venerdì 3 agosto 2012

I MERCATI SONO SAGGI O SONO ISTERICI?


Beh devo dire che qualche commentatore stamane aveva mantenuto il sangue freddo, di fronte alla tempesta di ieri, con Borse e Spread disastrose dopo il discorso di Draghi che era sembrato , dopo le parole decise e positive della settimana precedente, uno che cercava di rinnovare il miracolo con le PAROLE laddove i mercati a quel punto pensavano ai FATTI.
Che questi mercati siano molto "nervosi" e facili ad agitarsi, mi pare ormai un dato consolidato. La riprova l'abbiamo con queste continue altalenanti saliscendi.
Giuseppe Turani era stato molto caustico oggi (Quotidiano.net) nel commentare la reazione un po' isterica dei mercati :

Bastano due parole per descrivere l’ultima settimana di Mario Draghi. Giovedì scorso aveva dato l’impressione, a Londra, che la Bce fosse ormai sul piede di guerra e pronta a tutto pur di salvare la moneta unica. Per "pronta a tutto" i mercati avevano inteso un fiume di euro che dalla Bce scendeva verso di loro (un po’ come fa la Fed con i dollari). Ieri si è arrivati finalmente alla riunione del board della Bce. Si sono sentite molte parole (l’euro è irreversibile), ma nessuno ha visto nemmeno un euro. 
E i mercati, a quel punto, si sono proprio girati, isterici, e hanno cominciato a picchiare su tutto. Sembrava di sentire le urla delle sale operative: "Ci hanno presi in giro". E giù a vendere: titoli azionari, titoli obbligazionari, forse anche qualche scrivania. Tutto quello che si poteva vendere è stato offerto. Un disastro epocale, appunto. Colpa di Draghi? In parte. A Londra, in effetti, aveva sollevato speranze un po’ eccessive. La Bce non è la Fed (che ormai fa persino lo sconto fatture alle imprese private) e forse non lo sarà mai. Troppe illusioni e niente fatti. Ma colpa anche dei tedeschi, che hanno insistito fino all’ultimo nel ricordare che Draghi è loro prigioniero.
E che non può fare quello che gli passa per la testa.  Il risultato è che sui mercati si è creata una situazione insostenibile, con i listini azionari che precipitano e gli spread che volano. Allora l’Europa è finita, per colpa del combinato disposto Draghi-Germania, in un vicolo cieco? Forse no. Gli esperti dicono che la battaglia contro gli spread e contro i mercati non è mai stata roba di un giorno (ieri) e nemmeno di una settimana. La guerra andrà avanti probabilmente per tutta l’estate e anche fino alla fine dell’anno. Non è finita ieri (e non era nemmeno cominciata ieri).
Probabilmente lo sanno anche gli operatori che ieri si sono divertiti a mandare giù tutto. In America si dice "Don’t fight the Fed". E qualcosa del genere accadrà anche in Europa. Non appena il forcone a tre punte (Esfs-Esm-Bce) si metterà in movimento, quelli che ieri sono scesi orgogliosamente a vendere qualsiasi cosa dovranno ricomprarsi tutto e rintanarsi nei loro uffici.


Meno colorito, ma ugualmente possibilista nel ritenere che i mercati avrebbero avuto un "ripensamento" dopo la prima reazione da aspettativa delusa, Francesco Daveri , sull'editoriale del Corsera, che a sua volta scriveva :

Con i loro pesanti ribassi le Borse europee accusano il presidente della Bce di non essere passato dalle parole ai fatti. Ma, in questo caso, i mercati hanno torto. Draghi ha dato tutto quello che poteva dare, salvaguardando l’autonomia della Banca centrale europea dati i vincoli politici e istituzionali dell’Europa di oggi.
Dal Consiglio direttivo della Bce i più ottimisti si aspettavano un taglio dei tassi di riferimento per i mercati finanziari. Ma ormai il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principale è allo 0,75 per cento e quello sui depositi delle banche presso la Bce è stato azzerato. Il rischio di insolvenza che incombe sul governo spagnolo e anche su quello italiano non deriva quindi dai tassi della Bce ma dallo spread, dalla differenza tra il tasso che pagano i governi dei Paesi a rischio per finanziarsi e il tasso che paga il governo tedesco. Un altro taglio dei tassi non avrebbe nemmeno scalfito lo spread. C’era anche la speranza che Draghi annunciasse una riedizione del Securities market program dell’estate 2011 quando la Bce di Trichet si impegnò ad acquistare sul mercato secondario, e quindi a sostenere, il valore di mercato dei titoli dei debiti spagnoli e italiani.

Ma contro il rischio di insolvenza di un Paese a poco servono programmi temporanei e di portata limitata, perché i programmi e gli aiuti finiscono e la situazione torna quella di prima. D’altra parte, però, un impegno illimitato della Bce a sostenere Spagna e Italia —auspicato dal Nobel Paul Krugman e da altri autorevoli economisti in giro per il mondo— sarebbe in contrasto con i trattati europei che vietano alla Bce di finanziare il deficit pubblico dei Paesi europei sul mercato primario dei titoli pubblici. E poi un supporto incondizionato della Bce ai governi farebbe sciogliere come neve sotto il solleone di agosto i piani di rientro dal debito pubblico messi faticosamente in cantiere nei vari Paesi europei sotto i colpi dello spread. È il rischio dell’irresponsabilità politica di fronte alla crisi attuale che la Bundesbank e una gran parte dell’opinione pubblica tedesca paventano quando si oppongono ad allargare i piani di salvataggio nell’eurozona e a dare la licenza bancaria al fondo salva Stati di domani. Dell’iniezione di fiducia che tanto aveva infiammato i mercati dopo il 26 luglio, rimane il tanto o poco già contenuto nelle parole di Draghi di ieri e di oggi. La Bce farà —in autonomia e senza subire diktat dai governi—«whatever it takes», tutto quello che serve, per preservare l’euro. Oggi è troppo poco per i mercati. Ma di fronte agli ostinati veti di un’Europa politica che non riesce a trovare le ragioni dell’unità nemmeno sull’orlo del precipizio, la flessibilità discrezionale proposta da Draghi ha due vantaggi che mercati meno nervosi potrebbero apprezzare. Prima di tutto, non vincolandosi a interventi specifici, il presidente della Bce non chiude nessuna porta agli interventi di domani. E poi ricorda alla politica una verità fondamentale: che la possibilità e la richiesta dei salvataggi, con le loro conseguenze piacevoli e spiacevoli, non stanno tanto alla Bce, ma ai governi e ai loro elettori.

Bene, sembrerebbe che i mercati abbiano "accolto" questo invito a "ripensarci" prima di quanto fosse pure auspicabile che accadesse, visto che oggi le borse hanno recuperato tutte le perdite di ieri e lo spread è calato di 40 punti.  Il forte rimbalzo rappresenta una ritrovata fiducia nei confronti di Mario Draghi. Come ha sottolineato un trader: «Dopo un più attento esame delle parole del presidente Bce, il mercato ritiene forse di averle interpretate in maniera troppo cruenta». Inoltre, dice un altro operatore, l'allineamento dell'Olanda e di altri stati su «una politica di maggior tutela dell'euro e dell'area euro» potrebbe aver dato ulteriore sostegno.

Le osservazioni sono tutte plausibili, anzi valide. Ma la penso come Turani....la guerra sarà lunga, gli interessi in gioco grandi e purtroppo non sempre concilianti.
Per cui reggersi forte, che le montagne russe continueranno. 

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