Ho un rimorso che devo confessare. Alle ultime elezioni regionali tradii la Bonino, che si era candidata per il centro sinistra. Chi legge il Camerlengo sa che sono un liberale di destra (Ricolfi, che ammiro, si considera per esempio un liberale di "sinistra", che storicamente è figura inesistente, ma che politicamente ha assunto dignità negli ultimi 10-15 anni ) , quindi non amo la sinistra. Però mentre ho un rigetto totale per quella radicale (con un comunista non mi metterei a parlare, e non certo per razzismo, quanto per inutilità, reciproca peraltro), con i riformisti il dialogo è possibile. Sono stato uno che ha apprezzato il riformismo blairiano, per dire. In Italia la Bonino credo sia una valida rappresentante proprio di quel liberalismo progressista di cui tanti parlano ma che ben pochi praticano. Quindi, nonostante fosse a capo del campo "avverso", ero orientato a votarla (come del resto ho fatto in un altro paio di precedenti occasioni). Viceversa, la faccenda della mancata presentazione per tempo delle liste del PDL, l'esclusione per un vizio formale della formazione allora maggioritaria in Italia mi fece talmente ribrezzo che decisi di astenermi, e quando vinse la Polverini mi dispiacque per la Bonino ma fui contento per coloro cui sarebbe piaciuto "vincere facile"....
Ecco, sono stato punito. Io credevo che dopo Sbardella, noto faccendiere del tempo di Evangelisti, braccio destro di Andreotti, non avrei mai più visto in politica un personaggio lombrosianamente (Lomroso è l'inventore della criminalogia. Sosteneva, tra l'altro, che i criminali presentavano fisionomie riconoscibili...) impresentabile come quello. Lo chiamavano lo "squalo", il che già spiega molto. Ebbene. Fiorito è la rivisitazione moderna dello Squalo...Solo a vederlo si capisce che è un uomo che si SERVE della politica, non la serve, con impegno principalmente civico e sociale. All'epoca di tangentopoli si sa, le mazzette servivano per mantenere la baracca politica. Quando Craxi in parlamento si alzò e sfidò l'aula a sconfessarlo, a smentire che il finanziamento illecito era prassi comune a tutti i gruppi politici, ci fu un silenzio assordante. Certo, poi dei soldi rimanevano appiccicati alle mani che li facevano girare...però diciamo che lo scopo primario, illegale sempre, era quello di foraggiare la politica. Ora è evidente che la musica è cambiata e i soldi servono a far vivere da ricconi figure di una mediocrità assoluta. Il direttore di LIBERO, Maurizio Belpietro, certo non sospettabile di sinsitrismo, ha titolato in piena pagina : PALUDE DELLE LIBERTA', e ha chiesto al segretario Alfano come caspita venivano reclutati figuri simili "Ar Batman" !
Ovviamente la Polverini prima ha minacciato di dimettersi, poi ha detto che le sue dimissioni erano "sospese" (da chi? da se stessa ovviamente). All'inizio i consiglieri tutti, anche quelli non PDL sono sembrati rinfrancati (ebbé, i lauti stipendi sono anche i loro !! la crisi della giunta significa il tutti a casa !!). . Poi qualcuno dalle segreteria nazionali deve aver detto loro che non potevano fare gli gnorri e che era il caso di sfiduciare la giunta e farla cadere. Dirimente sarà la posizione dell'UDC...capirai !
Ora, Monti e Befera ci devono una risposta. Sono questi i soldi pubblici che ci vengono chiesti con le tasse ? Quelli che pagano i ristoranti, le vacanze , i lussi, le feste trimalcionesche di questa gentaglia ?? E mica sarà solo un problema del Lazio vero ?? Gli scandali della sanità Pugliese ? Quelli di Errani in Emilia Romagna ? I buchi e gli sprechi giganteschi in Calabria, in Campania, in Sicilia ? Per non parlare del patrimonio parlamentare di Lusi, delle paghette dei pargoli Bossi e così via.
Bellissima la frase letta su FB e che ho preso come titolo di questo post : se tutti pagassero le tasse, Fiorito avrebbe avuto più soldi.
In realtà come potrete leggere meglio di seguito dall'articolo del costituzionalista Michele Ainis, le Regioni in Italia non sono state un buon parto, ancorché il decentramento come idea sia giusta. E la mazzata dello sfascio finale è stata la modifica del titolo V della Costituzione, che Davide Giacalone denuncia tutti i giorni della settimana, e la domenica due volte. Fu il tentativo del centrosinistra prodiano di accarezzare la tigre leghista, aumentando a dismisura i poteri legislativi delle regioni e delle autonomi locali, conservando però la CASSA. Per cui questi spendono a rotta di collo e poi lo Stato centrale deve correre ai ripari per coprire i disavanzi. Potrebbe non farlo, dire "arrangiatevi, altri soldi non ve ne do' , ma poi l'ordine pubblico ? La pace sociale ? Insomma o stabiliamo che le regioni, quelle attuali o allargate, si gestiscano interamente da sole, coi propri soldi, salvo una percentuale delle loro tasse che provvedono a versare allo stato centrale per servizi di interesse nazionale ( poche cose : difesa, giustizia, assegnazione degli aiuti solidali alle regioni più deboli economicamente) , e quindi poi se la vedono coi loro cittadini per gli ammanchi, gli sperperi e quant'altro, oppure è lo Stato che controlla tutto, e le regioni tornano ad un ruolo meramente amministrativo.
L'ibrido realizzato da noi è FOLLIA.
Buona Lettura
ECCESSI DI UN DECENTRAMENTO
I pachidermi delle
regioni
Lo scandalo che
travolge la giunta Polverini non è certo un buon motivo per abolire la Regione
Lazio. Né la Lombardia o la Sicilia, dopo le peripezie di Formigoni e di
Lombardo. Ma sta di fatto che le Regioni sono diventate molto impopolari; e il
popolo è pur sempre sovrano. Di più: nei termini in cui le abbiamo costruite,
le Regioni sono un lusso che non possiamo più permetterci. Non solo in Italia,
a dirla tutta. Ne è prova, per esempio, il no di Rajoy alla Catalogna, che
reclamava una maggiore autonomia fiscale. Ma è qui e adesso che il
decentramento dello Stato pesa come una zavorra. È qui che la spesa regionale è
aumentata di 90 miliardi in un decennio. Ed è sempre qui, nella periferia
meridionale dell'Europa, che i cittadini ne ottengono in cambio servizi
scadenti da politici scaduti.
Sicché dobbiamo
chiederci che cosa resti dell'idea regionalista, incarnata nei secoli trascorsi
da Jacini, Minghetti, Colajanni, Sturzo. Dobbiamo domandarci se quell'idea
abbia ancora un futuro e quale. Intanto ne conosciamo, ahimè, il passato.
L'introduzione degli enti regionali costituì la principale novità della Carta
del 1947, ma poi venne tenuta a lungo in naftalina, perché la Democrazia
cristiana non voleva cedere quote di potere al Partito comunista. Quando tale
resistenza fu infine superata - all'alba degli anni Settanta - le Regioni
vennero al mondo zoppe, malaticce. Da un lato, il nuovo Stato repubblicano
aveva occupato ormai tutti gli spazi; dall'altro lato, i partiti politici
avevano occupato lo Stato. Ed erano partiti fortemente accentrati, dove i
quadri locali prendevano ordini dall'alto. Le Regioni si connotarono perciò
come soggetti sostanzialmente amministrativi, dotati di competenze legislative
residuali e senza una reale autonomia.
Poi, nel 2001,
grazie alla bacchetta magica del centrosinistra, scocca la riforma del Titolo
V; ed è qui che cominciano tutti i nostri guai. Perché dal troppo poco passiamo
al troppo e basta; ma evidentemente noi italiani siamo fatti così, detestiamo
le mezze misure. E allora scriviamo nella Costituzione che la competenza
legislativa generale spetta alle Regioni, dunque il Parlamento può esercitarla
soltanto in casi eccezionali. Aggiungiamo, a sprezzo del ridicolo, che lo Stato
ha la stessa dignità del Comune di Roccadisotto (articolo 114). Conferiamo alle
Regioni il potere di siglare accordi internazionali, con la conseguenza che
adesso ogni «governatore» ha il suo consigliere diplomatico, ogni Regione apre
uffici di rappresentanza all'estero. Cancelliamo con un tratto di penna
l'interesse nazionale come limite alle leggi regionali. E, in conclusione,
trasformiamo le Regioni in soggetti politici, ben più potenti dello Stato.
I risultati li
abbiamo sotto gli occhi. Non solo gli sprechi, i ladrocini, i baccanali. Non
solo burocrazie cresciute a dismisura e a loro volta contornate da un rosario
di consulte, comitati, consorzi, commissioni, osservatori. Quando il presidente
Monti, nel luglio scorso, si mise in testa di chiudere i piccoli ospedali, il
ministro Balduzzi obiettò che la competenza tocca alle Regioni, non al governo
centrale. Negli stessi giorni la Corte costituzionale (sentenza n. 193 del
2012) ha decretato l'illegittimità della spending review , se orientata a porre
misure permanenti sulla finanza regionale. Costituzione alla mano, avevano
ragione entrambi, sia la Consulta sia il ministro; ma forse il torto è di
questa Costituzione riformata.
La Costituzione ha
torto quando converte le Regioni in potentati. Quando ne incoraggia il
centralismo a scapito dei municipi. Quando consegna il governo del territorio
alle loro mani rapaci, col risultato che il Belpaese è diventato un Paese di
cemento. Quando disegna una geografia istituzionale bizantina (sul lavoro, per
esempio, detta legge lo Stato, ma i tirocini sono affidati alle Regioni).
Quando mantiene in vita anacronismi come le Regioni a statuto speciale. Quando
pone sullo stesso piano il ruolo delle Regioni virtuose (per lo più al Nord) e
di quelle scellerate (per lo più al Sud). Infine, ha torto quando nega allo
Stato il potere di riappropriarsi di ogni competenza, se c'è una crisi, se la
crisi esige un'unica tolda di comando.
C'è allora una
lezione che ci impartiscono gli scandali da cui veniamo sommersi a giorni
alterni. Vale per le Regioni, vale per i partiti. Perché viaggiamo a cavalcioni
d'un elefante, ecco il problema. E l'elefante mangia in proporzione alla sua
stazza. Quindi, o mettiamo a dieta il pachiderma o montiamo in sella a un
animale più leggero. Quanto alle Regioni, vuol dire sforbiciarne le troppe
competenze. Se non altro, gli incompetenti smetteranno di procurarci danni.
Si poteva dire meglio ? Credo proprio di no. Applausi convinti.
Credo che dopo i 50 anni non si sia più in grado di immaginare e tantomeno fare RIVOLUZIONI. Ma in Italia, i giovani (disoccupati, male istruiti, senza alcuna prospettiva neanche quella di uno straccio di pensione, con esempi esecrabili da parte della società di cui fanno parte, sprofondati nel sopore della casa di mamma e papà) DOVE SONO ?!!! Neanche più in grado di lanciare le monetine! Non penso alle Brigate Rosse, per carità! Ma qualche manifestazione di universitari, qualche sciopero generale vero e partecipato, spontaneo, non indetto dai sindacati ma dall'indignazione di una popolazione vessata e mal governata. E' proprio vero che il nostro è un paese di vecchi ! UNCLE
RispondiEliminaRAFAEL MARIN
RispondiEliminaMagistrale come al solito
GIACOMO ZUCCO
RispondiEliminarispetto all'articolo riportato sottolineerei che si tratta di un FINTO decentramento (spesa locale da tasse centrali), che a differenza di un decentramento reale incentiva l'irresponsabilità.
ROSALBA DIANA
RispondiEliminaSPLENDIDO
Ohi grazie !! E' proprio il mio giorno :) Certo a volte la mia "furbizia" mi si ritorce contro. Io posto sempre, insieme alle mie considerazioni, un articolo "nobile" di qualche opinionista "vero". Poi magari, come oggi, arrivano degli apprezzamenti belli, e io resto un po' nel dubbio : ma saranno per me o per l'"altro" ! :D :D :D
RispondiEliminaHo un rimorso che devo confessare. Alle ultime elezioni regionali tradii la Bonino, che si era candidata per il centro sinistra. Chi legge il ... batmantasse.blogspot.de
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