martedì 4 settembre 2012

PD, LA CASA SOCIALISTA ROSSA DEGLI ITALIANI. LIBERALI NON GRADITI

Bersani conta di vincere e cerca di acconciare la legge elettorale migliore perché la sua vittoria porti un numero di eletti superiore a quelli che gli potrebbero dare le urne, dove il PD non si scolla troppo dal 25% (ora poco più, ora meno). Il Porcellum, tanto disprezzato, con la scusa del Parlamento dei "nominati" (che come abbiamo visto non esitano poi a voltare gabbana se loro conviene, tanto c'è la cazzata dell'articolo 67 della Costituzione, quello che prevede che l'eletto non ha vincolo di mandato, della serie "tu eleggimi poi faccio come mi pare" ) ma che in realtà non piaceva per l'eccessivo premio di maggioranza elargito ( obiezione valida, ancorché poi nel 2008 il centro destra vinse con un sonante  46 %, e passa e il PDL da solo prese più del 37% dei voti ) ora va bene, anche se non si dice. Oggi che TUTTO il centro sinistra, compreso l'IDV che pure al momento è escluso dall'ipotesi di coalizione , arriva d uno scarso 40% (PD + SEL superano di poco il 30% !!!!), si comprende bene come il premio di maggioranza tanto biasimato non faccia più per niente schifo....
Nonostante le triste esperienze della seconda repubblica, dove si vincevano le elezioni con coalizioni inventate allo scopo ma poi incapaci di governare , Bersani e co. non sembrano aver imparato la lezione e continuano a preoccuparsi di come conservare il vantaggio garantito dal disfacimento del fronte avverso, dopo la ritirata berlusconiana e la crisi della Lega, piuttosto che  immaginare un programma da sottoporre agli elettori. Come ha osservato acutamente qualcuno, gli unici numeri presenti nel "manifesto elettorale"   del PD sono quelli che distinguono le pagine. Certo un progresso rispetto al 2006, quando l'Ulivo s'invento un tomo di quasi 300 pagine c'è....Almeno non ci si copre di ridicolo promettendo tutto e il suo contrario. Qui si chiede una cambiale in bianco....della serie...mica faremo peggio di Berlusconi no??
Peccato che questo discorso non valga più, perché la crisi europea pone scelte assai difficili e non sostenibili con il vecchio sistema della spesa, pagata col debito e con le tasse.
Come una formazione socialista, quale ormai è dichiaratamente  quella del PD, possa conciliarsi con l'"agenda" Montiana, che comunque segue i diktat europei, non tanto ben si capisce. E infatti l'atteggiamento dei maggiorenti del partito è sempre più quello di chi "per responsabilità" (leggi spread alle stelle) tiene in vita il governo ma sempre con maggiore fatica e facendo il conto alla rovescia.
Il che è anche legittimo, ma diteci cosa e come pensate di fare DOPO.
Intanto i "liberali" , o forse meglio i "Liberal" che ancora ostinatamente insistono a restare in chiesa a dispetto dei santi, scrivono libri come  L'ITALIA DEI DEMOCRATICI. Libro edito da Marsilio e scritto da Enrico Morando e Giorgio Tonini.
Nessuno li deve avere avvertiti che la guerra l'hanno persa, e che stanno difendendo isolotti sparuti e irrilevanti, come i giapponesi spersi della seconda guerra mondiale.
Proprio poco tempo fa, su Europa.it, ci fu chi fece notare a Bersani un "lapsus" nella presentazione del programma del PD dove veniva proposta un'alleanza tra "Progressisti" (loro....) e Moderati tra cui i Liberali
(http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2012/08/bersani-ha-ragione-i-liberali-sono-uori.html ) . La certificazione di una realtà a tutti evidente tranne che agli interessati: il PD è tornato socialista (socialdemocratico meglio ? ) e i liberal possono essere più o meno apprezzati interlocutori, ma sono ESTERNI.
Per questo motivo non sono d'accordo con Antonio Polito che, nel presentare il libro sopra accennato, parla di "ciò che divide la sinistra: come si governa l'Italia".
Per il PD la sinistra si governa con la Patrimoniale, gli eurobond e la conservazione del debito, magari da limare un po', riducendo gli sprechi più evidenti, ma mantenendo il concetto di stato "assistenziale" e "dirigista". Questo è caro Polito, fattene (fatevene) una ragione.
Del resto il bravissimo opinionista del Corsera mostra di conoscerne bene le ragioni : in Italia, anche la sinistra riformista è tutta di estrazione marxiana.  Sulle pagine dei giornali gli scontri durissimi (a parte il solito Renzi, violento il botta e risposta tra Boccia e Orsini ) tra l'anima Liberal(e) e quella Socialista fanno pensare ad un partito diviso in due, ma NON è più così, ammesso che lo sia mai stato. Il numero dei "generali" magari è simile (anche se Letta e Franceschini, che pure socialisti non sono, opportunisticamente non mollano il carro del segretario), ma la consistenza della truppa assolutamente no.
E come ricorda Vendola, i moderati del PD le primarie con i Vendoliani le hanno sempre perse, a partire proprio da Boccia.
Scrivere come fanno Morando e Tonini che la spesa pubblica non è il motore della giustizia sociale, come dimostra il fatto che all'enorme crescita della prima (fino alla metà del PIL!!) non corrisponde un abbassamento degli indici di disuguaglianza, è giusto ma lo si fa in un campo ormai del tutto impermeabile a questa voce. Ovvio , come ricorda anche Mucchetti (un non liberista del Corsera, anzi), che questo tipo di debito, volto a finanziare quasi esclusivamente la spesa corrente, non diventa mai produttivo (quello che almeno finanzia le famose infrastrutture). In questa ottica, è inevitabile che i due autori sposino le ricette di abbattimento sia di spesa che di debito, per poter riavviare la crescita e una corretta e non fallimentare redistribuzione del reddito (must della sinistra, e ci sta). Meno consequenziale è che sia Monti e la sua agenda il nucleo di un futuro programma, visto i risultati di questo anno di governo tecnico.
Nel libro si contesta anche la mancanza di un vero Leader che sappia tenere la barra dritta senza timore del dissenso in attesa che le ricette inizialmente indigeste diano i loro frutti . Parimenti, aver eil coraggio di un sistema elettorale maggioritario vero, e una riforma istituzionale che consenta all'esecutivo di governare, senza   il terrore di un nuovo Duce, che tanto condizionò i costituenti nell'edificare un parlamentarismo che non ha eguali in Europa, finito presto schiavo del partitismo.
Tutte cose lodevoli. Scritte per democratici, non per socialisti.
L'errore è tutto lì.

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