venerdì 17 agosto 2012

TRA GB, ASSANGE ED ECUADOR, IO STO DALLA PARTE DELLA REGINA !

AMBASCIATA ECUADORENA IN GB


Qualcuno ricorderà la vicenda di Battista, l'assassino sedicente terrorista (in realtà si è sempre trattato di un volgare ma sanguinario criminale arruolato in carcere per comoda manovalanza dei terroristi veri) , scappato prima in Francia, dove, dall'epoca di Mitterand, tutti quelli che fuggono , a meno che non siano poveri morti di fame, sono considerati perseguitati politici, e poi in Brasile.
Qui, grazie all'ex presidente Lula, è stata rifiutata l'estradizione chiesta dallo Stato italiano che voleva che Battista scontasse la pena per la quale era stato condannato in via definitiva.
Oggi Battista è libero e chissà se è ancora in Brasile.
Un altro successone della diplomazia italiana, a dimostrazione , come il caso dei marò sta a riprovare, che contiamo zero a livello internazionale e il fatto di essere uno dei paesi UE (anzi, uno di quelli FONDATORI) conta parimenti ZERO.
Mi sono venuti in mente questi tristi dati leggendo della crisi diplomatica internazionale tra Gran Bretagna, Svezia da una parte ed Ecuador dall'altra.
Motivo del contendere, la richiesta di estradizione rivolta dalla Svezia alla GB relativa ad Assange, il padre celebre di Wikileaks, il trafugatore cibernauta degli archivi segreti dei potenti, che pare avere altri vizi oltre quello del gossip sulle chiacchiere segrete dei capi di stato. In particolare, in Svezia è accusato da due donne di violenza sessuale. Capisco che i fan di Assange, visto come il moderno Davide contro i Golia del mondo, siano certi della persecuzione del loro idolo, e che si tratti di un'accusa montata.
D'altro canto, mi viene difficile immaginare la civilissima Svezia al servizio della CIA, ma mai dire mai....
Resta che il nostro "eroe", temuta la mala parata, si è rifugiato nell'ambasciata ecuadorena, chiedendo asilo politico.
Quelle cosette riprese dal medioevo : all'epoca era dal sagrato della Chiesa che valeva l'impunità, nel mondo laico e moderno ci sono le ambasciate.
Ovviamente dipende dai paesi. Anche una nave per esempio viene considerato territorio nazionale e inviolabile, e abbiamo visto com'è andata coi marò a bordo della Enrica Lexie...
Però la Gran Bretagna non è l'Italia. Quelli sono stati capaci di fare una guerra con l'Argentina per i quattro scogli  delle Falklands (Melvinas per Buenos Aires), e se sono convinti di essere nel giusto, difficile sfangarla.
Il Presidente ecuadoreno pensa di fare bella figura sfidando GB, Svezia (e forse USA, che però negano ogni coinvolgimento) , ma sono pronto a scommettere che Assange, alla fine , verrà consegnato alla Svezia.
Non tutti i paesi sono uguali, Quito doveva informarsi dai colleghi dell'America del Sud prima di fare il paladino degli spioni internauti (cosa certa) nonché dei violentatori a tempo perso (questo invece è da provare). Senza contare che fa un po' sorridere che sia un paese come l'Ecuador, con l'ennesimo presidente in stile castro-peronista, a "dubitare" sulla buona fede di un paese come la Svezia e sulla sicurezza di Assange in terra svedese.
Vedremo il proseguio ma io intanto mi schiero per Sua Mestà la regina Elisabetta....
Ecco la notizia sul Corriere on line


L'Ecuador conferma l'asilo ad Assange
Ma Londra insiste: « lo estraderemo in Svezia»

Disappunto inglese: «Nessun salvacondotto». Quito teme per l'incolumità dell'australiano e la Svezia protesta




Mentre si scaldano i toni dello scontro diplomatico tra Ecuador e Gran Bretagna sul caso Assange, la diplomazia di Quito concede l'asilo politico al fondatore di Wikileaks. Lo ha confermato il ministro degli Esteri dell'Ecuador in conferenza stampa provocando l'immediata risposta del collega inglese che ha espresso «disappunto per la scelta di Quito» che avrebbe dovuto, secondo il Foreign Office, «cercare un accordo negoziato». Londra è irremovibile e ha ribadito, attraverso il ministro britannico William Hague, di non volere concedere il salvacondotto ad Assange. Commentando la decisione del suo governo Ricardo Patino, numero uno della diplomazia ecuadoregna, ha ribadito che «l'asilo è un diritto umano fondamentale e fa parte del diritto internazionale».

TIMORI PER ASSANGE - Patino ha ricordato 11 punti che secondo Quito giustificano tale decisione. Ma l'Ecuador teme anche per l'incolumità di Assange che dalla Svezia, dove la Gran Bretagna intende estradarlo, potrebbe essere trasferito negli Stati Uniti (che attraverso il Dipartimento di Stato ha negato ogni pressione sul governo inglese). Su questo punto Quito sostiene di non aver ricevuto nessuna assicurazione da parte di Stoccolma che ha subito protestato tramite il suo ministro Carl Bildt per i dubbi espressi dall'Ecuador. Intanto arriva la dichiarazione del protagonista della vicenda. Per Julian Assange si tratta «di una vittoria significativa. Adesso le cose diventeranno più stressanti», ha aggiunto il capo di Wikileaks ringraziando lo staff dell'ambasciata che lo ha ospitato per 58 giorni.

ESTRADIZIONE - Londra è però «determinata a estradare Assange in Svezia dove è accusato di stupro e violenza sessuale», come ha spiegato un portavoce del Foreign Office secondo il quale «il Regno Unito ha l'obbligo giuridico di estradare Assange». E ha assicurato «che se ci arrivasse una richiesta di salvacondotto, la rifiuteremmo». Intanto davanti all'ambasciata ecuadoregna di Londra proseguono le manifestazioni di sostegno di Assange che hanno provocato la reazione di Scotland Yard: tre persone sono state arrestate.

  MINACCE -La tensione ha raggiunto livelli altissimi. Il governo ecuadoriano ha attaccato su più fronti, e con durezza, la Gran Bretagna, denunciando una «minaccia» ricevuta dalle autorità britanniche, sia «a voce sia scritta», di un «attacco» alla sua ambasciata di Londra per arrestare Assange. Sulla base di una serie di norme internazionali, la Gran Bretagna potrebbe «prendere le azioni necessarie per arrestare Assange» , afferma il testo di una lettera citata dall’agenzia ecuadoriana «Andes». Per Londra, la «strada» di tale azioni rimarrà aperta «nel caso in cui Voi non risolverete la questione della presenza del Sig. Assange» nell’ambasciata. Precisando però che l’augurio è «di non dover arrivare a tal punto». «Nel Regno Unito c’è una base legale» che consentirebbe tali azioni, continua il testo, ricordando «la legge sulle sedi diplomatiche e consolari del 1987». Pur comprendendo «la forte pressione politica in Ecuador» per il caso, si sottolinea che la «situazione dovrà essere risolta qui, nel Regno Unito, in linea con i nostri obblighi legali», ricordando che nel caso di un via libera di Quito all’asilo, Londra «respingerà» l’eventuale richiesta di un salvacondotto

NORME ONU - «L'ingresso non autorizzato di qualsiasi autorità britannica nell'ambasciata - ha ricordato il ministro Patino - sarà considerata una violazione» del diritto internazionale e delle norme Onu. Si tratterebbe di un fatto «improprio per un Paese democratico, civile e rispettoso del diritto», ha spiegato, ricordando che l'Ecuador «non è una colonia» del Regno Unito e che il suo Paese è pronto a convocare riunioni d'urgenza dell'Unasur (blocco che raggruppa 12 paesi del Sudamerica) e dell'Organizzazione degli stati americani (Osa).

  LA VICENDA - Assange si è rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra lo scorso 19 giugno per evitare l’estradizione in Svezia, dove è ricercato per essere interrogato in relazione alle accuse di molestie sessuali avanzate da due donne. L’australiano respinge le accuse e sostiene che l’estradizione potrebbe essere il primo passo verso il suo trasferimento negli Stati Uniti, dove teme di essere incriminato per la diffusione di circa 250mila documenti segreti del governo di Washington

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