venerdì 24 gennaio 2014

SE QUESTO E' UN AVVOCATO. NOMINATO AMMINISTRATORE DI SOSTEGNO SVUOTA I CONTI DELLE PERSONE DEBOLI A LEI AFFIDATE


Faccio l'avvocato da 27 anni, non sono pochi ma nemmeno tantissimi, che ho amici e colleghi che battono i marciapiedi dei palazzi di giustizia da oltre 30, decisi a continuare. 
Io non voglio farlo, al terzo decennio mi fermo.
Ci sono avvocati di tutti i tipi, ci sono sempre stati, Manzoni insegna, quindi non buttiamolo sulle giovani generazioni (la protagonista di questa squallida vicenda non ha ancora 40 anni)  e nemmeno attacchiamoci alla crisi economica, peraltro nel nostro settore resa ancora più avuta dal numero spropositato di persone che cercano di fare questo mestiere : oltre 200.000, una enormità che forse solo il numero chiuso a Giurisprudenza potrà frenare, visto che molti farebbero volentieri altro ma non trovando o non riuscendo, usano la laurea in Legge per provare a tirare fuori uno stipendio. A Medicina ha funzionato, forse funzionerebbe anche da noi. Se no continuiamo così, lasciando che gli Albi si gonfino e poi cercando di reprimere la categoria con inasprimenti fiscali, leggine come la responsabilità solidale dell'avvocato per lite temeraria (e vedrete come si allargheranno le maglie della responsabilità civile...) e altre amenità del genere.
Tutto questo NON c'entra nulla con una che fa l'avvocato, viene nominato amministratore di sostegno di persone deboli, sfortunate, e ne approfitta per svuotare i loro conti, magari non inconsistenti per i risarcimenti ottenuti proprio in ragione delle loro disgrazie.  Una donna impeccabile, socialmente e umanamente realizzata, sposa ad un medico, madre di una bimba, e, a quanto pare, LADRA.
Magari è un equivoco, chi legge il Camerlengo sa che questa ipotesi la faccio sempre, perché accade.
Ma se non lo è, bè, la signora merita la radiazione dall'albo, la confisca del maltolto, il risarcimento, salato, alle vittime e magari anche un certo tempo a bottega, se e quando sarà il momento (condanna definitiva), che questo non sarebbe l'errore di una volta, la caduta in tentazione...ma una condotta reiterata nel tempo, contro persone non solo indifese, ma che proprio LEI doveva difendere.
Brutta storia. Bruttissima.

Messaggero logo

Rimini, avvocatessa ruba 200 mila euro a un senza tetto per comprarsi un suv

 
Se un furto è sempre odioso a Rimini ce n'è stato uno insopportabile. Avrebbe dovuto prendersi cura delle finanze dei suoi assistiti, come amministratore di sostegno nominata dal Tribunale per la tutela delle fasce più deboli, e invece ne ha svuotato i conti correnti. Vittima di Lidia Gabellini, 38 anni avvocato del Foro di Rimini e arrestata questa mattina dai carabinieri per peculato, anche il clochard sopravvissuto nel 2008 all'incursione di un gruppo di teppisti che gli diedero fuoco mentre dormiva su panchina. Pure il risarcimento danni che il senzatetto aveva avuto all'epoca del processo, circa 190 mila euro, è finito nelle tasche dell'avvocatessa che da questa mattina si trova nel carcere femminile di Forlì.

È questo l'epilogo di una indagine lampo della sezione di polizia giudiziaria dei carabinieri di Rimini, coordinati dal sostituto procuratore Davide Ercolani, nell'inchiesta denominata in maniera evocativa, «Vampiro». Secondo gli inquirenti, l'avvocato Gabellini dal 2010 fino all'ottobre 2013, mese in cui il Tribunale le ha revocato il mandato di amministratore di sostegno, ha prosciugato i conti correnti dei suoi assistiti. In particolare, nell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Sonia Pasini, si contestano due condotte: una relativa alla gestione dei beni di un 22enne di Perticara, invalido al 100 per 100 dopo un incidente domestico, e quello del clochard già miracolosamente scampato alla morte nel 2008. Secondo le accuse il denaro è stato utilizzato dall'avvocato per l'acquisto di autovetture e altri beni di consumo.

Questa mattina nel corso della perquisizione dell'appartamento della professionista, di ottima posizione sociale, sposata con un medico anestesista e madre di una bimba piccola, i carabinieri hanno trovato le tracce della falsificazione dei rendiconto bancari che l'avvocato mostrava ai suoi assistiti per non destare sospetti. Rendiconto alterati con del semplice bianchetto di cui gli originali sono stati sequestrati per gli atti della Procura. Gli inquirenti hanno anche provveduto al sequestro per equivalente della somma di 205 mila euro (quella che si presume sia stata provento del reato), metà della casa di famiglia, una Volkswagen Touareg, una Smart e alcuni conti correnti. L'indagine della Procura partì quando il padre del giovane invalido si accorse che sul conto corrente del figlio c'erano delle anomalie. Il ragazzo, invalido per un caduta dal tetto di casa, aveva ricevuto un indennizzo di 30mila euro e percepiva ogni mese una pensione da 680 euro. Sul conto però, dopo le incursioni dell'amministratore di sostegno, dopo 22 mesi c'erano solo pochi spiccioli.

Quando l'avvocato si è vista smascherare, e intuendo di essere indagata dopo essere stata revocata dal tribunale, ha continuato ad avere rapporti con i suoi assistiti tentando in alcuni casi anche di convincerli di cambiare residenza per sviare i sospetti. All'avvocato arrestato il Tribunale aveva affidato 6 casi di persone sotto tutela. Ora la magistratura vaglierà le ulteriori 4 posizioni ancora non oggetto d'indagine. Lidia Gabellini è difesa dall'avvocato Alessandro Petrillo.

7 commenti:

  1. MARCO SIRAGUSA

    Non discuto il merito delle considerazioni di Stefano (però amici e colleghi riminesi hanno segnalato alcune particolarità "umane" del caso).
    Mi limito ad osservare che a fronte della cessazione degli incarichi e con la possibilità di ricorrere a cautele interdittive e finanche agli arresti domiciliari, anche questa volta è stata disposta la cautela carceraria, col seguito di foto, stampa e inciviltà conseguenti.
    Credete vi sia proporzione? E per una giovane mamma?
    Temo che l'effetto "dopante" del caso sia rappresentato dall'ansia burocratica di tutela del sistema, del quale ci si è presi gioco.
    In questi casi, la casistica burocratica, impone il massimo sacrificio della libertà, al bando i principi del codice (cui ci si ispira per storie analogamente gravi e pruriginose: il magistrato campano accusato di concussione sessuale).
    Per quanto è ovvio le considerazioni che precedono non attengono il tema deontologico che, giustamente, Stefano segnala come più serio!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. SOno d'accordo con quanto scrive Marco, anche perché penso SEMPRE che il carcere non solo deve essere l'extrema ratio, ma proprio escluso per tutta una certa tipologia di reati (per me, sarebbe da valutare solo per le ipotesi di reati violenti contro la persona). Quando riporto casi di cronaca uso sempre il condizionale, che conosciamo tutti troppo bene come i cronisti siano fortemente tentati dalla manipolazione dei fatti a scopo clamore. SE la storia venisse confermata, e quindi alla fine del processo, non certo adesso che siamo all'incipit, e ci trovassimo di fronte ad una persona che per avidità ha fatto quanto le si imputa, ebbene se le toccasse un po' di carcere non mi strapperei le vesti. Immagino non sarà così, perchè il tipo di reato e l'incensuratezza suppongo (ricordo sempre che non faccio penale) facciano scendere, nel caso concreto, la pena applicabile al di sotto dei due anni. E anche se accaddese questo (pena sospsesa) amen, che la confisca del maltolto e il risarcimento delle vittime sono cose per me prevalenti in reati di questo tipo. Certo, la signora , DEL CASO, sarebbe bene non facesse più l'avvocato. Perché ripeto, SE fosse, non ci troveremmo di fronte ad una singola condotta, la tentazione di una volta, ma un comportamento reiterato e con più vittime. Comunque, se sapessi di versioni diverse da quelle riportate dal Messaggero, sarei lietissimo di dargli spazio e MArco lo sa

      Elimina
  2. ANTONINO MAROTTA

    ritengo un errore affidare dieci amministrazioni di sostegno allo stesso professionista........................che comunque ,madre di minore di dieci anni, in carcere non ci deve stare, bastano i sequestri mobiliari e immobiliari, fanno male pure quelli...............

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sul carcere lo sai Antonino come la penso. Sono d'accordo con te. Magari, alla fine, senza esagerare... Però una persona così, la colpisci nella tasca, e già va molto bene. Sempre che...da ricordare sempre !

      Elimina
  3. ANDREA MEDAGLIA

    Colleghi, già l'avete condannata? Già avete emesso la sentenza? Non mi pare che sia il vostro compito.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Andrea, se leggi il Post vedrai che non c'è nessuna sentenza, ma il commento di fatti letti con l'avvertenza che gli stessi dovranno essere confermati : " Magari è un equivoco, chi legge il Camerlengo sa che questa ipotesi la faccio sempre, perché accade". E si prosegue dicendo " ... se non lo è...". E ancora "se e quando sarà il momento (condanna definitiva) " . Sereno che il Camerlengo non è un blog manettaro. L'opposto.

      Elimina
  4. RENATA SERCI

    Condivido le osservazioni di Marco Siragusa sull'ennesimo abuso della custodia cautelare in carcere, ma ritengo che la vicenda non possa limitarsi a tale aspetto. E bene fa l'amico Stefano Turchetti a sottolineare le altre questioni di cui tenere conto.

    RispondiElimina