo spread lo stesso effetto thriller
che stanno avendo quelle greche. Senza contare che i congiurati hanno già
segnato sul calendario una data di pessimo auspicio per andare alle urne:
quella del 28 ottobre, novantesimo anniversario della Marcia su Roma.
Questo il pensiero di Polito. Stavolta, diversamente dal solito, ho evidenziato non solo i passaggi per me più rilevanti ma anche i punti sui quali dissento.
Sicuramente la domanda di Polito è legittima : che il PD , l'IDV, SEL vogliano andare alle elezioni è comprensibile, visto che tutti i sondaggi li danno vincenti. Certo, come anche Polito ha ricordato in altri articoli, anche nel 1994 Occhetto era certo che la sua "gioiosa macchina da guerra" non avrebbe avuto ostacoli, e invece il neofita, alla politica, Berlusconi bastò per offrire al fronte antisinistra, in Italia maggioritario, da sempre, una casa nella quale rifugiarsi. Siccome i sondaggi registrano oltre un 40% di potenziali astensioni, e tra i delusi quelli del centro destra sono la stragrande maggioranza, ecco che la comparsa di una accettabile proposta liberale e anti sinistra, potrebbe scongelare la metà di quell'elettorato per rovesciare assolutamente le sorti dello scontro. Siccome però questo allo stato non c'è, ecco che ha un senso la fretta di Di Pietro, Vendola e Fassina di andare al voto. Ma quelli del PDL???? Oggi quel partito viene dato al 15% !!!, vale a dire oltre 20 punti sotto alle elezioni del 2008!! 4 anni fa mica 40! Pensano di raddrizzare questo disastro durante la stagione balneare lor signori? In questo Polito ha assolutamente ragione.
Quello che invece non condivido è che le elezioni possano di per sé essere negative. Polito fa l'esempio della Spagna, ma questo prova solo che il problema dei debiti sovrani ha dimensioni "europee", come in tanti scrivono da tempo (alcuni, i migliori, come Davide Giacalone, fin dai tempi in cui la crisi era prevalentemente Greca, e ancora non ci toccava), e che i singoli stati , oltretutto imprigionati dall'euro (QUESTO EURO), dalla Banca centrale unica (QUESTA BANCA), non possono riuscire ad affrontarli da soli. E questo non vale solo per i paesi toccati , ma anche per altri ancora indenni, come soprattutto la Francia. Semmai l'esempio della Spagna dimostra che anche un governo coeso, che si metta a fare le riforme, affrontando lo scontento sociale, non basta!
E qui veniamo all'altro punto, e cioè che i mercati puniscono l'Italia perché è stato frenato dai partiti lo "slancio" riformistico di Monti. Allora: 1) Sta storia dei mercati, che vengono tirati in ballo a seconda della convenienza, inizia un po' a stufare. I mercati non si fidano dell'EURO!!!! e della stabilità della UE. Se no come si spiegherebbe che le borse europee vanno su e giù SEMPRE tutte insieme?? Italia e Spagna dovrebbero essere affossate, Francia e GB deboli, Berlino alle stelle. Questo invece NON accade. Allora?
2) Monti ha fatto SOLO il completamento della riforma delle pensioni. Il resto se non è fumo è PEGGIO, come la riforma del lavoro, per non parlare della RECESSIVA oppressione fiscale. Eppure c'è stato un momento che lo spread si avvicinava a quota 300. I mercati speravano? No, apprezzavano la vagonata di miliardi che Draghi regalava alla banche europee in difficoltà, a patto che le stesse sostenessero anche i debiti nazionali.
Concludo, rivolgendomi idealmente a Polito ma a coloro che vedono la caduta di Monti come una sciagura assoluta. Io, essendo liberale, e sperando che in 10 mesi qualcosa dalla mia parte si evolva, confido che le elezioni si facciano nel 2013. Ma se fossi un ex comunista, un socialista, più o meno rosso o rosa, le vorrei adesso. Convinto, magari sbagliando, di avere delle riforme da attuare DIVERSE dal suk montiano, secondo una MIA idea di società che NON può essere quella liberale moderata, ma sarà di "sinistra", qualunque cosa oggi questo significhi.
Questa è la democrazia. I governi di solidarietà nazionale possono andar bene per poco tempo e per l'adozione di poche misure assolutamente irrimandabili. NON per la trasformazione di un Paese. Per quello ci vogliono maggioranze coerenti.
Da noi non ci sono mai? Vero, ma allora aboliamo espressamente la democrazia.
Se no non siamo tanto diversi dagli egiziani.
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