Ve li ricordate? Gli "indignados" ante litteram?
Quelli contro la "LEGGE BAVAGLIO"? I dementi dello slogan
"INTERCETTATECI TUTTI"?.
Adesso cosa diranno dopo l'attacco lancia in resta della più
alta carica dello Stato contro la intercettazioni svolte dalla Procura di
Palermo? Dal non avere ancora distrutto gli stralci di conversazione
riguardanti una carica Istituzionale, come la legge prevede?
Cosa scriveranno Mauro e Scalfari su Repubblica? Napolitano
è il loro Lume, e adesso come si fa a contraddirlo? A dire che la
"verità" è al di sopra di tutto? delle leggi, della libertà degli
individui, del diritto alla riservatezza? Perché mai il Presidente della
Repubblica PRETENDE che le sue conversazioni con l'ex Ministro Mancino siano
cancellate ? Ha per caso qualcosa da nascondere???
E si perché questa è la filosofia super etica degli eredi -
in demenzialità - del popolo viola!
Chi non vuole far sapere le sue cose private, è una persona
poco onesta, mentre LORO, non hanno mai nulla da nascondere . Mi piacerebbe
intercettare questi giovanotti/e per una settimana. UNA SOLA. Sai le risate?
Il Prof. Francesco Pizzetti, costituzionalista e penultimo
presidente della autorità di garanzia per la privacy durante un suo intervento
alla presentazione del libro edito dall'Istituto Bruno Leoni, non a caso
titolato "SUDDITI" , provocato da Oscar Giannino su cosa ne
pensasse dello slogan del popolo viola, il citato e criticato
"intercettateci tutti", espressione del principio per il quale
"Il cittadino per bene non ha nulla da nascondere", ha risposto: il
cittadino NON deve essere controllato a priori, in quanto si PRESUME che sia un
bravo cittadino. E ciò vale finché non si abbia motivo concreto (e non
presunto!!) di credere il contrario.
"non è nemmeno un principio liberale" ha
replicato a Giannino " ma semplicemente DEMOCRATICO".
NON HO NULLA DA NASCONDERE è la frase del perfetto
cittadino educato dal Nazismo e dal Comunismo sovietico, coreano, cinese.
Lo Stato che ritiene di avere diritto al controllo della
vita dei cittadini, e quindi per questo avere accesso a tutte le banche dati
esistenti, predisporre intercettazioni a strascico, è piuttosto lontano dal
modello non solo di uno stato di diritto ma proprio più generalmente
democratico.
Quando la polemica all'epoca riguardò Berlusconi, Presidente
del Consiglio, quindi carica istituzionale, e lo sputtanamento mediatico feroce
a cui fu sottoposto con la pubblicazione delle intercettazioni sulle feste di
Arcore , Napolitano tenne una posizione cerchiobottista.
Disse che lo strumento delle intercettazioni era prezioso ma
bisognava stare attenti a non esagerare. Insomma, una pacca sulle spalle e via
andare.
Adesso invece sulla graticola c'è finito lui, e la cosa
cambia. Fino ad attivare lo scontro istituzionale.
Viene scomodato Einaudi (di gran moda l'unico
presidente liberale della Repubblica Italiana, mi chiedo come mai ? Forse
fu il migliore ? ) , si citano le norme per le quali il Presidente ha
ragione e la Procura ha torto.
Quest'ultima replica che "è tutto secondo le
leggi". Stavolta vedremo caro Ingroia. Perché l'osso che hai provato a
mordere, è più duro del precedente, e i dentini mi sa che ce li lasci.
Intanto, niente appoggio dell'Associazione Nazionale dei
Magistrati, in passato subito in prima linea per denunciare l'"attacco
all'indipendenza e all'autonomia" dei Giudici.
E nemmeno dai partiti di governo. Ok, il PDL era scontato,
ma anche il PD è a fianco del Presidente, per non parlare dell'UDC : ''doverosa
e ineccepibile iniziativa del capo dello Stato, volta a restituire il giusto
ordine dei poteri costituzionali della Repubblica'' sono le parole di
Casini.
L'unico a fianco degli ex colleghi, il solito Di Pietro...
Una scontro del genere tra istituzioni io non me lo ricordo,
e forse è l'occasione per far tornare certi magistrati nelle loro
"caserme" da cui uscirono impropriamente 20 anni orsono.
Ecco la notizia sul Corriere.it
«Conflitto fra poteri dello Stato»
Napolitano contro la procura di Palermo
Giorgio Napolitano contro i giudici di
Palermo. Il presidente della Repubblica ha infatti firmato il decreto con cui
affida all'Avvocatura dello Stato l'incarico di sollevare il conflitto di
attribuzione tra poteri dello Stato. Il Quirinale, in altri termini, va all'attacco
della procura di Palermo, in relazione alla vicenda delle telefonate
intercettate tra il consigliere del presidente per gli Affari giuridici Loris
D'Ambrosio e l'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino a proposito della
presunta trattativa tra Stato e mafia negli anni 90. Durante l'attività
d'intercettazione ci sarebbero state anche un paio di telefonate fra Mancino e
Napolitano, telefonate che avrebbero dovuto essere distrutte, provvedimento che
il procuratore del capoluogo siciliano Francesco Messineo non ha ancora
disposto. A giudicare sul conflitto sarà la Corte costituzionale.
IL COMUNICATO - A spiegare le ragioni della
decisione di Napolitano è lo stesso comunicato stampa in cui il Quirinale ne dà
notizia: «Alla determinazione di sollevare il confitto, il presidente
Napolitano è pervenuto ritenendo dovere del Presidente della Repubblica,
secondo l'insegnamento di Luigi Einaudi, evitare si pongano, nel suo silenzio o
nella inammissibile sua ignoranza dell'occorso, precedenti, grazie ai quali accada
o sembri accadere che egli non trasmetta al suo successore immuni da qualsiasi
incrinatura le facoltà che la Costituzione gli attribuisce».
IL DECRETO - Il dispositivo con cui
Napolitano dà mandato all'avvocatura dello Stato di sollevare il conflitto di
attribuzione è stato pubblicato sul sito del Quirinale. È evidente che
l'iniziativa del Colle punta ad evitare che le intercettazioni che coinvolgono
il capo dello Stato, ancorché ritenute non rilevanti per i pm, finiscano agli
atti del procedimento a disposizione delle parti. «La Procura, dopo aver preso
cognizione delle conversazioni, le ha preliminarmente valutate sotto il profilo
della rilevanza e intende ora mantenerle agli atti del procedimento perché esse
siano dapprima sottoposte ai difensori delle parti ai fini del loro ascolto e
successivamente, nel contraddittorio tra le parti stesse, sottoposte all'esame
del giudice ai fini della loro acquisizione ove non manifestamente
irrilevanti». Il che sarebbe, a giudizio del Colle, una violazione delle prerogative
presidenziali: «Le intercettazioni di conversazioni cui partecipa il Presidente
della Repubblica, ancorché indirette od occasionali, sono invece da
considerarsi assolutamente vietate e non possono quindi essere in alcun modo
valutate, utilizzate e trascritte e di esse il pubblico ministero deve
immediatamente chiedere al giudice la distruzione».
La sensazione è che in questo "STRANO PAESE", falsamente democratico, tutto si può fare tranne che coinvolgere le istituzioni in indagini e responsabilità sui FATTACCI avvenuti a danno della comunità e culminati con la morte di generosi personaggi della magistratura.
RispondiEliminaQuesto è un pese ridicolo; anche il gradimento di napolitano è in forte discesa.