A suo tempo avevo postato la storia di un padre accusato di aver molestato la figlia piccola. Un mese di carcere, poi il processo, l'assoluzione. Tutto nei tempi conosciuti: dopo sette anni e mezzo quel padre innocente non ha ancora rivisto la figlia. Se volete, potete leggere qui : http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2012/03/presunto-colpevole-ovvero-lorrore-degli.html
Ieri il programma ha proposto tre storie.
In una, un normale commerciante viene coinvolto in una maxi retata in cui vengono arrestate 67 persone, imputate di far parte di un'associazione a delinquere per il compimento di reati quali rapina, estorsione, usura, spaccio di droga.
Il Nostro, incensurato, che chiameremo "Mario", viene coinvolto per degli assegni scambiati con una delle vittime dell'associazione, e per questo sospettato di far parte della banda.
E' "fortunato". Ci mettono "solo" un mese per capire che probabilmente non c'entra nulla per cui lo scarcerano, consentendogli di affrontare il processo a piede libero. Però sempre imputato resta, e la sua famiglia gli volta le spalle. Il fratello, titolare dell'azienda nella quale Mario lavora ed è socio, nel timore forse che le gravi accuse portino a sequestri giudiziari dei beni dell'impresa, lo estromette e lo lascia senza lavoro. La moglie lo lascia.
Mario tenta il suicidio.
Per fortuna si salva, qualcuno s'impietosisce della sua storia , gli crede, gli offre un lavoro. Mario è stato poi assolto definitivamente, e allo Stato andrà anche bene: dovrà risarcire "solo" 30 giorni di ingiusta detenzione. Quello che ha continuato a soffrire dopo? Ebbé, sfortuna...
Seconda storia. Quella di "Dino". Un uomo oggi di 51 anni, che, intervistato, parla con pacatezza, senza apparente risentimento. Eppure lui di anni di prigione ne ha fatti più di due. Accusato di complicità con la compagna dell'omicidio dei figli appena nati. Due mostri. Quelli di Pontedera. Solo che la "madre" confessa, dicendo che si è sbarazzata dei neonati perché il compagno non voleva altri figli (ne avevano già una...). Lui si dichiara innocente affermando che la donna non gli aveva mai rivelato di essere incinta. Non gli credono, e via in galera. Ora, se posso comprendere che si rimanga dubbiosi di un uomo che non si accorga dello stato di gravidanza di una donna (difficile ma non impossibile, dipende da molte cose) , perché mandarlo in prigione prima dell'accertamento processuale? Mi sono riletto degli articoli della cronaca giudiziaria del tempo - 2004 - e la colpevolista con garbo del Corsera, Fiorenza Sarzanini, in modo politicamente corretto, fa ben capire che questo Dino ha poco da dirsi innocente, che la Procura ha ragione.
Infatti è stato assolto, in appello. Però dopo anni, come sempre, e facendosene più di due in prigione.
Dino è la vittima principale, ma non l'unica. Ci sono sua figlia, la prima nata, con la madre confessa omicida dei fratelli neonati, e il padre ingiustamente in galera. Aveva 14 anni, quando lo arrestano, lo rivedrà compiuti i 16. La famiglia di lui. Il fratello e la sorella gli rimangono sempre vicini (più fortunato rispetto a Mario, eppure l'accusa è orribile: complice dell'omicidio di due neonati, figli suoi), credendogli e sostenendolo sempre. Soprattutto il fratello, che a distanza di anni, nel raccontare la vicenda, si commuove, specie al ricordo della notizia dell'assoluzione. Il momento della lettura della sentenza se lo ricorda anche Dino, che in particolare rammenta gli agenti di polizia penitenziaria, che ormai lo conoscono bene (due anni, si possono fare belle amicizie...), che dal numero degli articoli citati dal presidente della Corte di Assise capiscono prima di lui che l'incubo è finito e gli si fanno intorno, autenticamente contenti per la fine del dramma di un innocente.
Quando esce, con i sacchi neri della immondizia che gli hanno dato per raccogliere le sue cose, ad attenderlo c'è quel fratello che non lo ha mai abbandonato.
La terza è la storia di Sandro, un uomo semplice, di 60 anni, che vive in un piccolo paese, Bellano. Alla gente del piccolo comune non piace, lo vedono strano. Non così Chiara, una donna più giovane di Sandro, ma che ne diventa amica, perché in lui trova disponibilità, ascolto, comprensione. Forse la piccola comunità guarda con malizia questa amicizia, e quando Chiara viene ripescata all'interno della sua auto, nel lago di Como, i sospetti finiscono per indirizzarsi su Sandro. Che, manco a dirlo, viene arrestato.
580 giorni si farà in carcere. Il padre, invalido, che lui accudiva, venne portato via in ambulanza, ricoverato in una casa di cura: da allora non ha pronunciato più una sola parola.
Gli indizi, le vaghe e incoerenti testimonianze che costituiscono l'impianto accusatorio contro Sandro, si sgretolano durante il dibattimento, tanto che ad un certo punto la procura preferisce mandare in aula non più il titolare dell'indagine (colpevole lui sì, di tanta scellerata negligenza) ma un altro sostituto che nella requisitoria finale chiede l'assoluzione di Sandro. E già, l'accusa che chiede il proscioglimento del soggetto che ha contribuito a rinviare a giudizio. E' previsto, ed è giusto. Se le prove raccolte nel dibattimento si rivelano carenti, il PM ha il DOVERE di chiedere l'assoluzione. Ma spesso si ostinano.
Stavolta no. Procuratori migliori, o magari veramente si erano trovati con le briciole in mano.
La sentenza della Corte d'Assise denuncerà, nelle motivazioni, le gravi lacune di tutta l'accusa contro Sandro.
Che però ha trascorso un anno e mezzo della sua vita in prigione, e il padre non parla più.
Tre storie, giorni, mesi, anni di prigione ingiusta. Il denaro in parte risarcirà queste vittime di errori giudiziari.
Solo in parte. Nessuno punirà la negligenza di chi li ha condotti in carcere.
Perché vedete, il problema fondamentale è sempre quello della custodia cautelare. Già che un innocente sia sottoposto ingiustamente ad un processo penale, che comunque ha dei costi psicologici ed economici molto seri, è di per sé grave.
Ma che siano anche privati della libertà , per quel distorto uso in voga nei nostri palazzi di (in)giustizia del carcere preventivo (così si chiamava, poi gli è parso nome brutto...come se la sostanza cambiasse con "cautelare"), ecco, questo è vergognoso e non può restare impunito.
Forse, senza più l'alibi di Berlusconi, qualcosa contro questo potere degenerato si potrà fare.
Forse.
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