Prendendo spunto dal Best Seller dell'Estate, "Cinquanta sfumatura di grigio", che ha venduto 31 milioni di copie e quindi letto da un altro 50% in più, il commentatore nota con garbo come il sesso tiri sempre, specie se si riesce a costruire un mix di verosimiglianza e trasgressione che consentano la "identificazione" .
L'autore tra l'altro, prendendo atto dell'ormai cambiamento dei costumi, della affermata promiscuità sessuale, e della conseguente crescente infedeltà, osserva come oggi, in realtà, la vera trasgressione sia il suo contrario, vale a dire la FEDELTA'.
Ripassiamo qualche numero statistico:
Cresce il numero delle infedeltà coniugali tra gli italiani:
la città dove si tradisce di più è Milano seguita a ruota da Roma ed aumenta la
percentuale dei cosiddetti ‘traditori seriali’, coloro che scelgono di dare
libero sfogo ai propri istinti attraverso i social network, in particolare
Facebook.
Gli uomini detengono ancora il primato in tema di infedeltà
coniugale (55% dei mariti ha tradito almeno una volta, lo ha fatto il 45% delle
mogli). Il 60% dei tradimenti avviene sul luogo di lavoro e l’ora più a
rischio-tradimento è nella fascia che va dalle 14 alle ore 15 (‘pausa pranzo’).
Nel 70% dei casi si tratta di ‘scappatelle’, mentre nel restante 30% di
relazioni sentimentali stabili.
Sta spopolando anche in
Italia un sito per traditori (www.gleeden.com) che attualmente, soltanto nel
nostro Paese, conta più di 90 mila iscritti (1 su tre di sesso femminile). Le uniche
regole da rispettare in tale sito: essere sposati e desiderare un’esperienza
extraconiugale. Attualmente il sito è attivo in 158 Paesi ed è stato
addirittura creato uno speciale pulsante, chiamato ‘stop’, che permette di
disconnettersi in tutta fretta nel caso di arrivo inaspettato del legittimo
consorte (adulterio tecnologicamente assistito).
In questo scenario, dove 1 su 2 tradisce , si inserisce l'ironia di De Silva, che rileva come essere fedeli , oltre ad essere in fonda una pratica cool, anticonformista, è anche conveniente.
Si RISPARMIA ! In tempi di crisi prolungata, appare un'ottima ragione!
Buona Lettura
Non ho letto
Cinquanta sfumature di grigio. Fino a pochi giorni fa, neanche sapevo di cosa
parlasse. Ora che lo so, avendolo un po’ sleggiucchiato (il verbo «sleggiucchiare»
— che personalmente trovo fantastico — è del mio amico Ugo Cornia: lo usa nel
suo ultimo libro, Il professionale; a proposito, se non conoscete Ugo ve ne
consiglio l’opera omnia), credo di spiegarmi perché Bret Easton Ellis lo cita
così spesso sulla sua pagina Twitter.
Non che prenda per oro colato tutto quello che scrive Easton
Ellis (specie in rete); anzi, so bene che uno dei suoi hobby preferiti è quello
di dire cose che non pensa (in fondo, la sua letteratura non è che la versione
formale di questo paradosso); e tuttavia, il fatto che uno dei temi trainanti
del libro della James sia quello del Bdsm (diciamo, un franchising linguistico
in cui s’iscrive un insieme di pratiche sessuali basate sulla sottomissione),
mi fa pensare che l’interesse dell’autore di American Psycho per questo romanzo
possa essere sincero; dal momento che quello della dominazione sessuale come
massima espressione simbolica dell’affermazione di una classe sull’altra e di
capitalizzazione del potere è un tema che attraversa l’opera ellisiana dai tempi
di Meno di zero.
Il successo planetario di Cinquanta sfumature di grigio
(che, sfumando anche sul nero e sul rosso, ha finora venduto 31 milioni di
copie in tutto il mondo) ha rilanciato il sesso come genere, ancora oggi in
grado di produrre fatturati invidiabili. Di qui il dibattere su quanto il
pubblico contemporaneo, tecnologico e scafato come mai prima, debba essere
ancora sessualmente represso per correre così numeroso al consumo di
letteratura erotica, passandosi la parola con tanto entusiasmo; e quanto,
soprattutto, la perversione rientri fra le principali aspirazioni sessuali
della gente.
Prima domanda: se c’è (perché c’è) una così massiccia
domanda di pornografia, com’è che tanti preferiscono comprare un romanzo
piuttosto che un dvd, una rivista (o, molto più semplicemente, approvvigionarsi
in rete, nella comoda intimità di casa propria), per soddisfarla?
Prima risposta: perché l’oggetto-libro, digitale o cartaceo
che sia, ha in sé una capacità di legittimazione e di dissimulazione che nessun
altro supporto è in grado di offrire. Compro pornografia, ma compro pur sempre
un libro: la domanda di pornografia diventa, anche merceologicamente, altra
cosa. Posso esibirla, uscirci, consumarla sotto l’ombrellone o in metropolitana
mentre vado in ufficio, non nasconderla agli occhi dei miei familiari quando
torno a casa, infiocchettarci dei discorsi intorno, contribuire alla sua
diffusione, parlarne e passare parola. Nell’immaginario collettivo, insomma, il
libro continua a conservare una nobiltà che nessuna crisi economica e
culturale, e nemmeno nessun progresso tecnologico, è ancora riuscito a
scalfire. Si legge poco, ma capita che si legga tanto (o si comprino molti
libri) per fare altro.
Il secondo tema offerto dal successo di Cinquanta sfumature
ha a che fare con il successo della promiscuità sessuale in sé.
Come sempre capita quando una storia sessuale ambigua — che
lavora sulla labilità del confine tra violazione e consenso, piacere e
disgusto, identità e plagio — ottiene un riscontro così inaspettato (un po’
come accadde nel secolo scorso a 9 settimane e ½, che pure raccontava il
coinvolgimento progressivo di un amante nelle pratiche sessuali dell’altro),
viene da domandarsi se, a fronte di un così prepotente interesse per la
promiscuità e la perversione, la vera trasgressione moderna non consista
nell’essere fedeli al proprio partner.
Secondo questa opinione (in fondo, un’apologia della
minoranza), il sesso (se non proprio l’amore) monogamico, costituendo
un’eccezione alla regola, rappresenterebbe la vera scelta antagonista, e
proprio per questo la più cool. In un mondo abitato da scalmanati che si
scambiano tra loro come figurine e si agghindano come gladiatori da circo per
accoppiarsi, darsi in esclusiva a qualcuno, magari addirittura in camera da
letto, sì che sarebbe un gesto di distinzione.
Il fatto, però — diciamocelo — è che l’elemento che, al di
là d’ogni morale, distingue la fedeltà dalla promiscuità, è il costo zero, che
soltanto una delle due (indovinate quale) prevede. Per caso conoscete promiscui
squattrinati? Vi sembra possibile uscire la sera e rimorchiare amanti (specie
se intendete farci delle robe un po’ strane) senza disporre del denaro
sufficiente a entrare in un locale frequentato (e prima ancora, vestirvi
adeguatamente), conoscere, offrire da bere e da mangiare, scarrozzare la
conquista per la città (altri locali, altri intrattenimenti, altri soldi),
affittare una stanza d’albergo ad almeno quattro stelle oppure, se ricevete a
casa, far accomodare la vostra partner in un appartamento abbastanza
appariscente da intimidirla e tirarla nel vostro gioco? Christian Grey, il
protagonista di Cinquanta sfumature, è l’amministratore delegato di una
multinazionale, mica l’impiegato di un call-center.
Al contrario della promiscuità, la fedeltà è una pratica
onlus. È un posto fisso in contrapposizione al precariato della promiscuità. E
il paradosso è che per essere sessualmente promiscui (cioè precari) bisogna
permetterselo. Invece, se vuoi un posto sessuale fisso, puoi trovarlo anche se
guadagni pochissimo o sei addirittura povero.
Da questo punto di vista, quindi, è vero che la fedeltà è
trasgressiva: ma lo è perché rappresenta uno dei pochi baluardi di gratuità in
un mondo dominato dalla finanza; non perché, in quanto scelta minoritaria, costituisca
una perversione in sé o sia sessualmente preferibile alla promiscuità.
Last but not least, è tipico della fedeltà aspirare a una
società chiusa. Se venisse il terremoto e gli crollassero i palazzi intorno,
gli innamorati fedeli continuerebbero ad amarsi, perché non c’è assolutamente
nulla che possa distoglierli dall’occuparsi l’uno dell’altro in via esclusiva.
Ecco l’altro aspetto potentemente trasgressivo della
fedeltà. La società sospetta degli amanti fedeli (ma li vedete i passanti per
strada come guardano storto gli innamorati?) perché li sente indifferenti,
autosufficienti, insensibili alle esigenze collettive, oltre che in grado di
finanziarsi con pochissimo. I promiscui, invece, hanno bisogno degli altri, si
pongono il problema di una collettività che funzioni per trovarci partner
disponibili, spendono bei soldoni per rimorchiare, dunque fanno circolare
denaro e nutrono l’economia.
Vi pare una differenza da poco?
Nessun commento:
Posta un commento