Io non credo che il Corriere della Sera, per quanto giornale nato a Milano , sia anti meridionalista. Né che lo siano Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, i due giornalisti divenuti famosi con il libro LA CASTA, e che hanno continuato a fare i fustigatori degli immensi sprechi e privilegi pubblici.
Se la mia sensazione è giusta, il fatto che le regioni del Sud siano indicate come quelle più inefficienti , a vario titolo, credo che dipenda dalla risultanza di numeri sconfortanti. La peggiore è la Sicilia.
Regione a statuto autonomo, la Sicilia sembra veramente essere una voragine senza fine di denaro sprecato, che viene distribuito a pioggia, senza una vera progettualità.
Tutto quello che è male, in Sicilia è PEGGIO, fino alla sfacciataggine.
L'altro giorno (http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2012/07/palazzo-dei-normanni-ha-piu-impiegati.html) si registrava come Palazzo dei Normanni, sede del governo regionale, contasse più dipendenti di Downing Street. Cameron, per far funzionare l'esecutivo britannico ha meno persone di Lombardo per mandare avanti (o indietro ? ) la Sicilia. Paesi dove gran parte dei cittadini sono assunti come guardie forestali, che alla fine risultano essere di numero superiore a quelle impiegate nel nord est italiano, non solo più vasto ma anche notoriamente più montuoso e boscoso.
Confermato il dato della sottoutilizzazione delle risorse europee destinate alle aree depresse, e il nostro sud tristemente è tra queste.
GAETANO SALVEMINI |
Contrario quindi alle idee secessioniste della Lega, ma che esista ormai anche un problema settentrionale e l'esigenza di un vero e sano federalismo, questo lo penso. Le regioni devono governarsi, e MANTENERSI, da sé, con le loro tasse e la loro produttività. Ci sarà, come in tutti gli stati federali, una quota destinata allo Stato Centrale per provvedere alle funzioni nazionali (poche) e ad un sostegno di "stimolo" e di "solidarietà" alle regioni meno ricche . Ma l'assistenzialismo, lo spreco, le assunzioni meramente clientelari, quello deve finire.
Lo so "Vasto Programma" avrebbe detto il buon De Gaulle. Però così non si può più.
Ecco l'articolo di Gian Antonio Stella sull'ultima bacchettata europea
REGIONE SICILIANA E
FONDI EUROPEI
Fanno davvero male,
di questi tempi, bastonate come quella che Bruxelles ha appena dato alla
Regione Siciliana. Dove sono stati bloccati 600 milioni di fondi Ue, una
boccata di ossigeno, perché l'Unione non si fida più di come vengono spesi
nell'isola i soldi comunitari.
«C'è stata una
difficoltà di comprensione...», ha detto un funzionario al Giornale di Sicilia.
Testuale. Purché non si levino ritornelli contro la «perfida Europa» nella scia
di quelli lanciati dal regime mussoliniano contro le sanzioni: «Sanzionami
questo / amica rapace...». Prima che dai vertici europei, l'andazzo era già
stato denunciato infatti dalla Corte dei conti.
In una dura
relazione di poche settimane fa i magistrati contabili avevano scritto di
«eccessiva frammentazione degli interventi programmati» (troppi soldi
distribuiti a pioggia anziché investiti su pochi obiettivi-chiave), di «scarsa
affidabilità» dei controlli, di «notevolissima presenza di progetti non
conclusi», di «tassi d'errore molto elevati» tra «la spesa irregolare e quella
controllata», di «irregolarità sistemiche relative agli appalti». Una per
tutte, quella rilevata nella scandalizzata relazione che accompagna il blocco
dei fondi: l'appalto dato a un signore con «procedimenti giudiziari a carico».
Come poteva l'Europa non avere «difficoltà di comprensione»?
Dice Raffaele
Lombardo, il quale ieri ha fatto un nuovo assessore alla Cultura destinato a
restar lì un battito di ciglia fino alle dimissioni annunciate il 31 luglio,
che si tratta solo di questioni «tecniche» di cui chiederà conto «ai dirigenti
che se ne sono occupati». Mah...
Sono anni che la
Sicilia, cui la Ue aveva inutilmente già dato un ultimatum a gennaio, è ultima
nella classifica di chi riesce a spendere i fondi Ue. E la disastrosa
performance , insieme con quella della Puglia e delle altre tre regioni già
«diffidate» (Campania, Calabria e Sardegna) ci ha trascinato al penultimo
posto, davanti solo alla Romania, nell'Europa a 27.
I numeri diffusi
mesi fa dal ministro Fabrizio Barca sono raggelanti. Tra il 2000 e il 2006 l 'isola ha ricevuto
16,88 miliardi di fondi europei pari a cinque volte quelli assegnati a tutte le
regioni del Nord messe insieme. Eppure su 2.177 progetti finanziati quelli che
un anno fa, il 30 giugno 2011, risultavano conclusi erano 186: cioè l'8,6%. La
metà della media delle regioni meridionali. Uno spreco insensato negli anni
discreti, inaccettabile oggi.
Dice il centro studi
di Svimez che il Pil pro capite delle regioni del Sud dal 1951 al 2009, anziché
crescere, ha subito rispetto al Nord un netto arretramento. Calando in valuta
costante dal 65,3% al 58,8%. Quanto alle aree povere del cosiddetto «Obiettivo
uno», quelle più aiutate da Bruxelles perché il Pil pro capite non arriva al
75% della media europea, la risacca è stata altrettanto vistosa.
In queste
condizioni, buttare via quelle preziose risorse europee che non piovono da una
magica nuvoletta ma sono accumulate con i contributi di tutti i cittadini Ue,
italiani compresi, grida vendetta. Buttarle per incapacità politica, per
ammiccamenti ai vecchi vizi clientelari, per cedimenti alla criminalità
organizzata o per i favori fatti a questa o quella cricca di amici e amici
degli amici, è una pugnalata. Non solo ai siciliani, non solo ai meridionali ma
a tutti gli italiani. Quelli che giorno dopo giorno, Moody's o non Moody's,
cercano di spiegare all'Europa d'avere imboccato davvero una strada diversa.
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