Aveva assolutamente ragione Pierluigi Battista, juventino di fede, ma storico e nobile garantista, a suggerire ad Antonio Conte di non accettare l'ipotesi del patteggiamento.
Non lo aveva fatto immaginando la beffa della Disciplinare, che ha confermato una volta di più di meritare tutta la mala fama che si è attirata in questi anni di processi farsa, condotti all'insegna del "condanniamoli tutti perché abbiamo fretta", e del principio per il quale le parole dei pentiti sono vangelo. Roba che saranno almeno 20 anni che nella giustizia "seria", senza riscontri oggettivi a suffragare le parole di coloro che provano rimorso (perché SCOPERTI) , con le dichiarazioni delle "gole profonde" ci si fa il brodo (almeno a livello di Cassazione, prima, tocca farsi il segno della croce e vedere con chi capiti...).
Battista aveva parlato a PRESCINDERE, anzi nella convinzione che il patto tra avvocati e Procura , tre mesi, sarebbe stato avallato.
Ne faceva una questione di principio, l'evitare un compromesso al ribasso , difendersi a testa alta piuttosto che aderire ad uno strumento legittimo, il patteggiamento, pratico ma che gli avrebbe lasciato per sempre l'etichetta addosso.
Meglio combattere una battaglia che. fornisse anche un contributo a farla finita con un codice di disciplina sportiva che devono aver copiato da qualche manuale di ius medievalis fino ad arrivare a Torquemada, l'Inquisizione e NON oltre.
Carobbio, reo confesso, autore dichiarato di illecito sportivo, può patteggiare a quattro mesi, per Conte, sull'ipotesi di omessa denuncia, non sono considerati congrui tre.
Anche mio figlio di sei anni intuirebbe che qualcosa non va....
Io non seguii il processo di Calciopoli, so oggi che anche allora si fece carne di porco, come stanno lì a dimostrare i primi, non definitivi, esiti dei processi penali.
Nemmeno questo , proprio per la nausea che certo modo di "fare (in)giustizia" mi provoca, avrei seguito.
Ma ora scrivo un blog, e questa è una notizia...
Mi conforta nel mio aborrire la Disciplinare, CAF e orpelli vari del mondo sportivo, il giudizio del mio Maestro di Diritto Penale, l'Avv. Domenico Battista.
Non vi inganni la sua consanguineità con il già vicedirettore del Corriere della Sera.
E' vero che i due sono fratelli, ma è altrettanto vero che l'avvocato è un romanista acceso, sfegatato, del tutto calcisticamente fazioso, che odia la Juve come tutti i giallorossi dal gol di Turone in poi.
Quindi non ha nessunissimo sentimento pro Juve quando scrive che gli organi federali della FIGC dovrebbero fare il piacere di togliere la parola "Giustizia" che invece indegnamente accompagna il termine Sportiva".
Tribunale speciale dello Sport non sarebbe meglio??
Vi lascio alla lettura del Direttore
Battista aveva parlato a PRESCINDERE, anzi nella convinzione che il patto tra avvocati e Procura , tre mesi, sarebbe stato avallato.
Ne faceva una questione di principio, l'evitare un compromesso al ribasso , difendersi a testa alta piuttosto che aderire ad uno strumento legittimo, il patteggiamento, pratico ma che gli avrebbe lasciato per sempre l'etichetta addosso.
Meglio combattere una battaglia che. fornisse anche un contributo a farla finita con un codice di disciplina sportiva che devono aver copiato da qualche manuale di ius medievalis fino ad arrivare a Torquemada, l'Inquisizione e NON oltre.
Carobbio, reo confesso, autore dichiarato di illecito sportivo, può patteggiare a quattro mesi, per Conte, sull'ipotesi di omessa denuncia, non sono considerati congrui tre.
Anche mio figlio di sei anni intuirebbe che qualcosa non va....
Io non seguii il processo di Calciopoli, so oggi che anche allora si fece carne di porco, come stanno lì a dimostrare i primi, non definitivi, esiti dei processi penali.
Nemmeno questo , proprio per la nausea che certo modo di "fare (in)giustizia" mi provoca, avrei seguito.
Ma ora scrivo un blog, e questa è una notizia...
Mi conforta nel mio aborrire la Disciplinare, CAF e orpelli vari del mondo sportivo, il giudizio del mio Maestro di Diritto Penale, l'Avv. Domenico Battista.
Non vi inganni la sua consanguineità con il già vicedirettore del Corriere della Sera.
E' vero che i due sono fratelli, ma è altrettanto vero che l'avvocato è un romanista acceso, sfegatato, del tutto calcisticamente fazioso, che odia la Juve come tutti i giallorossi dal gol di Turone in poi.
Quindi non ha nessunissimo sentimento pro Juve quando scrive che gli organi federali della FIGC dovrebbero fare il piacere di togliere la parola "Giustizia" che invece indegnamente accompagna il termine Sportiva".
Tribunale speciale dello Sport non sarebbe meglio??
Vi lascio alla lettura del Direttore
Forza, Mr. Conte: non patteggi
Nel riferire del
patteggiamento scelto dalla Juventus e da Antonio Conte come «male minore», il
cronista di Sky TV ha detto che questa scelta sembra obbligata da un processo
sportivo che non concederebbe molto spazio «alle manovre difensive». Si capisce
che in un processo senza possibilità di difesa, insomma in una giustizia
sportiva sbrigativa in cui l'accusa domina incontrastata, si possa scegliere il
male minore, la riduzione del danno. Ma l'immagine di Conte che patteggia
danneggia anche l'immagine combattiva e irriducibile della Juve rinata dopo
l'inferno di Calciopoli, costretta a scendere a patti per vedere ridotta una
pena entro limiti accettabili. Così non vince la giustizia, ma il senso
dell'opportunità, un compromesso al ribasso.
E pensare che l'«omessa
denuncia» contestata a Conte è essa stessa la smentita della principale ipotesi
accusatoria, e cioè che l'ex allenatore del Siena si sarebbe macchiato di
complicità in una vergognosa combine calcistica. È caduta l'accusa principale,
fondata esclusivamente sulla parola di un «pentito», ma ora Conte, rovesciando
l'onere della prova, dovrebbe dimostrare, con uno spazio ridottissimo alle
«manovre difensive» e in tempi strettissimi, l'indimostrabile.
Resta soltanto
l'atto simbolico di sottomissione: il patteggiamento. Che non è, in stretto
senso giuridico, un'ammissione di colpa, ma all'ammissione di colpa somiglia
moltissimo. È un chinare la testa per ottenere la benevolenza di una condanna
mite e accettabile. È la certezza che, di fronte a una quasi certa ingiustizia
annunciata, è meglio circoscrivere la sanzione: cos'è mai un rito di
sottomissione se dopo tre mesi Conte potrà tornare in panchina?
Ma quell'atto di
sottomissione resterà indelebile nella memoria collettiva, addenserà l'ombra
del sospetto sul capo dell'allenatore della Juventus, alimenterà attorno ai
bianconeri tornati alla vittoria l'ostilità beffarda di tutti gli avversari. Ma
soprattutto darà volontaria legittimità a un procedimento della giustizia
sportiva ancora una volta fondato sull'incertezza delle prove e
sull'impossibilità per la difesa di esercitare i suoi diritti. In compenso solo
tre mesi: ma ne vale veramente la pena?
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