Intanto che in Europa abbiamo la guerra dell' euro, sicuramente aspra ma senza morti, nel mondo si combattono quelle tradizionali. In Siria, particolarmente.
Da quelle parti ce n'è poi un'altra in arrivo , le cui conseguenze sono difficilmente immaginabili.
Israele ha l'angoscioso problema della bomba atomica iraniana. Un'arma del genere, in possesso di un paese il cui presidente parla espressamente di cancellazione dello stato ebraico, come può non rievocare scenari apocalittici già vissuti da quel popolo ?
Israele quindi da mesi si prepara ad attaccare le basi nucleari iraniane. Gli USA, i maggiori alleati e protettori di Israele, sono contrari, ritenendo assolutamente negativo il rapporto costi benefici di una inizitiva del genere. L'attacco israeliano non otterrebbe, secondo loro, il risultato di neutralizzare per lungo tempo il progetto dell'Iran (a meno, osservo, di uno stato di guerra prolungato) . Comporterebbe al contrario reazioni contro Israele da parte di tutto il mondo arabo, coinvolgendo nuovamente in prima linea l'Egitto che dopo decenni di pace (costata la vita a Sadat) è attraversato da forti "nervosisismi" anti sionisti , successivi alla tanto decantata primavera araba, che per ora ha avuto come effetto principale, di portare al potere un fondamentalista musulmano al posto di un autocrate sufficientemente laico (e amico dell'occidente).
L'autunno sarà un momento cruciale.
Intanto con disappunto apprendo dei soliti blogger d'assalto che, in stili wikileaks, pubblicano piani segreti di assalto da parte dell'esercito israeliano.
Spero si tratti di invenzioni, ma certo se fosse vero, la prestigiosa e famosa efficienza dei servizi di sicurezza israeliani subirebbe un colpo letale, facendo apparire i "gossip" di Assange un gioco di pettegolezzi innocenti.
Ecco la notizia letta sul Corriere.it
Israele, i piani segreti di guerra all’Iran
Un
blogger svela e mette tutto online
Il blogger Richard Silverstein rivela un
sofisticato piano di attacco al regime di Teheran «Sarà un’aggressione coordinata» e con un
attacco cibernetico «senza precedenti» che metterà ko in pochi minuti
«Internet, i telefoni, la radio, la tv, le comunicazioni satellitari, le
connessioni in fibra ottica degli edifici strategici del Paese». L’obiettivo?
«Non far sapere al regime iraniano quello che sta succedendo entro i suoi
confini». I piani di guerra d’Israele contro Teheran rivelati a Ferragosto da
un blogger. Non uno qualsiasi, ma l’israelo-americano Richard Silverstein che
viene da molti soprannominato il «WikiLeaks d’Israele». E quel che ne viene
fuori, a dire il vero, somiglia più a un film hollywoodiano che alla realtà .
Anche se, in Israele, i tamburi di guerra iniziano a sentirsi molto più prima.
Silverstein ha pubblicato sul suo sito «Tikun Olam» (Riparare il mondo, in
ebraico) un estratto del documento, ufficialmente riservato, da sottoporre al
gabinetto di sicurezza dove si prendono le decisioni vitali per il Paese. Il
dossier – racconta il blogger – gli è stato passato soprattutto perché, secondo
la sua fonte, «Bibi (Netanyahu, premier d’Israele, ndr) e Barak (ministro della
Difesa, ndr) fanno maledettamente sul serio». MUNIZIONI IN FIBRA - Il piano,
allora. Stando al documento ricorrerebbe, nella prima fase, alla tecnologia più
sofisticata per mettere fuori uso l’infrastruttura dell’Iran e le basi
missilistiche sotterranee di Khorramabad e Isfahan. Le centrali elettriche, poi
– sempre secondo a quel che c’è scritto nel dossier –, «saranno paralizzate
grazie a corto circuiti provocati da munizioni in fibra di carbonio più sottili
di un capello che di fatto renderanno i trasformatori inutilizzabili». Quindi
la seconda fase: «Decine di missili balistici, in grado di coprire una distanza
di 300 chilometri, saranno lanciati contro la Repubblica islamica dai
sottomarini israeliani posizionati vicino al Golfo Persico». Missili «non dotati
di testate convenzionali», precisa il documento, «ma con punte rinforzate,
progettate per penetrare in profondità ». - Le
informazioni in possesso degl’israeliani, infatti, parlano di centrali nucleari
sotterranee, come quella di Fardu, nei pressi della città di Qom, molto
difficili da raggiungere con un semplice bombardamento e ormai isolate dalla
Rete usata dall’autorità centrale. Finita qui? Non ancora. Perché poi
toccherebbe alla terza fase. Altri missili – questa volta da crociera –
«saranno lanciati per mettere ko i sistemi di comando e controllo, di ricerca e
sviluppo e le residenze del personale coinvolto nel piano di arricchimento»
dell’uranio. «Subito dopo», scrive il dossier, «il nostro satellite di
ricognizione TecSar passerà sopra l’Iran per valutare i danni agli obiettivi.
Le informazioni saranno trasferite ai nostri aerei in volo» verso Teheran,
«velivoli dotati di tecnologia sconosciuta al grande pubblico e anche al nostro
alleato americano», «invisibili ai radar» e inviati in Iran per finire il
lavoro, «colpendo un elenco ristretto di obiettivi» che hanno bisogno di
ulteriori assalti per essere disinnescati definitivamente. L’obiettivo sembra
chiaro: annientare da un lato le capacità di sviluppo nucleare del regime
islamico. Dall’altro evitare una controffensiva iraniana in territorio
israeliano distruggendo le installazioni missilistiche. In realtà , il documento
è solo la fase più semplice dei piani di guerra di Gerusalemme. Il governo di Benjamin
Netanyahu, per ora, è in minoranza dentro il gabinetto di sicurezza. E gli Usa,
oltre a ribadire il loro no al conflitto, iniziano a sottolineare che lo Stato
ebraico «può solo rallentare il programma nucleare iraniano, non eliminarlo».
LO SCENARIO - Sempre
a Ferragosto, sulle colonne del quotidiano ebraico Ma’ariv, Matan Vilnai, ex
generale e prossimo ambasciatore in Cina, anticipa lo scenario «interno» al
conflitto. «Israele ha preparato la popolazione a un eventuale conflitto che
potrebbe durare trenta giorni su diversi fronti contemporaneamente», rivela
Vilnai. E in questo mese di guerra «nelle città israeliane la replica
dell’artiglieria di Teheran potrebbe provocare almeno 500 vittime, qualcosa
meno o qualcosa di più». Lo Stato ebraico, aggiunge l’ex militare, «dovrà far
fronte anche ai missili lanciati da Hezbollah dal Libano e dal braccio armato
di Hamas dalla Striscia di Gaza». Israele ha fretta. Entro ottobre – secondo
gli esperti dell’intelligence – l’Iran avrà arricchito grandi quantità (circa
250 kg) di uranio al 20%, il minimo per costruire poi testate micidiali. E a
dare ragione ai timori israeliani c’è il blitz di una novantina di agenti
federali tedeschi, sempre a Ferragosto, in alcune case di Amburgo, Oldenburg e
Weimar. Azione speciale nel quale sono stati arrestati un cittadino con
passaporto della Germania e altri tre con doppia cittadinanza tedesca e
iraniana. Tutti accusati di aver esportato in Iran valvole per la costruzione
di un reattore nucleare, violando così l’embargo in vigore. I sospetti – Rudolf
M., Kianzad Ka., Gholamali Ka. e Hamid Kh. – tra il 2010 e il 2011 avrebbero
fornito le componenti a Teheran servendosi di compagnie di faccia in Turchia e
Azerbaigian in cambio di milioni di euro.
Nessun commento:
Posta un commento