Al Premier non piace il dissenso, a cui non è abituato, visto che nella vita ha fatto per lo più l'accademico, e il professore in una università, la Bocconi, dove la parola contestazione non credo sia contemplata. E' anche permaloso, per sua stessa ammissione. Restano famose due sue intemperanze. Ad Alesina e Giavazzi che lo criticavano sul Corriere, dedicò un'intera conferenza stampa per contestare parola per parola le critiche ricevute (un trionfo di popolarità per i due colleghi di accademia ), e, più recentemente, con lo spread tornato a quota 570, esattamente lo stesso livello di quando lui subentrò a Berlusconi nel novembre 2011, stizzosamente osservò che senza di lui sarebbe arrivato a quattro volte tanto. Una caduta di stile , in mancanza di qualsiasi controprova ( semmai il contrario. Berlusocni non godette degli aiuti di Monti sia esterni, leggi Draghi, sia interni, leggi Napolitano), che da un "sobrio tecnico" non ti saresti aspettato.
Siccome tutti i valori economici sono negativi (forse solo l'export un po' tiene) , e quindi PIL, Debito, Disoccupazione, e le vacanze sono finite (sempre grazie a Draghi agosto non è stato il mese terribile che si temeva per la speculazione), con il riesplodere di mille problemi tra tariffe in aumento, benzina ( e costo dell'energia) alle stelle, imprese in difficoltà per la penuria di liquidità, Monti che ti fa ? Se la prende con gli evasori. Che ci sono, e costituiscono anche un problema (io conosco troppi commercianti e imprenditori medio piccoli che fanno dichiarazioni di reddito infedeli e poi senza vergogna partecipano alle graduatorie per ottenere agevolazioni nei servizi di vario tipo), ma NON sono certamente IL PROBLEMA.
Allo slogan demenziale "pagare tutti per pagare meno", che non ha alcuna corrispondenza nella realtà ( le tasse sono sempre aumentate, il gettito pure, anche il recupero dall'evasione ha ottenuto risultati elogiati, eppure NON basta mai, perché tanto la spesa NON CALA !!), le forze liberali, anti stato socialista (chiamiamo le cose con il loro nome ) , contrappongono "ABBASSARE LE TASSE PERCHE' TUTTI LE PAGHINO", partendo dalla banale osservazione che laddove non è conveniente evadere, perché il risparmio non vale il rischio delle sanzioni, la gente non lo fa. Oppure si crea uno Stato Papà (e padrone) come in Svezia, che ti segue dalla culla alla tomba, ma i cui servizi sono AUTENTICI. Non si usa la spesa pubblica per il clientelismo, per garantire assurdi privilegi alla classe politica, per mantenere gente in lavori inutili e improduttivi. Non mi piacerebbe vivere in Svezia, e non credo sia un caso che i ricchi svedesi se ne vadano da lì (cito i campioni sportivi, come Edberg, Stenmark, Borg, tutti rapidamente espatriati per sottrarsi al fisco di Stoccolma), ma certo almeno in quel paese c'è una corrispondenza tra tasse e servizi fruiti.
Da noi assolutamente no.
Quindi Monti. nell'esortare a non chiamare "furbi" gli evasori, parla del problema sbagliato, che è lo sfruttamento politico dei "fessi", cioè della grande maggioranza delle persone che, costrette, le tasse le pagano eccome.
Sulla diatriba "FURBI E FESSI " si concentra Davide Giacalone nell'articolo che segue
Buona Lettura
Fessi & furbi
Prezzolini fu a lungo negli Stati Uniti, ove rappresentò la
cultura italiana nonostante l’ostilità del governo italiano dell’epoca. Che era
fascista. Al contrario di tanti altri intellettuali suoi coevi, Prezzolini non
trasformò mai la benevolenza verso gli albori del fascismo in successivo
comunismo, il che gli procurò l’ostilità dell’accademia marxisteggiante, che
potremmo iscrivere d’ufficio all’Italia dei “furbi”. Ma erano anche “fessi”,
perché passare dal fascismo al comunismo era come trascorrere la vita
costantemente dalla parte del torto, sebbene sempre accompagnato dall’arroganza
di chi pretende d’avere ragione. Quindi quei “furbi” “fessi” ben si descrivono
con il sinonimo bifacciale, che non ripeto, perché oggi ho esaurito la mia
scorta di volgarità.
Motivo in più, comunque, per leggere Prezzolini (Sechi è un
uomo profondamente buono, capace di suggerire le riletture, io sono meno
incline al volemose bene, quindi so e scrivo che Prezzolini non lo ha letto
nessuno). Anche perché quel nostro vivace e impareggiabile connazionale è vero
che tornò a vivere in Italia, a Vietri. Sul mare. Ma è anche vero che morì a
Lugano (nel 1982), dove si trasferì ben prima (nel 1968). Lugano. Vi dice
nulla? I più raffinati ricorderanno le note malinconiche di “Addio Lugano
Bella, o dolce terra mia”. Canto degli anarchici scacciati. Più prosaicamente
Lugano era ed è meta di soldi italiani sottratti al fisco. Ebbene, Prezzolini
non era uomo da esportare illecitamente capitali, ma giunto in Italia scoprì
che il fisco era vampiresco (e stiamo parlando di tempi in cui la pressione
fiscale arrivava alla metà di adesso), quindi esportò sé stesso, con i propri
redditi. Della serie, appunto, non faccio né il furbo né il fesso.
Credo che nella categoria dei “furbi” potrebbe collocarsi
anche chi fa finta di non sapere che il fisco italiano è fatto su misura per i
“fessi”, il che comporta il dovere civile di soddisfarlo, ma non quello morale
di onorarlo. Il nostro erario non è affatto capace di scoprire i “furbi”, ma si
abbandona ad azioni dimostrative, di stampo maoista, nella speranza che se non
a redimerli quanto meno a sconsigliare loro gli eccessi sia la paura. Ma i
furbi veri non hanno paura, perché incarnano l’incrocio fra i realisti (fra
ricorsi e giudizi il fisco non scuce loro un tallero) e i menefreghisti (capita
agli altri). Sì come è da furbi praticare la politica che soffia sul fuoco
dell’invidia sociale, approfittando del consenso di chi vorrebbe vedere
impalato il vicino di casa, reo di avere comprato un frigorifero esagerato, in
grado di umiliare il vecchio arnese che in famiglia tante volte s’è proposto di
cambiare, ma per il quale scarseggia la pecunia.
E’ da furbi andare a dire che gli evasori non si debba
chiamarli “furbi”, prendendo l’appaluso dei fessi non meno che dei furbi. E’
una furbata perché il problema non è come li si definisce, ma che quanto
chiesto dallo Stato è fuori da ogni limite di tollerabilità. Ed è da furbi
supporre che gli altri siano talmente fessi da credere che se pagassero tutti
ciascuno pagherebbe meno, perché fin qui è stato vero il contrario: più si paga
e più lo Stato spende. Il che, del resto, è esattamente quel che il governo
sinceramente sostiene, ovvero che il gettito serve per pagare i conti. Appunto.
Direi che diffondere il vocabolario del montianamente
corretto è idea da furbi-fessi, nel senso che strizza l’occhio al popolo
pagante e, già che ci si trova, gli strizza anche la soccoccia. Ma c’è una
cosa, in quell’invocazione, che mi pare prezzolianamente apprezzabile: l’Italia
sarà diversa quando non sarà più popolata da fessi che si sentono furbi e da
furbi che sono inesorabilmente fessi. Fregarsi vicendevolmente, in una specie
di collettivo rubamazzi, non è costruttivo. E manco divertente. Nonché
micidialmente diseconomico. Chi si trova in alto può ben dare il buon esempio,
magari un po’ deamicisianamente. Direi che Monti ha perso l’occasione e fatto
un passo falso. Può rimediare, magari irridendo il prossimo settimanale da
parrucchiere che provi a descriverlo come patriarca della tipica famigliuola
italica. Anche i fessi, alla lunga, si stufano.
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