Una settimana fa Draghi "cantò", novello Orfeo, e
i mostri (i mercati) si placarono. Oggi è tornato a "cantare" ma ai
mostri stavolta il canto non è piaciuto: borsa giù fin quasi del 5% e spread
tornato verso quota 500. Immagina abbia stonato quando ha rinviato alla
prossima settimana l'indicazione di COSA INTENDE FARE. :(((((
E così continuiamo in questo assurdo gioco dell'oca.
Mentre in Europa si continua a dire tutto e il contrario di tutto ogni giorno, coi risultati che ben vediamo, in Italia si iniziano a scaldare i muscoli in vista delle prossime elezioni.
Se si facessero oggi, tutti dicono che la sinistra vincerebbe, più che altro per assenza di avversario, perché non è che le percentuali di PD e SEL rappresenterebbero di per sé garanzie di successo. Ma il fronte opposto al momento è al disfacimento, ha perso i suoi capi, e non se ne vedono i successori.
Bene, come governerebbe questa sinistra? In particolare, quale politica economica?
Lasciamo un attimo da parte la solita patrimoniale di Bersani, e veniamo al duello VERO.
La possibilità , sognata dagli economisti di sinistra, che si dicono keynesiani, è quella di riattivare la leva del debito per far ripartire la crescita....Cioè quello che si fa da solo 40 anni, con i risultati che stiamo vedendo.
Ok, Alberto BISIN, economista , editorialista della Repubblica ( con grande dolore di quelli del Fatto Quotidiano che rimproverano alla Corazzata progressista di dare spazio ad un reprobo "Liberista" ) spiega molto bene, in un dibattito epistolare con Andrea Mollica e Gad Lerner (oddio..Larner no!!!!!), perché siano invece in tanti - da firmare un manifesto in questo senso - a suggerire con fervore un taglio DECISO del debito pubblico, unico modo per veramente immaginare un risanamento e una ripartenza.
Che è poi quello che continuano a ripetere anche nell'Europa che conta (CHE IL DEBITO LO VOGLIONO AL 60%....) .ma tant'è...
Comunque l'intervento di BISIN va letto
FERMARE IL DECLINO
" Vorrei
innanzitutto ringraziare Andrea Mollica e Gad Lerner per l’ospitalità e la
cordialità, merce rara nella discussioni economiche di questi tempi. La
questione del dibattito riguarda le tesi del manifesto “Fermare il Declino”,
che e’ circolato in questi giorni e che io ho sottoscritto, ed in particolar
modo se sia davvero desiderabile un taglio sostanziale alla spesa pubblica
(almeno il 6% dice il manifesto) e al rapporto debito-Pil (da riportare sotto
il 100%).
Io ne sono convinto e cercherò’ qui di
esporre sinteticamente le ragioni di tale convinzione.
Il settore pubblico in Italia è dell’ordine
di grandezza di quelli francese e tedesco e poco più piccolo di quelli dei
paesi nordici considerati culla della socialdemocrazia. Purtroppo la sua
qualità ed efficienza è drammaticamente inferiore, da qualunque aspetto lo si
voglia osservare: i test Pisa sulla scuola, i tempi medi della giustizia
civile, varie misure di qualità della sanità, e così via. Nessuna analisi
economica giustificherà mai una enorme spesa pubblica quando essa sia così
inefficiente. I fondi a supporto della spesa pubblica sono ottenuti a mezzo di
tassazione di per se necessariamente distorsiva (le tasse sul reddito da lavoro
tendono a disincentivare il l’offerta di lavoro, quelle sui capitali tendono a
disincentivare il risparmio) e quindi la raccolta non e’ un neutro passaggio da
una tasca all’altra ma comporta invece un costo per l’economia nel suo
complesso. Raccogliere e gettare alle ortiche non e’ mai desiderabile.
E’ importante notare che quelle teorie
economiche che, semplificando rozzamente, giustificano spesa pubblica
inefficiente (le buche di Keynes, per esempio) lo fanno solo con riguardo a
spese anti-cicliche, in recessione. Le argomentazioni di Andrea Mollica sono
una articolata rappresentazione di questa generale visione. Ma qualunque cosa
si pensi di quelle teorie, il punto cruciale a mio modo di vedere ben espresso
nel manifesto, è che per quanto oggi l’Italia sia in recessione, i problemi del
nostro paese con la spesa pubblica non hanno nulla a che fare con il ciclo e la
recessione: il paese sta gettando soldi alle ortiche (o facendo buche) non dal
2008, ma da 40 anni almeno. Nessuna teoria keynesiana che non sia parodia di se
stessa può giustificare questa politica economica.
Anche accettando le ragioni da me esposte, si
potrebbe contro-argomentare che la soluzione non stia nello spendere meno, ma
nello spendere meglio. Possibile, ma non ci siamo mai riusciti. Perchè? Il
discorso qui diventa complesso (e non tutti i suoi elementi sono chiari nella
mia mente), ma il sistema istituzionale che il paese si è dato nel dopoguerra
evidentemente conteneva i germi della sua dissoluzione in una macchina per la
produzione di rendite e debito. Forse anche alcuni tratti culturali che caratterizzano
il nostro paese (e lo distinguono da tedeschi e scandinavi; ma come la mettiamo
coi francesi?) hanno contribuito. Ma in questo momento è inutile e poco
fruttuoso (al di fuori della ricerca accademica) procedere per questa strada.
Si realizzi che spendere meglio non ci è stato possibile, non ci è possibile, e
non ci resta che spendere meno. (Tra parentesi, a spendere meno non ci abbiamo
mai provato: nel dopoguerra abbiamo visto un susseguirsi di governi
corporativisti – la DC e poi le varie altre soluzioni governative con i
Socialisti – governi di centro sinistra che hanno al massimo tenuto i conti
sotto controllo, senza mai pensare a tagliare – e i vari governi Berlusconi che
sotto una peraltro sottile coltre liberale sono ritornati alle politiche di
espansione del debito dei socialisti di Craxi.)
Infine, una parola sulla politica e delle
domande che pongo a voi: cosa c’è di destra in questi ragionamenti? Davvero, io
non l’ho mai capito e non lo capisco. Perchè essere di sinistra deve
necessariamente schiacciarci contro il muro della spesa pubblica che, nei fatti
(non nelle intenzioni, lo so, ma dopo 40 anni anche i fatti un po’ conteranno)
è inefficiente e clientelare? Perchè essere di sinistra ci porta a schierarci
con le rendite (non quelle finanziare, capisco, ma sempre rendite sono)?
STANDING OVATION
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