lunedì 17 settembre 2012

"HOW MUCH ? ". A DISTANZA DI OLTRE 50 ANNI DALLA LEGGE MERLIN 9 MILIONI DI ITALIANI CLIENTI DELLE PROSTITUTE




Si avvicina il 20 settembre, giorno in cui, nel 1958, entrò in vigore la famosa Legge Merlin, che determinò l'abolizione delle cosiddette Case Chiuse, dove veniva esercitata legalmente la prostituzione, con tanto di controllo statale sia sulla salute delle ragazze di vita, che sugli incassi sui quali venivano pagate le tasse.
Ho sempre pensato, fin da ragazzo, quando vedevo le prostitute che battevano il marciapiede alla stazione (mia nonna materna abitava a via Cavour ), che fosse un po' ipocrita proibire una cosa per asseriti motivi etici, che poi proseguiva inarrestabile in altri, peggiori modi. Insomma, è il solito problema del proibizionismo : è valido quando si scontra contro condotte minoritarie (omicidi, furti, rapine...per fortuna sono reati  non diffusi e che incontrano la disapprovazione unanime, criminali a parte ), mentre paga dazio, cioè si rivela del tutto inefficace, quando cerca di intervenire su un "vizio" che interessa milioni di persone. Allora meglio "regolamentarlo" piuttosto che proibirlo. Vale per il fumo, vale per l'alcol, la droga e anche la prostituzione.
Norme restrittive - senza arrivare all'inutile, perdente "proibizione" assoluta - le condivido di più in materia di alcol e droga dove le persone che abusano di queste sostanze diventano pericolose per gli altri. La stessa cosa per il fumo nei luoghi pubblici, al chiuso. Francamente, controindicazioni alla prostituzione, a parte quelle etiche, e quindi qualcosa che poco dovrebbe entrare col diritto, non ne vedo. Certo c'è il problema dei minori, e quello sicuramente va combattuto, e della schiavitù, cioè delle donne OBBLIGATE a prostituirsi. Ovviamente questi aspetti vanno duramente repressi. Ma se la scelta è LIBERA, e nella maggior parte dei casi è così, e in caso di regolamentazione ne avremmo la certezza , ebbé lo Stato dovrebbe comportarsi di conseguenza.
Immagino che questo articolo non piacerà, specie alle donne, però guardiamo qualche numero e dato.
In Italia, stime del 2011, ci sono circa 80.000 persone che si dedicano alla prostituzione (uomini e trans compresi).
I clienti, dopo 54 anni dalla Merlin e in epoca di amore "libero" decisamente diffuso,  sono NOVE MILIONI (avete letto bene !!! ) .
Il giro di affari annuo viene valutato attorno ai 5 miliardi di euro. La tassazione di un importo simile, applicando (lo propose la Lega) una tariffa secca del 30% sarebbe pari a un miliardo e mezzo l'anno. Più prudentemente c'è chi calcola una cifra attorno al miliardo. De sti tempi .....
Curiosamente la prostituzione è proibita nella permissiva Svezia  (più normale nell'Irlanda cattolica e nella Romania ), per il resto è consentita in tutta Europa e nella civilissima regina del continente, la Germania, è regolamentata (così come nei paesi dell'ex impero  : Austria e.  Ungheria ). Non è ovviamente una sorpresa l'Olanda, con Amsterdam e il suo famosissimo quartiere a luci rosse, le ragazze in vetrina (ma so che stanno riformando...) , piuttosto lo è la Grecia.
In Italia, con rovelli ricorrenti, tra chi vuole abolire la Merlin (io favorevole ! ) e chi vorrebbe inasprire il reato estendendolo da chi Sfrutta la prostituzione, ai clienti e a chi la esercita, al momento l'esercizio non è in sé proibito, salvo una serie di norme confinanti (induzione, favoreggiamento, gestione di case chiuse...) .
La Merlin era una senatrice socialista, non una bigotta, e leggo che si impegnò in tante iniziative all'avanguardia e lodevoli. Questa , visti i numeri citati, non le venne bene.
I Radicali, che sono i continuatori ideali di quel tipo di socialismo attento ai diritti civili, da tempo si battono per un realistico approccio al problema . Adottare anche da noi la regolamentazione significherebbe dare un durissimo colpo al racket che prospera sull'attuale sistema, e anche una entrata non insignificante allo stato. Se quella è la professione che determinate donne hanno scelto , e allora che ci paghino le tasse .
Prima di lasciarvi all'articolo che ha dato spunto a questo post (scritto da Carlo Vulpio e pubblicato su La Lettura del Corsera ), voglio precisare e tranquillizzare le mie lettrici più "etiche" e/o femministe (peraltro, su questo non c'è unanimità. Moltissime sostengono che la donna è liberissima di fare del proprio corpo ciò che vuole ).
Non sono un cd. "puttaniere". A 50 anni, l'ho già scritto, non sono mai andato ancora ( non credo che accadrà ma non uso assoluti ) con una "signorina". Non per motivi etici, semplicemente perché ho avuto la fortuna di avere 15 anni negli anni 70, cioè post rivoluzione sessuale, quando le compagne di scuola erano propense come i maschietti a esplorare e sperimentare questo campo. Dopodiché, l' offerta gratuita non è mai mancata e negli ultimi due-tre lustri, anche grazie ad internet, è decisamente esplosa !
Insomma, sarà per educazione del tempo (chi andava con le puttane era uno sfigato), sarà per l'inflazione dell'offerta, sarà che magari so' avaro, con le escort finora MAI.
Però se 9 milioni di maschietti italiani ( la maggior parte coniugati...), cioè quasi il 50% della popolazione attiva sessualmente, sono, ancora oggi, clienti attivi , beh, sarà pure una cosa con cui fare meglio i conti La politica abolizionista non ha funzionato, questo, con buona pace della brava senatrice, è un fatto non discutibile.
Buona Lettura

CHIUDONO LE "CASE CHIUSE", APRE L'INFERNO 

Schiave del sesso, un business da cinque miliardi di euro l'anno


La legge fu fatta e approvata con le migliori intenzioni e in Parlamento passò con 385 voti a favore e 115 contrari. Era la legge numero 75 del 20 febbraio 1958 e sarebbe entrata in vigore sette mesi dopo, il 20 settembre. Si intitola «Abolizione della regolamentazione della prostituzione e lotta contro lo sfruttamento della prostituzione altrui», ma è meglio nota come «legge Merlin», dal nome della senatrice socialista Lina Merlin che la propose e che per essa combatté come una tigre.

Quel 20 settembre, l’Italia del 1958, che si era riconosciuta in una delle più famose canzoni di tutti i tempi, Nel blu dipinto di blu, con cui Domenico Modugno e Johnny Dorelli avevano trionfato a Sanremo, dovette improvvisamente abituarsi all’idea che le case di tolleranza, altrimenti dette case di appuntamento, postriboli, bordelli (dal francese «au bord de l’eau», a bordo dell’acqua, per indicare le più prestigiose «case» parigine che nell’Ottocento si trovavano lungo la Senna), insomma i casini, sarebbero stati definitivamente chiusi. In nome della dignità della donna e del rifiuto di uno Stato prosseneta che riscuoteva quattrini regolando il meretricio (come in pratica aveva fatto fino ad allora lo Stato unitario, che con il governo Crispi sottopose a controllo statale le case di tolleranza).

Lina Merlin non era una qualunque, che d’un tratto s’era fatta prendere dalla fregola di moralizzare il mondo. Era stata tra i pochissimi a rifiutarsi di giurare per il governo fascista e per questo perse il suo posto di insegnante nella scuola pubblica e venne condannata a cinque anni di confino in Sardegna. Fu partigiana, membro dell’Assemblea Costituente e prima donna a essere eletta in Senato. Era socialista e aveva ricevuto una educazione cattolica, ma non era né una bacchettona né una femminista arrabbiata.

Fu lei a fare inserire nell’articolo 3 della Costituzione («Tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge…») tra le «distinzioni» che vanificherebbero il principio di uguaglianza — di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali — l’espressione «di sesso». E fu sempre lei a far abolire la dicitura «figlio di N.N.» che compariva sui certificati anagrafici dei bambini adottati, a ottenere l’equiparazione dal punto di vista fiscale dei figli naturali e di quelli legittimi e, con la legge sulle adozioni, l’abolizione delle differenze tra figli propri e adottati. Riuscì anche a far abolire la cosiddetta «clausola di nubilato» nei contratti di lavoro, che prevedeva il licenziamento delle lavoratrici che volessero sposarsi (oggi accade anche di peggio, si licenziano le donne che intendono far figli) e fu tra le voci più efficaci per l’ingresso delle donne in magistratura.

Quelle di Lina Merlin, dunque, che si attirò una valanga di polemiche e persino il facile sarcasmo di star del giornalismo come Dino Buzzati e Indro Montanelli, erano davvero buone intenzioni. Solo che, come spesso accade alle buone intenzioni, esse lastricano la via dell’inferno.

Un inferno che dura da cinquantaquattro anni poiché da allora, deregolamentata la prostituzione e chiusi i bordelli, l’Italia è diventata sempre di più un unico grande bordello a cielo aperto. Un Far West di violenze brutali, sfruttamento schiavistico, spettacoli pietosi lungo le strade urbane e le tangenziali. Con il gelo invernale o l’afa estiva, chiuse le «case», ha vinto ed è dilagata la prostituzione di strada che, dopo la caduta del Muro di Berlino e con l’esplosione dei flussi migratori dai Paesi più poveri, vive un boom tutto suo, economico e criminale, stimato tra i 2,2 e i 5,6 miliardi di euro annui (e già questa «forbice» la dice lunga sulla reale conoscenza e conoscibilità del problema). Un boom che in Italia ha trovato il suo paradiso off shore, perché solo in Italia — dove la prostituzione non è reato, ma il suo sfruttamento sì — non si capisce come mai da un lato (Corte di cassazione, 2011) si considera tassabile il reddito da prostituzione, mentre dall’altro non si consente alla prostituta, in quanto esclusa da ogni regolamentazione, di pagare le tasse.

Le persone, uomini e donne, che si prostituiscono in Italia sarebbero all’incirca settantamila, l’80 per cento delle quali immigrati stranieri. Il 40 per cento di questi ultimi sarebbero extracomunitari. Secondo uno studio dei radicali, se si regolamentasse la prostituzione l’erario incasserebbe almeno 80 milioni l’anno. Mentre secondo un altro studio della Lega Nord, che nel calcolo stima una base imponibile di tre miliardi da tassare con un’aliquota del 30 per cento, si arriverebbe a un’entrata di 900 milioni l’anno. Ma nemmeno l’aspetto fiscale ha incoraggiato il legislatore a intervenire. E quando questo è accaduto — sono una decina le proposte di legge degli ultimi anni — ci si è per lo più orientati in senso repressivo emoraleggiante (multe e foto ai clienti) o si è tornati a configurare la prostituzione come reato. Rimedi peggiori del male, che sono stati subito archiviati perché non hanno incontrato il favore degli italiani, che in questa materia, a differenza dei cittadini degli altri Paesi europei e occidentali, abitano in una specie di terra di nessuno.

Le ricorrenti proposte di abrogazione della legge Merlin sembrano, stando almeno ai tanti sondaggi di questi ultimi anni, molto ben accolte. Anche se sono tutte puntualmente, in un modo o nell’altro, subito rientrate. Oppure vengono furbescamente eluse, come fanno quei sindaci e quei politici che a cadenza di calendario propongono improbabili «parchi» o «quartieri dell’amore» pur di non esprimersi sulla Merlin e così non apparire rétro e non perdere consensi. Ma, come dice la senatrice radicale Donatella Poretti, che nel 2010 ha chiesto per l’ennesima volta il riconoscimento legale della prostituzione, non bisogna essere ipocriti perché «la Merlin è una legge che poteva servire cinquant’anni fa, ora crea situazioni problematiche insolubili».

 In realtà, problemi insolubili la legge Merlin sembrava averne creati già subito dopo la sua entrata in vigore. Uno dei pochi, forse l’unico, a capirlo fu Pier Paolo Pasolini, che non ebbe timore di risultare «politicamente scorretto» e con una grandissima prova di giornalismo, in un film documentario del 1965, Comizi d’amore, mostrò come quasi tutti gli intervistati, anche le donne, avvertivano il pericolo che, chiuse le «case», sarebbe dilagata la prostituzione di strada con tutti i problemi connessi, non soltanto fiscali, sociali, sanitari, criminali, ma anche di pura e semplice forma di iniziazione e fruizione sessuale. («Ma perché — dice uno degli intervistati — i brutti come me non devono mai poter conoscere una donna?»).

Probabilmente Solone, arconte di Atene, aveva pensato anche ai «brutti» quando creò la prima casa di piacere, il Porneio, dove concubine ed etère (prostitute di livello più alto, colte e raffinate) esercitavano la professione e versavano alla casse cittadine una tassa sui guadagni. E anche Roma non fu da meno: per fare la prostituta nei lupanari lungo il Tevere o negli alberghi pubblici occorreva essere iscritte in un registro pubblico e pagare le tasse. In più, rispetto ai Greci, i Romani stabilirono che in caso di controversie la competenza spettasse esclusivamente a un magistrato appositamente incaricato. Ma loro adoravano il diritto. Loro.


.Prostituzione, ecco l'Italia da marciapiede

3 commenti:

  1. La scrivente una donna,non prostituta e non disturbata dall'argomento, ma che sottolinea quanto sia difficile ragionare trasversalmente, ponendo sullo stesso piano etico fumo alcool droga e prostituzione , tutti sicuramente "vizi" ma contrariamente etici con modulazioni differenti.
    Diversa sicuramente l'analisi dal punto di vista "socio-sanitario" che forse può raggruppare i "vizi" sociali.
    La scrivente rimane convinta che le prostitute non costrette sarebbero ben felici di pagare le tasse , forse meglio nell'anonimato , con buona pace dei loro protettori e di chi effettivamente controlla il giro d'affari.
    Da rifletterci.Grazie.

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  2. A mio parere sono decisamente migliori i "praticanti" rispetto ai traditori seriali che costruiscono regolarmente storie, a volte addirittura vere e intense, con le loro amanti... Una tutela per i primi dovrebbe a maggior ragione essere ripristinata, e credo che non farebbe scomodo nemmeno a molte signorine... in fondo queste case avevano un grande fascino per i maschetti... ma certo erano altri tempi... Ogni volta che penso all'abolizione delle case chiuse penso con un sorriso all'abolizione delle tangenti;) tutto continua ad esistere esattamente come prima... cambia solo il nome dell'attività (avete presente? non si dice più spazzino, o monnezzaro... si dice operatore ecologico... ma quello sempre la monnezza raccoglie!!! e per fortuna!) Questo per dire che chi vuole accompagnarsi con una prostituta e ha le possibilità economiche si reca comunque in un luogo chiuso, a 5 stelle, con una escort; chi vuole continuare a corrompere o chi vuole continuare ad essere concusso può confidare nelle consulenze... Credo malignamente che la non volontà politica di regolamentare la prostituzione, anche a favore delle entrate dello Stato, sia dovuta anche al fatto che la maggioranza è costutuita da MASCHI, non uomini... banalmente maschi...
    Una Signora qualunque

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  3. Personalmente mi piacciono e apprezzo molto entrambi i commenti delle "signore" che sono intervenute. Li giudico entrambi veritieri e stimolanti.

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