Sto parlando di quei magistrati che ormai usano la custodia cautelare come anticipazione della pena.
Non c'è Corta di Cassazione che riesca e redimerli. ormai per loro è così, ragionano non da uomini di legge, persone che dovrebbero essere lontane dagli istinti più bui dell'uomo della strada.
Se si leggono i commenti dei lettori alla notizia che a Lusi il Gip Simonetta D'Alessandro ha confermato il carcere, è facile notare come la prevalenza dei giudizi è favorevole. Il pensiero di arresti domiciliari da trascorrere in una villa in toscana viene visto come una presa in giro...laddove qui non si tratta di comminare una pena afflittiva, che NON è questo il compito di questi cacchio di GIP !!!!, bensì evitare le solite tre cosette che abbiamo imparato a memoria : pericolo di fuga, inquinamento delle prove, reiterazione del reato.
In genere è la seconda la scusa più utilizzata, visto che la terza non si propone nella realtà quasi mai (e anche in questo...Lusi non gestisce più i soldi della Margherita) e per la prima, vista la tradizionale lentezza delle indagini, se voleva da mo' che il senatore se ne era fuggito.
L'inquinamento delle prove....certo uno che sta in carcere non può contattare chi vuole, non ha libertà di movimento...ma anche uno che sta agli arresti domiciliari ha limiti molto simili. Cambia appunto l'afflittività della condizione, che deve essere impartita solo quando è INDISPENSABILE ai fini CAUTELARI. Perchè nessuno sconta pene fino a quando non è CONDANNATO (e in via definitiva).
Ripetiamo, che ci sia gente che scrive:
" "il cittadino Lusi" come lo chiamano i suoi difensori per cercare di far dimenticare la sua appartenenza alla cricca è 10 volte deprecabile rispetto ad un cittadino normale. Personalmente sono dell'idea che i politici, in virtù del loro ruolo di esempio per i cittadini, quando sbagliano vadano puniti esemplarmente. Se ci pensate non fa una piega. Non solo cittadinino lusi, ma politico Lusi. E' molto, molto, molto diverso."
" sarebbe un' offesa ai derubati (tutti noi!) vederlo ai domiciliari in una villa o attico con piscina che si sarà comprato con i soldi che ha tirato fuori dalle tasche di chi paga le tasse. Ai domiciliari? Si! Ma al domicilio di qualche operaio che ha lavorato fino a 50 anni ed ora è disoccupato per colpa della disonestà dei politici parassiti come Lusi! Ci vada, e si goda le mangiate di pasta asciutta low cost con sughi made in China come pasto unico: altro che caviale e grandi Toscani!".
questo non suscita sorpresa. Che per certa gente i processi siano una cosa noiosa, inventata per tutelare i potenti e affliggere i deboli, nessuno glielo toglierà mai dalla testa.
Il problema da 20 anni a questa parte sono i GIUDICI. CERTI GIUDICI.
E così, nonostante la Corte di CAssazione abbia accolto il ricorso di Lusi stabilendo che andasse verificata e motivata la negazione, tra gli strumenti di custodia, quella degli arresti domiciliari, e che il PM avesse stavolta dato parere all'istanza subordinata dei difensori del senatore, ecco che il GIP te li nega, a meno che.....
TROPPA, TROPPA discrezionalità a piccoli uomini (e piccole donne) cui viene affidato un così grande potere.
Adesso attendiamo il nuovo ricorso al riesame, e poi magari quello in Cassazione.
Alla fine Lusi uscirà, sono pronto a scommettere, però un po' di giorni in prigione se li sarà fatti.
Gli sta bene !! E chissene frega dello Stato di Diritto, delle garanzie pelose, quell'uomo ha rubato : IN GALERA.
Così non si può continuare.
Ecco il flash di cronaca sul sito del Corriere.it
Lusi resta in carcere. Il gip : «No ai domiciliari»
Il senatore Luigi Lusi resterà in carcere. Contrariamente a
quanto detto giovedì dall'avvocato Renato Archidiaco, a Lusi non sono stati
concessi gli arresti domiciliari. Il gip del tribunale di Roma ha respinto l'istanza
presentata dai difensori del senatore, indagato per l'ammanco da oltre 25
milioni euro. Giovedì il pubblico ministero aveva dato parere favorevole alla
concessione degli arresti domiciliari. Per gli avvocati difensori: «Un
accanimento senza precedenti nei confronti del cittadino Luigi Lusi».
IL GIP E GLI IMPEGNI DI LUSI - Pur confermando gli arresti
in carcere, il gip Simonetta D'Alessandro ha lasciato per l'ex tesoriere della
Margherita la speranza di poter un giorno ottenere gli arresti domiciliari
condizionati però a determinati impegni. Nel provvedimento di una trentina di
pagine il giudice fa una serie di considerazioni e tra questa anche il contegno
dell'indagato da quando è finito in carcere. Secondo il gip questo «contegno» è
molto peggiorato nel tempo, tanto che la pubblica accusa gli ha contestato
anche il reato di calunnia. Un altro impegno fondamentale che si richiede dal
senatore Lusi è quello di fare rientrare in Italia le somme di denaro
trasferite in Canada.
I DIFENSORI - «È una decisione che non ci stupisce più di
tanto, era nell'aria». Così l'avvocato Renato Archidiacono, difensore del
senatore Luigi Lusi, ha commentato la decisione del gip Simonetta D'Alessandro
di tenere in carcere l'ex tesoriere della Margherita. «Una più complessa
valutazione - ha aggiunto - si potrà fare dopo aver letto il provvedimento del
giudice. A questo punto attendiamo la fissazione dell'udienza del Tribunale del
Riesame». I difensori dell'ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi, gli
avvocati Luca Petroci e Renato Archidiacono, avevano presentato un'istanza di
scarcerazione per il loro assistito, dopo che la Corte di Cassazione aveva
annullato con rinvio l'ordinanza di custodia cautelare del Tribunale del
Riesame. Giovedì il pubblico ministero Stefano Pesci, nel parere consegnato
all'ufficio del gip, si era detto contrario alla scarcerazione ma favorevole ai
domiciliari se avessero garantito le esigenze cautelari. Ma ecco la decisione
del gip D'Alessandro, che ha invece deciso di respingere l'istanza della difesa
di Lusi.
IN CARCERE - L'ex tesoriere si trova in carcere dal 20
giugno con l'accusa di essersi impossessato di circa 25 milioni di euro dalle
casse dell'ex Margherita. La Procura ha contestato a Lusi anche il reato di
calunnia nei confronti di Francesco Rutelli e di altri vertici della Margherita
per aver sostenuto che esisteva un patto per la spartizione del denaro delle
casse del partito.
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