sabato 8 settembre 2012

CARO VECCHIO ORATORIO

Io abito a Roma, nella zona Appio-Tuscolano. Appia e Tuscolana sono vie grandi, e comprendono varie frazioni . Diciamo che mia è abbastanza vicina a San Giovanni, una delle quattro Basiliche del Giubileo.
La Parrocchia più vicina alla casa dove abitavo è quella di S. Maria Ausiliatrice. Lì c'era - non so se esista ancora, un grande oratorio. Quante ore passate a correre dietro ad un pallore con gli amici prima delle elementari (attorno ai 9-10 anni) e soprattutto nei tre anni delle medie!
Mi ricordo i due sacerdoti, Don Bianchi, magro, più severo ma anche tanto più dedito e impegnato nella e per la vita dell'Oratorio. Don Durante , che era anche suo superiore, era più tranquillo, probabilmente anche perché aveva meno a cuore la cosa. Spesso è così, fateci caso.
Due "oneri" erano posti, a uno non si poteva scappare : il quarto d'ora di preghiera e piccola predica a metà pomeriggio. Don Bianchi fischiava, e tutte le attività ludiche e sportive dovevano cessare per riunirsi nel piazzale. Due palle!! Però a volte si finiva anche per ascoltare. E poi la messa dei ragazzi la domenica mattina. Alle 9!!! Questa però non era proprio obbligatoria...Diciamo che sempre il solito Don Bianchi sottolineasse le assenze...Io ricordo che la colpa più frequente era sempre dei nonni, che "morivano " più volte....Il loro funerale era la scusa più gettonata, sembrava "nobile". Peccato che la "strage" non fosse credibile!
Ho sempre pensato che con l'avvento delle scuole calcio, dei circoli sportivi, delle palestre, gli oratori fossero destinati, visto anche la secolarizzazione della società italiana, ad una crescente marginalizzazione.
Sono lieto di apprendere che, se così è stato, ora la tendenza si è invertita, grazie anche alla capacità e volontà dei nuovi sacerdoti di rendere più attuale e più attraente un importante punto di aggregazione giovanile, che ha anche il pregio di essere assai più economico degli altri, e quindi di dare veramente a TUTTI i bambini e ragazzi la possibilità di giocare, di stare tra di loro.
Riporto il bell'articolo di Andrea Galli, nella pagina "Educazione" del Corsera odierno.
Buona Lettura

I ragazzi tornano all’oratorio
In un anno balzo del 10 per cento
Piace la nuova formula: Facebook insieme ai biliardini

Un semplice bastoncino di ghiacciolo a bloccare la gettoniera del calcio balilla così da giocare con la stessa monetina a oltranza, fino a sera, la mamma arrivata a strillare che dai basta, è ora di cena; lo stridere del gesso sulla lavagna nell’aula di catechismo per la lezione della domenica; le caramelle sfuse, liquirizie per lo più, vendute dalle vecchiette volontarie al bar e, diamine, implacabili nel non regalarne mai una di quelle caramelle custodite nei barattoloni di vetro oggi tremendamente vintage (ai mercatini dell’usato possono costare la loro cifra). Ecco, vintage. Infatti piantiamola: non esiste più l’antico oratorio. È cambiato, s’è rinnovato, rivoluzionato.
HAPPENING NAZIONALE - Chiude domani tra Bergamo e Brescia il primo happening nazionale degli oratori organizzato dal Foi, il Forum nazionale degli oratori. Happening e mica summit, vertice o altre parole sostenute. L’oratorio versione contemporanea. Il biliardino? Certo e però c’è anche Facebook sul quale ogni buon oratorio è iscritto. La lavagna? Per il catechismo certi sacerdoti non disdegnano l’uso di internet e pc. E i dolcetti? C’è poco da perder tempo a mangiare, comincia il corso di teatro e intanto c’è chitarra e in una stanza fanno il giornalino e nell’altra inglese. E le vecchiette del bar? All’università di Perugia c’è un master post laurea che forma giovani operatori negli oratori. Una domanda: in nome dell’aggiornamento si perde un velo di romanticismo? No, forse, chissà. Questi stessi oratori sono ancorati all’Italia. In ogni senso. All’happening— stand e interventi di docenti universitari di psicologia, pedagogia, scienze sociali— partecipa anche un oratorio di Scampia, che prima di accogliere i ragazzi deve tirarli fuori dalla camorra.

DON MARCO - Il Foi è presieduto, ti spiegano in fase di presentazione, da «un giovane prete in gamba. Ci parli». Si chiama don Marco Mori, ha ben 37 anni però secondo l’italiana concezione è per l’appunto un ragazzo, un pivellino. Don Marco ha una voglia matta di fare e ha chiare le linee programmatiche: «Nuove sfide, nuove tecnologie, nuove frontiere. Per sfide intendo l’integrazione, tema sul quale noi adulti abbiamo tantissimo da imparare dai bambini che, è probabile, ci aiuteranno a superare pregiudizi e blocchi mentali. L’oratorio è uno straordinario, privilegiato punto d’osservazione». La generale fiducia, respirata anche all’happening in corso, ha la forza dei numeri.

MEZZO MILIONE DI RAGAZZI - Sono 6.500, gli oratori in Italia. La scorsa estate hanno ospitato un milione e mezzo di piccoli e adolescenti con una crescita del dieci per cento causata/agevolata dalla crisi (la famiglia resta a casa, i figli vengono spediti dal don, ci penserà lui, questione di usato garantito e sicuro). In fondo l’oratorio è gratis, eccetto sopportabili quote d’iscrizione. Dei 6.500, quasi 5 mila sono nel Nord Italia, dove l’oratorio è nato e ha avuto i suoi pionieri. L’oratorio, nel Sud, è meno una tradizione, il che non impedisce una recente riscoperta dalla Sicilia alla Campania, come c’è fermento in Centro tra Lazio e Umbria. Una geografia nazionale e non regionale se non addirittura provinciale che merita, torniamo a don Marco, «una rete. C’è bisogno che gli oratori si parlino, condividano preoccupazioni e prospettive». Del resto in oratorio non ci sono barriere e non ci sono test d’ingresso da superare. Don Giovanni Bosco, a un bimbo poverello e timido che temeva di venir escluso, lasciato fuori, disse: «Sai fischiare? Bene. Chi sa fischiare può entrare ». In pratica tutti quanti. Don Samuele Marelli, 36 anni, è responsabile degli oratori per la diocesi più grande al mondo, quella milanese. «Siamo una realtà presente però a volte silenziosa» dice con orgoglio e forse amarezza. Uno diventa grande, all’oratorio, ripetono dall’happening di Bergamo e Brescia. Già, i luoghi. Nulla è per caso.

GRANDI BAMBINI - A Bergamo e Brescia sono nati Giacinto Facchetti e i fratelli Baresi, figli dell’oratorio, amati come calciatori e come uomini, simboli di fedeltà, di regole, di serietà. Non è una ricetta impossibile. È chiaro, semplice e alla portata, l’oratorio. Per la cronaca il nome preciso dell’happening è la sigla H1o (cioè primo happening degli oratori), simile alla formula chimica dell’acqua. Anzi, l’anticipa perfino d’un numero.

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