sabato 8 settembre 2012

"CARO FELTRI TI SCRIVO..." ANDARE OLTRE BERLUSCONI UNA VOLTA PER SEMPRE

Ho già scritto qualche giorno fa di guardare con curiosità, simpatia e anche qualche remota speranza al Manifesto di "Fermare il Declino", promosso da Oscar Giannino e altri pensatori liberali ( http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2012/09/forse-ce-unalternativa-migliore-alla.html ).
A novembre gli aderenti a questo movimento s'incontreranno in una convention con quelli di Italia Futura ( che fa capo a Montezemolo ) e forse dalla stessa nascerà finalmente una formazione liberale e riformista (perché in Italia la vera riforma, intesa come qualcosa di NUOVO, è certamente quella LIBERALE, che da noi non ha mai avuto vera attuazione nemmeno in questi ultimi 20 anni dove pure TUTTI, chi più chi meno, ai liberali si sono richiamati).
In tanti, anche nel campo del centro destra, guardano con perplessità quando non con aperto scetticismo a questo movimento e la ragione credo sia evidente. Nelle recenti batoste elettorali, nelle amministrative di importanti città come Milano, Napoli, Palermo, Genova ma in generale, il tracollo del PDL è stato netto. Non vi è stato però il decollo di NESSUNA delle formazioni concorrenti. Non quelle di sinistra, PD, SEL, IDV, che sempre lì sono, non superando tutti insieme il 40% dei voti (gli stessi partiti, nel 2008, perdendo, quella soglia la superarono, sia pure di poco) .

Risultati elettorali di tutte le circoscrizioni - esclusa la Val d'Aosta - per l'elezione della Camera dei deputati sul territorio nazionale[2]
CoalizionePartitoVoti%Seggi
PdL - LN - MpAIl Popolo della Libertà13.629.46437,38272
Lega Nord[3]3.024.5438,3060
Movimento per l'Autonomia - Alleanza per il Sud[4][5]410.4991,138
PD - IDVPartito Democratico12.095.30633,18211
Italia dei Valori1.594.0244,3728
NessunaUnione di Centro2.050.2295,6236
NessunaLa Sinistra - L'Arcobaleno1.124.2983,08

Nemmeno i moderati alternativi al PDL, con fallimento precoce del famoso "Terzo Polo" , con Fini e Rutelli candidati, se non trovano scialuppe di salvataggio, a restare fuori dal prossimo Parlamento (che soddisfazione sarebbe vedere l'attuale presidente della Camera, il pluritrasformista Fini, rimanere disoccupato!), mentre Casini è pronto a bruciare il suo elettorato, modesto ma dignitoso se manterrà il suo7-8%, per qualche poltrona nobile (magari il Colle ), ma certo non è diventato l'erede dei voti di Berlusconi.
Dove sono andati quindi quei milioni di elettori che nel 2008 portarono il PDL a superare , da solo, il 38% dei voti? Da nessuna parte. Non sono andati a votare, per lo più. Grillo e il suo Movimento, pesca ancora poco nel centro destra (anche se a Parma, piuttosto che far vincere la sinistra, quella gente votò e fece vincere Pizzarotti, il che è tutto dire). Il suo 15% e passa di voti di cui viene accreditato (una enormità effettivamente) sembrano essere più recuperati dall'area dell'astensione, dell'antipolitica, degli insoddisfatti delle altre formazioni, specie del PD.
Tutto questo per dire che nel campo berlusconiano e di destra non è tramontata la speranza che, dato un nuovo nome, resettata un po' la compagnia, passato abbastanza tempo dal triste biennio 2009-2011, l'antico centro destra si potrà ricompattare, ripresentare e, confidando nell'atavico sentimento anti sinistra della maggioranza degli italiani, ancora fare il miracolo quantomeno del 2006: la quasi PATTA.
Ma perché questo accada, non devono sorgere alternative valide, che possano coagulare attorno a sé il favore degli elettori delusi e peggio dell'esperienza berlusconiana.
Italia Futura, Fermare il declino , potrebbero arrivare a costituire questa alternativa, ed è per questo che vengono attaccati. L'attacco da alcuni viene fatto anche in buona fede per carità. Pare impossibile che in Italia una formazione di ispirazione autenticamente liberale possa, senza un leader carismatico oltretutto, contrastare efficacemente la sinistra. Insomma, bisogna evitare la dispersione dei voti, che favorirebbe solo il "nemico" di sinistra, e quindi meglio tornare al solito voto "contro", al "turiamoci il naso", a cui pure si adeguava, suo malgrado, uno spirito libero e liberale come Indro Montanelli (che invitava a votare DC in chiave anticomunista).
Il dibattito in corso vede una lettera aperta di Oscar Giannino, tra i promotori del movimento di FiD, indirizzata a Vittorio Feltri, nella sua qualità di conoscente e rappresentante dell'anima più profonda dell'elettorato di centro destra, moderato.
Vale la pena leggerla

Caro Vittorio,
ti importuno perché sono curioso di sapere come la pensi. Tra le qualità che hai mostrato nella tua vita e nei successi professionali, ce n'è una pressoché indiscussa. Sei uno dei più attenti conoscitori della testa, del portafoglio e della pancia dell'elettorato moderato, conservatore, di centrodestra o come cavolo lo si voglia chiamare. Insomma, quelli che da 18 anni hanno votato Silvo Berlusconi, facendolo vincere una volta sì e una no. (Ci perdoni Casini. Sono voti moderati anche i suoi, ma lui si è tirato fuori dal carro di Silvio da tempo, perciò il discorso che facciamo qui non lo riguarda).

Ti mando questa letterina proprio perchè so che non hai bisogno di sondaggi o ricerche per sapere come la pensino i tuo lettori. E allora, ti chiedo tre cose. Serie ma con un po' d'ironia, che aiuta sempre. In modo che tu risponda a me mandandomi anche a quel paese se le domande ti sembrino malposte, ma prendendomi come scusa per rivolgerti ai tuoi lettori. A molti dei quali, dicono i sondaggi e i risultati delle amministrative, evidentemente frullano per il capo domande analoghe.

Primo. Bisogna oppure no tirare un bilancio finale di questi 18 anni? Vittorio, tu ai tempi delle bordate finali alla Prima Repubblica stavi alla barra di un giornale che era l'equivalente, per moltissimi versi, del Fatto Quotidiano di oggi. Non parlo di simpatie politiche o di stile, non desidero che te ne abbia a male tu, Padellaro o Travaglio. Parlo di causa ed effetto, colpi di maglio dei magistrati e fine di un sistema politico. Allora la protesta nuova era la Lega, oggi è Grillo. Ma già alle amministrative è stato evidente che era un fischio di fine partita, la fuga fino a un elettore su due dal fronte berlusconiano. Non mi rispondere con le cifrette delle minori perdite. Stiamo al punto. Se stiamo come nel '93-'94, e io credo di sì, allora il Pdl non è più il contenitore e Silvio non è più il contenuto di una proposta che possa anche solo sembrare vincente. Berlusconi è bravo a indurre sindromi da dipendenza, nostalgie e rimpianti miracolistici. Ma credere che il problema sia Alfano non è da ingenerosi, è da somari. È su Berlusconi, il bilancio tirato dagli italiani, a cominciare da chi gli ha dato il voto.

Secondo. Lascio da parte come la pensi io sull'accoppiata Berlusconi-Tremonti, che ha segnato nell'economia i governi di destra. Contano i fatti, quelli che fan la differenza nelle tasche di lettori ed elettori. Paghiamo più tasse o meno tasse rispetto agli esordi di Berlusconi, che tutte le volte diceva di volerle abbassare? Molte di più, un'infinità più di allora. Non dirmi, Vittorio, che la colpa è di Monti. Perché Monti ne ha aggiunte parecchie di sue, invece di cambiare marcia. E questo è per me il suo errore, cioè ha proseguito esattamente sulla stessa via di Silvio e Giulio. Abbiamo più spesa pubblica indifendibile o meno, dopo Berlusconi? Più debito pubblico o meno? La risposta la danno i numeri. Abbiamo più spesa, più tasse e più debito. Berlusconi potrà appellarsi se crede ai libri di storia, affermando che la colpa è stata sempre di qualcun altro. Potrà dire che è tutta colpa dell'euro, quando non è vero malgrado i tanti difetti essenziali della moneta unica. Ma intanto, nel giudizio di ogni giorno, gli italiani sfiduciati la loro idea se la sono fatta. E noi sappiamo qual è, facendo il nostro mestiere, che ci obbliga a non avere gli occhi foderati dal prosciutto delle fedeltà a partiti e leader, ma a capire che cosa ha in testa chi compra un giornale e chi vota un partito. I vertici e i parlamentari del Pdl possono pure illudersi. Ma i piccoli imprenditori, gli artigiani, i commercianti, e i tantissimi dipendenti a basso reddito che – a scorno della sinistra – votavano per Silvio, sono proprio quelli che più di tutti a milioni incassano sberle quotidiane, e quest'anno il loro reddito disponibile scende quasi del 3%, il peggior dato dal secondo dopoguerra.

Terza domanda. Se a tuo giudizio hanno qualche fondamento i punti uno e due, eccoti spiegata la ragione per cui il povero sottoscritto si è deciso a fare una cosetta, insieme a tanti altri di buona volontà. Non per cambiare mestiere, ma per lanciare un'idea. Certo non credo né crediamo affatto di essere Napoleone né salvatori della patria. Ma di fronte a una politica incapace di trarre bilanci, buona al più a dire che il voto degli italiani va neutralizzato perché tutto resti come ora, ci siamo detti che occorreva provare a dire che serva una “cosa” nuova. Venga o non venga un mano dall'Europa, occorre abbattere il debito pubblico cedendo mattoni e proprietà di Stato, non con avanzi primari di 6-7 punti di Pil a questi livelli di tassazione strozza-Paese. Solo facendo così, la spesa pubblica corrente può e deve scendere di molto, però con un patto solenne di restituirla in meno tasse a lavoro e impresa. Senza, non si torna a crescere. È l'esatto opposto di quello che hanno fatto destra, sinistra e tecnici, al governo in questi 18 anni. Perché voglio essere chiaro: qui si parla della destra, ma un eguale ragionamento, tale e quale, vale per tutti i pezzi della vecchia politica. Solo che, a destra, Renzi non c'è. Non pensiamo certo al 51%, ma non vediamo perché regalare quell'italiano su due che dichiara o di non votare, o di non votare per i vecchi partiti, solo alla legittima opera di intercettazione di Grillo e Di Pietro. Gli italiani ne hanno le tasche piene chiunque abbiano votato, di questo Stato dilapidatore e ingiusto, forte con i deboli e debole con i forti.

La domanda è semplice. Non ti convince? E perché? Dirai tu: ma i leader, dove sono e chi sono? Giusto. Giustissimo, anzi. Quello, però, lo vediamo più avanti. Tra poco, in ogni caso. Se non ne avremo di buoni da proporre, è chiaro che l'idea perde peso. Intanto parliamo dell'idea in sé. Che in poche settimane raccoglie il consenso di decine di migliaia di persone, al nostro manifesto e programma su www.fermareildeclino.it. Sei proprio convinto, caro Vittorio, che nella testa e pancia dei tuoi lettori la fedeltà personale a Silvio debba prevalere e prevalga sui danni nel portafoglio? Ti dirò: mi consegno alla tua replica magari sferzante, ma fatico a pensarlo.

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